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Il sindaco di Scanzano, Cariello, nega e rilancia sul complotto dei testimoni dell’inchino: «Ho visto il carabiniere con la mia oppositrice». Nel mirino anche il parroco della processione: «Un don Abbondio»
POTENZA – Le dichiarazioni ai carabinieri del parroco della chiesa Maria Santissima Annunziata di Scanzano Jonico sull’«inchino» della Madonna del mare al vecchio lido del clan Scarci? «Frutto di incomprensioni e ricordi sbiaditi» di un «don Abbondio» lucano, secondo il sindaco Pasquale Cariello, finito sotto inchiesta per quel presunto gesto di «deferenza».
E’ tornato al contrattacco, ieri, il primo cittadino scanzanese, dopo le rivelazioni del Quotidiano del Sud sulle testimonianze raccolte dall’Antimafia su quanto accaduto lo scorso ferragosto durante il tradizionale corteo di barche per la festa dell’Assunzione.
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In una nota diffusa alla stampa, Cariello ha denunciato, ancora una volta, la rivelazione di «atti coperti da segreto istruttorio». Il tutto sulla scorta del contenuto della delega conferita lo scorso febbraio dal Parlamento al governo per vietare la pubblicazione delle ordinanze di misure cautelari. Delega che l’esecutivo, a ben vedere, non avrebbe ancora esercitato in maniera compiuta.
«Mi spiace dover constatare che l’articolista – al solo fine di sostenere una tesi infondata nei miei riguardi – abbia pubblicato il nome del parroco del paese e dell’ufficiale di polizia giudiziaria, i quali avevano tutto il diritto di non essere menzionati».
Così il sindaco scanzanese, contestando i riferimenti comparsi sul Quotidiano ai due testimoni “qualificati” dell’accusa nei suoi confronti. Prima di prendersela allo stesso modo anche per il contrario. Ovvero per l’assenza di riferimenti agli altri testimoni che accrediterebbero la tesi dell’«inchino».
IL SINDACO DI SCANZANO CONTRO I TESTIMONI DELL’INCHINO. IL PARROCO? UN DON ABBONDIO
«Sono rammaricato dal dover constatare, inoltre – queste le parole di Cariello -, che, a fronte di centinaia di persone, le percezioni di un singolo individuo possano essere avvalorate e sostenute da soggetti imprecisati e non meglio individuati».
Quindi l’affondo sul parroco, don Francesco Lauciello.
«Ribadisco di non essermi mai inchinato a nessuno né, tanto meno, alle persone oggetto di provvedimenti restrittivi, soggetti a me sconosciuti e mai incontrati». Così ancora la nota del primo cittadino. «Rimango fermamente convinto della liceità della mia condotta tenuta il 15 agosto – a maggior ragione, circondato, com’ero, da centinaia di persone che lì si trovavano e che hanno potuto apprezzare la legittimità (e, aggiungerei, l’ordinarietà) del mio comportamento. Sono, perciò, convinto che le dichiarazioni del parroco siano frutto di incomprensioni e ricordi sbiaditi. E, del resto, mi sovvengono le parole di don Abbondio ne “I Promessi Sposi” quando diceva: “il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”».
CARIELLO ANCHE CONTRO IL LUOGOTENENTE DI PISTICCI
Cariello non ha risparmiato nemmeno il luogotenente dei carabinieri di Pisticci, Antonio Barnabà, che ha redatto la prima relazione di servizio sull’accaduto. Esplicitando i sospetti di un complotto politico già ventilati nell’immediatezza, quando è diventata di pubblico dominio la notizia della sua iscrizione sul registro degli indagati per turbativa di funzioni religiose aggravata dall’agevolazione mafiosa.
«Posso affermare che, durante il percorso, non mi sono mai accorto della presenza di militari delle forze dell’ordine in divisa». Ha dichiarato l’ex consigliere regionale. « Ho, invece, distintamente riconosciuto l’ufficiale dei carabinieri (…) in quanto si trovava presso il “Camping Le Due Barche” in abiti civili (da vacanza, sarebbe meglio dire) e nelle vicinanze di una ex consigliera comunale, candidata alle regionali e notoriamente mia avversaria e oppositrice sia politica che personale».
DOPO L’ATTACCO AI TESTIMONI, LA SMENTITA DEL SINDACO DI SCANZANO
Cariello ha poi voluto smentire quanto affermato dagli investigatori dell’Antimafia su quel tratto di spiaggia libera dove avrebbe fatto fermare il corteo di barche dietro alla statua della Madonna del Mare. Lì dove una volta si trovava il lido sequestrato al clan Scarci. In particolare sulle barche che gli esponenti del clan continuerebbero a rimessarvi, «abusivamente».
«Posso assicurare l’articolista che (…) non esistono barche ed il rimessaggio delle barche dei pescatori avviene e si situa a grande distanza da tale luogo».
«Alla fine dei miei giorni quando mi presenterò al cospetto del Signore – ha concluso il primo cittadino – sicuramente verrò assolto per le calunnie subite e per non aver commesso alcuno dei fatti che mi sono contestati, e mi permetterò di intercedere a favore dei calunniatori per farne ottenere il perdono perché – come ci ricorda in maniera illuminante il Vangelo secondo Luca – “non sanno quel che fanno”.»
IL “COMUNICATO STAMPA” DI DON LAUCIELLO
Ieri sulle rivelazioni comparse sul Quotidiano del Sud è intervenuto anche don Lauciello con un messaggio intitolato «comunicato stampa» apparso sulla sua bacheca Facebook personale, e su quella della parrocchia Santissima Annunziata di Scanzano.
Raggiunto al telefono, però, il sacerdote ha disconosciuto l’espressione «comunicato stampa», per poi chiudere bruscamente la conversazione e negarsi ai successivi tentativi di ricontattarlo.
«Con grande dispiacere leggo che su alcuni organi di stampa, circa la processione in Mare del 15 agosto, vengano attribuite alla mia persona frasi e dichiarazioni del tutto travisate cercando di creare ancora più dolore a questa comunità». Questo il messaggio comparso su Facebook. «Confido che la giustizia faccia a più presto il suo corso portando alla luce la piena verità. Mi rammarica dover constatare che tutta questa situazione non fa bene alla comunità di Scanzano per tanto spero che possa ritornare presto la serenità. In questo momento non ci sono le condizioni per lavorare in piena serenità…»
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