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Il sindaco di Scanzano Jonico indagato per il presunto inchino della Madonna al clan durante la processione di ferragosto
POTENZA – Si sarebbe messo al timone della barca che trasportava la statua della Madonna. E l’avrebbe fermata nel tratto di spiaggia dove gli Scarci sono soliti lasciare le loro barche.
E’ questa la condotta che gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Potenza addebitano al sindaco di Scanzano Jonico, Pasquale Cariello. Un’ipotesi di turbativa di funzioni religiose aggravate dall’agevolazione mafiosa, che ieri mattina gli è costata anche una perquisizione con la contestuale notifica di un avviso di garanzia. Sdegnata la replica del primo cittadino, già consigliere regionale della Lega, rieletto a giugno col 57,6% dei consensi a un anno di distanza dalla prima foto con la fascia tricolore. Nonostante la fine anticipata del suo mandato precedente a causa delle dimissioni di 7 dei 12 consiglieri comunali in carica.
INCHINO AL CLAN, IL SINDACO SI SCANZANO INDAGATO: IL RAMMARICO DI CARIELLO
In una nota diffusa ieri pomeriggio Cariello ha espresso «rammarico». Dichiarando di aver appreso «dagli organi di stampa cartacea e televisiva» di essere indagato «per aver preso parte, insieme all’intera comunità, alla funzione religiosa del 15 agosto 24, officiata dal parroco del comune».
Il primo cittadino, pur confermando la «massima fiducia nell’operato della magistratura e delle forze di Polizia», ha lamentato la violazione del segreto istruttorio. E ha sostenuto «di aver sempre combattuto i fenomeni malavitosi». Così come continuerà sempre a fare «per la tutela della cittadina che amministra, insieme ad uomini e donne di grande moralità».
Da ultimo, Cariello annuncia l’intenzione di verificare «in merito all’indagine a suo carico, se le forze di Polizia siano stati indotte in errore da soggetti politicamente e personalmente contrari alla maggioranza che amministra il Comune».
E’ LA SECONDA INCHIESTA IN CUI E’ COINVOLTO IL PRIMO CITTADINO
L’inchiesta dell’Antimafia di Potenza sul clan Scarcia-Scarci (LEGGI LA NOTIZIA) rappresenta una seconda volta per il sindaco di Scanzano, ora indagato per il presunto inchino della Madonna durante la processione di ferragosto.
Già nel 2020, infatti, per l’allora consigliere regionale Cariello, una perquisizione nell’ambito dell’inchiesta su un altro presunto clan mafioso operante a Scanzano. Quello guidato dall’ex carabiniere Gerardo Schettino. Stessa inchiesta, peraltro, che nel 2019 aveva portato allo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’amministrazione comunale e al suo commissariamento. Fino al 2023, quando Cariello ha conquistato la fascia da sindaco.
All’epoca gli veniva contestato di aver agevolato le autorizzazioni per uno strano concerto in piazza, nel 2018, con l’esibizione due noti cantanti neomelodici, inneggiando a romantiche storie di malavita.
In seguito, tuttavia, il caso sarebbe stato archiviato e il nome è riapparso soltanto nei verbali di un collaboratore di giustizia. Ma senza alcun seguito.
«Accertata una diffusa condizione di omertà nell’ambiente che circonda la famiglia Scarci e gli altri soggetti coinvolti nel presente procedimento». Così i pm che hanno fermato il decreto di fermo eseguito ieri mattina.
A loro avviso, infatti, questa omertà sarebbe «avvalorata (…) dall’atto di deferenza compiuto dal sindaco di Scanzano Jonico la mattina del 15 agosto del 2024 allorquando, nel compiere la Processione del Mare con la statua della Vergine portata in barca, fermava volontariamente il corteo religioso – senza né autorizzazione né preavviso all’autorità ecclesiale tenuta a bordo – dinanzi al tratto di spiaggia, ora libero, ma in un recente passato occupato dallo stabilimento balneare gestito dagli Scarci». Stesso tratto di spiaggia «dove vengono rimessate, ma tutt’oggi, le barche da questi utilizzate per uscire in mare», aggiungono ancora i pm. «E dove, la mattina del 27 dicembre 2023, veniva rinvenuto e sequestrato un ingente quantitativo di esplosivo, nella disponibilità degli stessi».
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