Una stufa a gas
2 minuti per la letturaCOLOBRARO (MATERA) – Sono vivi per miracolo, dopo aver esalato l’ossido di carbonio sprigionatosi da una stufetta a gas. È accaduto martedì notte a Colobraro, dove una famiglia composta da padre 45enne, madre 39enne e una figlia adolescente di 17 anni, è stata colta in piena notte dal gas killer che aveva saturato l’abitazione. Il loro destino è stato un mix di fortuna e buona sanità.
Infatti, intorno alle 23.30 l’uomo è riuscito ad alzarsi sentendosi tramortito dal gas ma ancora cosciente, ed ha visto la figlia a terra dopo aver avuto una sincope da avvelenamento. La ragazza era agonizzante, quindi il padre ha subito aperto le finestre chiedendo aiuto ai vicini e chiamando il 118.
Dall’ospedale “Giovanni Paolo II” è arrivata immediatamente un’ambulanza, che in pochi minuti ha ricoverato la famiglia intorno a mezzanotte. Il direttore del Pronto soccorso, Rocco Dileo, ha capito che la ragazza si trovava in condizioni molto serie, con un risentimento cardiaco e condizioni di semincoscienza.
Dopo averla stabilizzata, lo staff del Ps di Policoro ha immediatamente contattato l’ospedale militare di Taranto, dove si trova la Camera iperbarica più vicina, l’unica àncora di salvezza per la 17enne.
“In questi casi – ci ha spiegato Dileo – è necessario l’uso di ossigeno ad altissima pressione, per consentire la ripresa di tutto l’organismo intossicato dal monossido, quindi grazie alla grande disponibilità del direttore di Medicina iperbarica dell’ospedale tarantino, Fiorenzo Fracasso, già mercoledì mattina la paziente ha potuto fare la prima seduta, con immediato giovamento. I genitori sono stati tenuti in regime di Osservazione breve intensiva (Obi) all’interno del Pronto soccorso di Policoro, dove la mia èquipe si è presa cura di loro, fortunatamente in condizioni migliori rispetto alla figlia. Stamane (ieri per chi legge ndr) li abbiamo dimessi e sono salvi”.
Evidentemente la ragazza stava già dormendo in modo profondo, oppure si trovava più vicina alla fonte dell’esalazione. Tutto è bene quel che finisce bene, ma è certamente merito del personale medico qualificato (seppure sottodimensionato), che opera nel nosocomio jonico, oggi in una situazione di grave ridimensionamento e con un futuro incerto.
Casi come questo, fanno capire che il presidio sanitario di Policoro, al servizio dell’intera fascia jonica calabro-lucana fino a Sibari nel Cosentino, non può e non deve essere ridimensionato; anzi, necessita di attenzione e investimenti importanti in personale e strumentazione. Il personale del Pronto soccorso di Policoro, sottodimensionato e in cronico affanno, è risultato molte volte provvidenziale per salvare vite umane, in caso di incidenti stradali, domestici, o semplici malori improvvisi.
Chi gestisce la sanità nel Materano deve esserne consapevole e dare massima priorità agli investimenti sull’ospedale jonico. Un messaggio forte e chiaro, che la Direzione dell’Asm avrebbe già recepito, e ci fanno sapere che starebbero accelerando i processi di rilancio già in atto.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA