Tombino di Acquedotto Lucano
3 minuti per la letturaLe analisi dell’Arpab hanno rilevato percentuali oltre soglia di trialometani
POLICORO (MT) – Acqua potabile vietata, per circa 20mila residenti nella cinta urbana e rurale di Policoro.
Lo ha disposto ieri pomeriggio, un’ordinanza emessa dal sindaco Enrico Mascia, dopo aver ricevuto i dati delle ultime analisi effettuate dall’Arpab per conto dell’Azienda sanitaria materana (dipartimento di Prevenzione collettiva della salute umana), nei due serbatoi di Acquedotto lucano, che alimentano la città jonica.
A rendere obbligatorio il provvedimento, è stato il valore leggermente oltre soglia dei trialometani. Si tratta di sostanze già note in Basilicata, per il caso analogo accaduto tra la fine di ottobre ed i primi di novembre 2017 a Irsina. La presenza oltre soglia dei trialometani nell’acqua, comporta l’impossibilità dell’uso alimentare, quindi per bere e preparare il cibo, ma non per l’igiene personale, ovviamente purchè non se ne beva accidentalmente una certa quantità mentre ci si lava.
La causa dello sforamento, è nell’immissione eccessiva di cloro da parte di Acquedotto lucano, nei due serbatoio che alimentano la città. I trialometani, infatti, sono sottoprodotti clorurati, derivanti dal sovrabbondante uso di disinfettare nell’acqua potabile, soprattutto in caso di interventi di riparazione o manutenzione delle condotte, proprio come avvenne a Irsina.
La notizia ha provocato anche una certa psicosi, per l’assonanza (che è solo tale) tra la parola trialometani e la trielina, sostanza cancerogena presente nella falda sotterranea del Centro Enea della Trisaia di Rotondella
Il superamento delle concentrazioni considerate come soglia, non è da considerarsi eccessivo o preoccupante. Il problema, inoltre, è solo della rete di Policoro, interessando due serbatoi; dunque non di altri comuni, come la vicina Nova Siri, dove pure ieri sera si erano diffuse notizie incontrollate, subito smentite dal sindaco Eugenio Lucio Stigliano. I prelievi ed i conseguenti esami dell’Arpab, rientrano in un piano predisposto dall’Asm sull’intero territorio provinciale. Insomma, quanto accaduto è la conferma della bontà della rete di monitoraggio messa su dagli enti di controllo, deputati a verificare la potabilità dell’acqua erogata nelle case dei cittadini.
Ovviamente l’ordinanza ha provocato moltissime reazioni nella città jonica, avendo interessato non solo le famiglie ma anche servizi, attività di ristorazione, aziende artigianali ed opifici in cui è necessario l’utilizzo di acqua potabile. Appena diffusa sui social, la notizia ha provocato anche una certa psicosi, per l’assonanza (che è solo tale) tra la parola trialometani e la trielina, sostanza cancerogena presente nella falda sotterranea del Centro Enea della Trisaia di Rotondella, da qualche giorno al centro di un’indagine della magistratura. Ovviamente, il caso di Policoro non ha alcun legame con la vicenda Enea.
Il Comune si è subito organizzato con Acquedotto lucano, che da stamane farà arrivare sacche d’acqua per i cittadini in due punti di raccolta, individuati nel piazzale del municipio ed alla rotonda dell’ospedale cittadino. I volontari della Protezione civile agevoleranno la distribuzione per tutti. Sui tempi dell’emergenza non si fanno ancora previsioni; a Irsina l’emergenza durò quattro giorni, ma a Policoro si potrebbe tornare alla normalità molto prima, essendo lo sforamento più contenuto. I prelievi e le analisi delle prossime ore, potranno fornire riscontri utili, per capire se l’emergenza sta rientrando.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA