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Le bare dei tre giovani

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MATERA – Sono arrivate con la scorta di rombanti moto da cross, le tre bare di Lucio Lopatriello (21 anni), Simone Andriulli (21 anni) e Luciano Carone (20 anni), amici per la pelle rimasti vittime di un tragico incidente stradale, accaduto venerdì sera sulla Provinciale Pisticci-Mare.

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Ieri pomeriggio al Palasport se ne sono andati insieme, come insieme trascorrevano le loro giornate di gioia e condivisione nella loro giovane vita. Luciano aveva la bara bianca, simbolo della purezza di un giovane con tante speranze ed aspettative di vita, come i suoi amici. Ad accoglierli una folla oceanica, proveniente da tutta la fascia metapontina, tanto da non trovare posto nel grandissimo Palasport, e dovendosi fermare davanti al maxi schermo. Ad officiare la messa solenne, c’era l’arcivescovo di Matera-Irsina, monsignor Pino Caiazzo, con i parroci della grande comunità di Pisticci e tanti sindaci della zona.

Molte le richieste di esprimere un pensiero e un ricordo, di tutti si è fatto portavoce unico il sindaco di Pisticci, Domenico Albano, che ha dovuto scrivere il suo discorso tanta l’emozione: «Un dolore che ha colpito tutti – ha detto – io prima di essere sindaco, sono un padre e questo è uno dei momenti in cui le parole vengono a mancare, non bastano e rischiano addirittura di risultare inopportune. Qualsiasi parola in momenti del genere rischia di diventare retorica, quindi è il momento di un abbraccio silenzioso, che sa dire più di ogni parola; tutta la comunità di pisticci è con voi famiglie – ha detto commosso – noi siamo i padri, le madri e gli zii di Luciano, Lucio e Simone. Nel nostro manifesto funebre abbiamo voluto scrivere una frase della lettera di San Paolo ai Corinzi: “L’amore non avrà mai fine”; questo versetto parla per tutta la comunità, e di questo amore questi tre ragazzi vivranno nei cuori di questa comunità. Mi hanno telefonato tutti i sindaci della regione, per dimostrarci la loro vicinanza. Non sarete mai soli -ha concluso Albano rivolgendosi ai familiari dei tre giovani- tutti noi saremo sempre con voi».

Toccanti anche le parole dell’arcivescovo monsignor Caiazzo: «Davanti a queste tre bare contenenti le spoglie mortali di Lucio, Simone e Luciano, giovani che stavano aprendosi alla vita, qualsiasi cosa io dica, pensando a voi genitori, familiari, amici tutti, mi sembra inadeguato – ha esordito il prelato – Come pastore, tuttavia, devo darvi una parola che non è mia ma di Dio, ed è proprio quella che abbiamo appena ascoltato, in questa domenica che la Chiesa celebra come “La Domenica della Parola”. Siamo qui per cercare di dare un senso a tutto ciò che, umanamente parlando, un senso non ce l’ha. C’è solo silenzio, morte e dolore. Silenzio che avvolge quest’assemblea, silenzio nel quale improvvisamente sono piombate le comunità di Pisticci e Craco: ogni famiglia sente questi vostri figli, cari genitori, come loro. Vi assicuro che l’intera comunità diocesana di Mater-Irsina, incominciando dai sacerdoti, è stretta spiritualmente a noi in questo momento. Ma vi assicuro che da tutta la Basilicata in tanti si stanno rendendo vicini con la preghiera. Oggi soprattutto sperimentiamo quanto S. Paolo ci ha detto: “Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui”. Siamo qui come cercatori di verità, per avere delle risposte ai tanti interrogativi che ingombrano la nostra mente. Perché? Quante cose accadono e poi improvvisamente tutto finisce! Gioie, fortune, passioni…tutto finisce e improvvisamente ci troviamo come abitatori nel deserto della vita senza acqua per dissetarci, perché privati dei sentimenti e della bellezza dell’essere uomini di una stessa umanità. Ma un altro interrogativo si presenta prepotentemente e forse anche in modo ossessivo: dov’era Dio in quel momento e perché ha permesso un così grande dolore? Questi sono i momenti in cui si sperimenta l’inutilità delle cose, ci si sente traditi dalla vita, quindi anche da Dio. Dunque una vita inutile, senza speranza e senza prospettive? (…). A Nazaret i presenti aspettavano che Dio agisse secondo i loro desideri».

«Probabilmente anche noi vorremmo un Dio che facesse tutto ciò che noi chiediamo – ha detto ancora il vescovo – sentiamoci tutti responsabili non solo della nostra vita, ma anche di quella degli altri, ognuno nel suo specifico: le istituzioni preposte a garantire sicurezza e manutenzione ordinaria delle nostre strade, la Chiesa con le famiglie e la scuola nell’aiutarci al rispetto delle regole più elementari».

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