L’immagine simbolo del G20 a Matera
3 minuti per la letturaMATERA – È una lunga scia di veleno, quella lasciata inconsapevolmente dal G20, tra operatori turistici e ristoratori materani. L’occasione che ha messo a nudo una cronica debolezza tra gli esercenti, incapaci di fare sistema in un momento storico importante per la città, quando i grandi eventi internazionali non sono mosche bianche, ma saranno sempre più “ordinari”.
Una scia che divide chi ha deciso di restare aperto, per offrire comunque un servizio ai turisti già prenotati in giro nella città, ma anche per reagire alla crisi post Covid senza fermarsi ancora; e chi, invece, indifferente ai tanti problemi di una complessa ripresa, ha messo in ferie il personale, chiudendo addirittura dal sabato prima, fino a mercoledì 30.
Punti di vista diversi, che all’indomani dell’evento, con tanti ristoratori e commercianti che comunque hanno lavorato, stanno scatenando la reazione stizzita di chi ha deciso di chiudere, che oggi punta il dito sulla presunta ambiguità informativa del Comune, e sull’altrettanto presunta incapacità delle associazioni di categoria. Tanti hanno deciso di chiudere anche in zone distanti dall’epicentro dell’evento, pur potendo restare aperti.
Questo ha prodotto telefonate di fuoco, Whatsapp e post al vetriolo su Facebook. La verità percepita, è che l’evento internazionale abbia di fatto rimarcato un sostanziale scollamento che impera nella categoria; una mancanza di sinergia, forse imputabile anche all’incapacità delle associazioni di categoria di fare sistema. Un vulnus conclamato nel settore ricettivo materano, che acquista tanto più peso quanto più strategico è il settore economico coinvolto, ovvero il turismo, ormai autentico motore dell’economia locale.
I veleni si sono estesi, poi, anche alle convenzioni che alcuni ristoranti della zona centrale hanno stipulato con le forze dell’ordine: secondo quali criteri sono stati scelti, ad esempio, dalla questura? Perché uno piuttosto che l’altro, che si trovava a poche decine di metri?
E poi la polemica sulla rimozione parziale o totale di pedane e gazebo: c’è chi sostiene di essere stato costretto a rimuovere tutto con enormi costi, pur non essendo proprio nella zona rossa dell’evento, puntando il dito su chi, invece, pur essendo in zona rossa ha tenuto la pedana su esplicita richiesta degli organizzatori come spazio ristoro, oppure ha stipulato accordi con enti promozionali come l’Apt, per allestire sulle pedane (dopo l’ispezione di sicurezza) mostre a tema sul territorio lucano. Scelte che hanno scatenato inevitabilmente polemiche e dissapori, mettendo in discussione il ruolo stesso delle associazioni di categoria, e screditando la capacità organizzativa del Comune.
Ad onor del vero, l’Amministrazione comunale è stata molto attenta alle richieste degli esercenti, attraverso i loro organi rappresentativi, correggendo in tempi abbastanza congrui la prima ordinanza di Polizia locale, che disponeva la chiusura totale in zona rossa anche per la giornata del 28 giugno. Così è stato, ma chi ha deciso di chiudere si difende dicendo che aveva già liberato il personale mandandolo in ferie.
Una scelta discutibile, secondo il “partito degli aperti”, perché dopo una crisi profonda come quella che si sta ancora vivendo, non ha senso pensare di mettere in ferie uno chef, che già non ha lavorato per mesi. Sta di fatto, però, che il correttivo sulle aperture c’è stato, quindi il Comune ha fatto la sua parte, come le associazioni di categoria. E correttivo c’è stato anche sulle pedane, che dovevano essere tutte rimosse, invece poi si è deciso di renderle solo ispezionabili, rimuovendo solo le paratie esterne.
Quindi, il partito dei “chiusi per scelta” ha evidenziato uno scollamento tra la categoria, con la sostanziale delegittimazione istituzionale anche delle associazioni, perché oggi il Comune potrebbe criticare l’atteggiamento di chi chiede ed ottiene, ma poi si lamenta lo stesso.
Un caso, quello delle chiusure del G20, che deve far riflettere chi lavora con il turismo a Matera, magari gettando un occhio sui vicini cugini di Puglia, che nei giorni caldi del G20 sono rimasti tutti aperti e pienamente operativi, dimostrando di saper fare impresa con maturità e serietà.
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