Michele Dichio
3 minuti per la letturaMATERA – Sono trascorsi 12 lunghi mesi da quel 4 febbraio 2021, quando è stato visto per l’ultima volta a Bernalda, Michele Dichio, il 57enne scomparso in circostanze misteriose.
Di lui si sono perse completamente le tracce, e dopo i tempi canonici delle ricerche per la denuncia di scomparsa presentata il 14 febbraio dalla sorella Anna si sono concluse anche le indagini, ma con un nulla di fatto. Non una traccia, non un corpo su cui piangere. I familiari ed i tanti amici di Michele, invalido civile, che trascorreva le sue giornate su di una panchina, aiutando tutti i giorni una fruttivendola ambulante della zona, sono disperati ed amareggiati.
Le indagini condotte dai carabinieri della Stazione cittadina si sono soffermate su testimoni e conoscenti, perlustrando anche diversi luoghi dove Michele si intratteneva spesso, ma senza visionare le telecamere di sorveglianza della cittadina, come ci conferma l’avvocato della famiglia Francesco Alagia, che ha consultato il fascicolo.
Ma dov’è finito Michele? Perché i tanti appelli, anche televisivi, dei familiari non sono stati raccolti da nessuno dei concittadini? In questa vicenda ci sono coni d’ombra, ma anche diversi punti fermi. Michele, infatti, il 4 febbraio 2021 doveva ritirare un’auto Alfa Romeo 164, contrattata in un salone di Policoro, per la quale aveva versato una caparra di 100 euro in pezzi da 20, come ha confermato il titolare dell’attività.
La conferma dell’imminente ritiro dell’auto, è arrivata anche dal suo meccanico di fiducia, dove si era recato il giorno prima per preannunciare che gli avrebbe portato il mezzo per una revisione; così come la vicina Antonietta, a cui aveva detto: “Domani vicino la macchina di tua figlia ci sarà la mia”. L’Alfa gli sarebbe costata 8.000 euro, denaro sul cui effettivo possesso si sono aperti tanti dubbi, perché c’è chi ritiene inverosimile il fatto che Michele, senza un lavoro e con una pensioncina di invalidità di 390 euro al mese, potesse aver racimolato quella cifra.
Non è dello stesso avviso la sorella Anna, secondo la quale l’uomo, che abitava in un garage di proprietà dopo il litigio e l’allontanamento da un fratello, viveva grazie alla solidarietà di tanti, che gli portavano persino il pasto, oltre alla fruttivendola che gli regalava la verdura. Quindi, non avendo spese, in mesi di risparmi potrebbe aver raccolto la cifra. Sul possesso del denaro dà qualche certezza anche il meccanico, che avrebbe detto alla sorella Anna di averlo persino consigliato su come portarlo addosso per non incorrere in guai. Così come avrebbe detto che Michele gli aveva confidato di non voler andare più in Germania dal fratello, neanche con la nuova auto, con cui sarebbe rimasto in zona.
Un particolare, quest’ultimo, rafforzato da Anna, perché pare in un precedente viaggio avesse preso delle multe in Svizzera, quindi non l’avrebbero fatto passare. Quell’Alfa, però, non è mai stata ritirata, perché Michele non è mai arrivato a Policoro. E qui inizia il mistero, perché l’uomo doveva spostarsi necessariamente con il passaggio di qualcuno e lui non si affidava mai a sconosciuti, men che meno se aveva 8.000 euro addosso.
Quindi, tra le ipotesi più inquietanti c’è quella di un passaggio da persona a lui nota, a cui nella sua bonaria confidenza avrebbe detto di avere i soldi addosso, magari scatenando qualche strano appetito in piena crisi economica per il Covid.
Solo una persona nota, che lui avrebbe potuto denunciare, se intenzionata a derubarlo, potrebbe aver avuto interesse a farlo sparire nel nulla. Uno sconosciuto, a cui comunque Michele non sarebbe ricorso, poteva derubarlo e abbandonarlo per strada. Ecco perché la visione delle telecamere di sorveglianza sarebbe stata importante.
Poi c’è l’ipotesi di un malore mentre camminava per strada, a volte anche lungo le Provinciali della zona, oppure un investimento, ma in questi ultimi due casi in un anno il corpo sarebbe stato ritrovato da qualcuno. Quindi, è facile che sia stato occultato. Molto improbabile la pista del viaggio in Germania, perché era senza un mezzo per farlo e non aveva la possibilità di utilizzare quelli pubblici; e comunque in Germania è stato cercato senza alcun esito.
Quindi, dov’è finito Michele Dichio? Dopo un anno nessuno ha saputo dare una risposta, e gli appelli dei familiari ai suoi concittadini sono tutti caduti nel vuoto. Forse perché chi sa ha paura?
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