Il luogo del delitto
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MATERA – Parole pesantissime ed epiteti irripetibili contro quelle ragazzine inglesi di 15 e 16 anni, che li accusano di averle barbaramente stuprate, durante una festa di compleanno in una villa di via Sandro Pertini, la notte del 6 settembre a Marconia. A pronunciarle in carcere, sono i quattro arrestati, Michele Masiello, Alberto Lopatriello, Giuseppe Gargano e Alessandro Zuccaro, inconsapevoli di essere intercettati dalla Polstato. Tutto è confluito nel fascicolo d’indagine. Intercettazioni ambientali dei quattro, che parlano fra di loro, facendo emergere una realtà umana davvero squallida. Ma la parte più grave, è quando dicono che le ragazze starebbero agendo per soldi. Affermazioni che, ove fossero confermate e portate a loro carico, aggraverebbero ancora di più la loro posizione. Un segnale chiaro di mancato pentimento e, soprattutto, assenza di consapevolezza della gravità di quanto compiuto.
MAI PENTITI
L’avvocato difensore delle ragazzine, le “bambine” come le definisce il padre di una di loro, Giuseppe Rago aveva già descritto il volto dei quattro arrestati all’uscita dal commissariato di Pisticci, come spavaldo e strafottente. Mai, sin dai primi momenti del fermo, avrebbero manifestato segni di pentimento e dispiacere per quanto accaduto, sempre a testa alta e sguardo di sfida. Un atteggiamento che ben si concilia con il comportamento criminale per cui sono accusati.
Intanto, si allunga di un’altra settimana, il calvario emotivo che stanno vivendo le due ragazzine. Ieri, infatti, doveva essere un giorno cruciale per la loro ripartenza, in quanto dovevano essere sentite per l’ultima volta in sede di incidente probatorio, davanti al Gip Angelo Onorati, al pm Ventricelli ed agli avvocati difensori dei sette indagati (4 dei quali agli arresti), con le accuse di violenza sessuale di gruppo e lesioni aggravate e continuate.
UDIENZA RINVIATA
Il Gip, su richiesta dei legali, ha rinviato l’udienza di una settimana, a sabato prossimo 26 settembre. Quindi le ragazze, che si trovano in una località protetta, dovranno attendere ancora. Un vero strazio, se si pensa che la data per il loro rientro era già stata fissata al giorno dopo il fattaccio. Per loro, una delle quali di origini marconesi, l’Italia e quel piccolo paese costiero dove stavano trascorrendo le vacanze, sono ormai diventati luoghi da cui voler scappare subito.
«Per le mie assistite – ci ha raccontato il loro avvocato Rago – da quel giorno non c’è più libertà di movimenti, perché sono costrette a casa, dove trascorrono lunghe giornate studiando e leggendo, ovvero con attività che possono permettere loro di allontanarsi il più possibile dal trauma subìto. Ancora oggi – ha proseguito Rago – alternano momenti di serenità a fasi di assoluto sconforto. Ci ho tenuto che si mettesse a verbale stamane (ieri per chi legge), questo concetto della libertà privata alle mie assistite.
Comunque anch’io ho molto insistito affinché si avvii un incidente probatorio completo con tutti gli indagati, anche l’ottavo e il nono, che potrebbe aggiungersi nei prossimi giorni, affinché le prove a loro carico possano cristallizzarsi, evitando alle ragazze altri viaggi in Italia per questo brutto episodio».
UN ALTRO INDAGATO
L’incidente probatorio è stato rinviato anche per l’indicazione dell’ottavo indagato, un 21enne di Marconia, a cui però non è ancora stato materialmente notificato l’avviso di garanzia. Si tratta di un altro del gruppo, riconosciuto da una delle ragazze dopo aver incrociato il suo nome già presente negli atti, con il volto visto sul suo profilo Instagram. Ma poiché i filmati delle telecamere di sorveglianza diffusi dalla Polstato, inquadrano chiaramente nove persone allontanarsi dal luogo dello stupro, non si escludono altri colpi di scena fino a sabato prossimo.
La difesa delle ragazze ha anche presentato un atto di costituzione di parte civile delle famiglie, che agli avvocati degli indagati è parso piuttosto prematuro. Intanto nel fascicolo sono confluiti altri atti di polizia giudiziaria, comprese le intercettazioni, per cui il faldone è arrivato a 1.500 pagine e gli avvocati devono avere il tempo materiale di studiarli. Ieri si è anche fatta chiarezza sulle modalità della cosiddetta ricognizione degli indagati, ovvero la possibilità del giudice di ottenere mezzi di prova direttamente utilizzabili ai fini della successiva decisione.
INSTAGRAM E LE RESPONSABILITÀ
In un primo momento, infatti, si era stabilito che gli indagati dovessero presentarsi uno ad uno davanti alle vittime, perché fossero riconosciuti con nome e cognome. Un’operazione apparentemente semplice per le parti lese, che comunque dovrebbero avere bene impressi in memoria almeno i volti dei 4 arrestati, con cui hanno avuto un approccio diretto e che hanno già riconosciuto su Instagram; del resto anche l’ottavo indagato è stato individuato sul social a distanza di una settimana, ed è stato querelato per violenza sessuale di gruppo, lesioni aggravate e continuate e cessione di sostanza stupefacente. Un’accusa, quest’ultima, che non grava su tutti gli indagati, quindi è possibile che ci siano responsabilità differenziate già in fase di indagine.
Il confronto con le vittime avverrà, però, “all’americana”, come del resto stabilisce l’articolo 213 del Codice di procedura penale, perché le vittime dovono descrivere tutti i particolari che ricordano; il Gip chiederà loro se in precedenza siano già state chiamate ad eseguire il riconoscimento, se prima o dopo il fatto abbiano avuto modo di vedere, in qualsiasi modo, le persone da riconoscere o, in generale, se vi siano circostanze che possano influire sull’attendibilità del riconoscimento.
Quindi il riconoscimento avverrà inserendo gli indagati in un gruppo più ampio di ragazzi anche somiglianti a loro, per vedere se riescono a distinguere i presunti violentatori in mezzo agli altri. Poi ci saranno le analisi di laboratorio su vestiti sequestrati, a caccia di Dna ed altri elementi utili.
I CELLULARI E IL VIDEO
Infine, l’esame tecnico dei cellulari sequestrati, perché una delle due vittime ha detto di aver visto chiaramente uno del branco con un cellulare in mano mentre abusava di lei. Era uno “alto e con un cane di nome Chef”, avrebbe detto. Ricordi nitidi, nonostante il trauma subìto, che saranno tutti ripercorsi nell’incidente probatorio fra una settimana. Nel collegio difensivo degli indagati, oltre agli avvocati pisticcesi Giandomenico Di Pisa (per Zuccaro) e Roberto Cataldo (per Masiello, Lopatriello ed altri), è entrato da qualche giorno anche l’avvocato materano Emilio Nicola Buccico. Gli altri tre indagati (il nome del quarto si apprenderà nelle prossime ore) sono Michele Leone, Egidio Andriulli e Rocco Lionetti.
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