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Un'aula di tribunale

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Al centro dell’evento nazionale la campagna lanciata dall’Unione delle camere penali per la raccolta di firme a sostegno di una proposta di legge costituzionale per la separazione delle carriere in magistratura

MATERA – Oggi e domani si tiene a Matera l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario dei penalisti italiani. Un evento che avrà al centro la campagna lanciata dall’Unione delle camere penali per la raccolta di firme a sostegno di una proposta di legge costituzionale per la separazione delle carriere in magistratura. Ma che cade anche, fanno notare i penalisti, in un momento «particolarmente critico proprio sul piano delle riforme e dei rapporti fra magistratura e politica, una crisi evidentemente tanto grave da indurre, per la prima volta, l’Anm di Piercamillo Davigo a disertare l’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario in polemica con il ministro Orlando».

«Gli accenti preoccupati con i quali si sono ufficialmente denunciate le derive del processo mediatico» nel corso di quella cerimonia «dovrebbero essere oggetto di una ben più attenta meditazione da indurre davvero ad una sostanziale inversione di marcia».E invece da parte dei vertici dell’Anm si è assistito a un «sostanziale rifiuto di ogni possibile vizio, di ogni mancanza, di ogni eventuale nesso fra i modi con i quali la giustizia viene spesso amministrata e gli esiti di quella selvaggia mediatizzazione di ogni iniziativa giudiziaria, fatta di un uso tutt’ora ingiustificato della custodia cautelare,di diffusione di atti di indagine, di personalizzazioni e spettacolarizzazioni delle indagini».  

«Stupisce ascoltare il dott. Davigo – osservano ancora i penalisti – quando nega che vi sia una qualche possibile responsabilità dei magistrati nella enorme mole di ingiuste detenzioni e di errori giudiziari, che annualmente vengono accertate nel nostro Paese, con i conseguenti esborsi milionari da parte dello Stato. E spaventa ascoltare da chi siede il più alto seggio della giurisdizione, che non solo non esistono errori attribuibili ai magistrati, ma che in verità non esistono neppure innocenti, ma solo colpevoli che la fanno franca».

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