Francesco De Giacomo, presidente della Provincia di Matera
3 minuti per la letturaL’accusa, anche per il capo di gabinetto Lisanti, è concorso in abuso d’ufficio
MATERA – Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Matera, Angela Rosa Nettis, ha rinviato a giudizio lo scorso 21 aprile, il presidente della Provincia, Francesco De Giacomo, e il suo capo Gabinetto, Carmine Lisanti (peraltro nominato presidente della Commissione garanzia in vista delle ultime primarie Pd in Basilicata), con l’accusa di concorso in abuso d’ufficio. Il procedimento era partito da un esposto presentato alla Procura di Matera ed alla Corte dei conti, dal policorese Ottavio Frammartino, attivista del Movimento “Policoro è tua”, l’unico che volle mettere nero su bianco il dissenso per un provvedimento unilaterale del presidente, che fece tanto scalpore in un periodo di grande austerity e con il personale dell’Ente già definito in esubero, per i tagli della riforma Del Rio. In questo clima generale, l’allora neo eletto presidente De Giacomo, senza bandire alcun concorso pubblico, il 30 dicembre 2014, emanò il decreto di nomina (il numero 15 protocollo 0037765), del suo capo di gabinetto, l’avvocato Carmine Lisanti, inquadrandolo nei ruoli dirigenziali con uno stipendio annuo di 90mila euro. La levata di scudi dell’opposizione politica si alzò immediatamente, finendo persino a Roma con un’interrogazione del senatore Vito Petrocelli di M5S al ministero dell’Interno ed a quello per la Semplificazione, Pubblica amministrazione, Affari regionali ed Autonomie, chiedendo un intervento immediato di revoca e annullamento del provvedimento.
Un regolamento interno imponeva il ricorso a personale della Provincia e una circolare del Ministero impediva qualsiasi tipo di assunzione
Nulla avvenne, nonostante il fatto che il presidente un mese prima, il 20 novembre, con decreto numero 6, avesse già ufficializzato un’ulteriore nomina esterna, individuando nel grottolese Silvio Donadio la figura dell’addetto alla Segreteria, facente parte dello Staff operativo di Presidenza. Così Frammartino decise di passare alle vie giudiziarie. Secondo l’accusa, De Giacomo, in concorso con il suo nominando Lisanti, avrebbe violato leggi e regolamenti, considerato che non è stato indetto un bando di avviso pubblico, né è stata esperita alcuna procedura amministrativa interna tra i dipendenti e sarebbe stato violato l’articolo 12 del Regolamento dell’organizzazione dei servizi e uffici, approvato con deliberazione di Giunta provinciale 47 del 2011, modificato con deliberazione di Gp 56/2013. L’articolo 12, infatti, voluto dal precedente presidente Franco Stella, prevede che per formare l’Ufficio di Gabinetto e lo Staff operativo, di cui il presidente della Provincia può disporre, occorre prioritariamente ricorrere al personale interno.Tra il personale interno alla Provincia esistevano (ed esistono) figure con requisiti e titoli idonei a ricoprire quegli incarichi. Secondo l’accusa, De Giacomo e Lisanti, avrebbero violato anche la circolare n. 5/2015 del 29 gennaio 2015 (quindi successiva al decreto), emanata dal Ministero per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione (lettera E), per la parte che qui interessa, così recita: “(…) Alle Province è preclusa in modo assoluto, per le finalità di contenimento della spesa derivanti principalmente dalla misura di cui al comma 418, la possibilità di attivare nuovi rapporti di lavoro (…), ne deriva che, per supportare il Presidente della Provincia nell’esercizio delle funzioni di indirizzo e di controllo attribuite dalla legge lo stesso può ricorrere esclusivamente ai dipendenti di ruolo dell’ente senza maggiori oneri.
In nessun caso, invece, è consentito assumere collaboratori con contratto a tempo determinato. De Giacomo si è sempre difeso affermando che appariva: “Necessario conferire l’incarico di capo Gabinetto a un soggetto esterno altamente qualificato, non essendo possibile ricorrere al già insufficiente personale direttivo e dirigenziale in servizio presso l’ente”. Punti di vista divergenti, ma la magistratura inquirente, per il momento, ha ritenuto valida la tesi accusatoria. Intanto, Frammartino annuncia che si costituirà parte civile nel procedimento del prossimo 12 luglio davanti al Tribunale in composizione collegiale, e punta il dito anche sul Segretario generale Marazzo, deputato per legge a controllare la legittimità degli atti amministrativi, che all’epoca fu formalmente interessato al caso con una richiesta di ritiro in autotutela, che non ebbe mai seguito.
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