La conferenza stampa del procuratore Francesco Curcio
3 minuti per la letturaDroga, arrestati in 14, obblighi di dimora e firma per altri 10: sgominato il clan Mitidieri ma il gip non crede all’accusa di mafia
QUATTORDICI persone in carcere più altre dieci sottoposte a obblighi di dimora e di firma in caserma. È questo il bilancio dell’operazione messa a segno ieri mattina dalla polizia, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza, nei confronti della «famiglia Mitidieri» di Policoro.
Al centro delle accuse al presunto boss, Vincenzo Mitidieri, e ai suoi sodali c’è la gestione di una vera e propria piazza di spaccio di droghe leggere e pesanti nella cittadina ionica. Con «circa 100» clienti individuati e un giro di diverse migliaia di euro a settimana.
A fornire i dettagli delle indagini che hanno portato all’emissione delle ordinanze di misure cautelari eseguite ieri mattina il procuratore distrettuale antimafia di Potenza, Francesco Curcio. Durante una conferenza stampa nel capoluogo lucano a cui hanno partecipato anche il pm responsabile per le inchieste contro i clan del materano, Annagloria Piccininni (in via di trasferimento al Tribunale dei minorenni, ndr) e i referenti delle squadre mobili di Potenza e Matera, della sezione investigativa del servizio centrale operativo (Sisco) del capoluogo, nonché del commissariato di polizia di Policoro.
ARRESTATI I COMPONENTI DEL CLAN MITIDIERI, NON SOLO DROGA: TRA LE ACCUSE ANCHE ASSOCIAZIONE MAFIOSA
Curcio ha spiegato che tra le accuse ipotizzate a carico di Mitidieri e soci c’è anche quella di associazione mafiosa. Per questa, però, il gip che ha emesso le misure non ha ravvisato l’esistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Anche se gli inquirenti hanno già annunciato l’intenzione di proporre appello al riguardo, forti del contributo di alcuni collaboratori di giustizia come il montese Giuseppe D’Elia, che ha dettagliato anche le «doti criminali» riconosciute a Mitidieri, dopo la sua affiliazione alla ‘ndrangheta calabrese.
Il procuratore ha sottolineato anche gli effetti nefasti sull’inchiesta di una delle innovazioni al codice di procedura penale introdotte con la cosiddetta “riforma Cartabia”. Prevedendo che per processare episodi di violenza privata sia sempre necessaria la denuncia della vittima. Anche quando la violenza è aggravata dal metodo mafioso, che per definizione implica che la vittima sia intimidita al punto da subire in silenzio, o faccia riferimento a codici criminali che non prevedono il coinvolgimento delle autorità per la soluzione dei contrasti.
Nonostante il rimedio apposto di recente a questa area di impunità venutasi a creare, infatti, quella previsione introdotta con la riforma Cartabia andrebbe ancora applicata per i fatti commessi nel suo periodo di vigenza. Col risultato che diversi episodi documentati durante le indagini sugli affari di droga del presunto clan Mitidieri resterebbero improcedibili per mancanza delle querele delle presunte vittime.
RICOSTRUITO ANCHE UN ATTENTATO DEL 2019
Curcio si è soffermato, al riguardo, sul silenzio di Mitidieri in persona, che nel 2019 venne colpito da una raffica di colpi di pistola assieme al braccio destro, Mario Lorito, dal titolare di un chiosco-paninoteca di Policoro, Antonio Gialdino. Quindi ha spiegato che alla base del contrasto tra i due vi sarebbero stati anche i traffici di droga che avvenivano attorno a quel chiosco.
«Spesso attività come queste fungono da copertura per lo spaccio», ha evidenziato il pm Piccininni.
Gli inquirenti hanno individuato anche i rifornitori di droga di Mitidieri e soci negli altamurani Davide Cavotta e Giuseppe Moramarco, quindi nel materano Eustachio Cristallo, detto Uccio, e nel pugliese Raffaele Di Cosola.
Documentata in più occasioni, inoltre, la presenza a Policoro e dintorni, di alcuni “riscossori” arrivati da Bari, da uno dei quartieri individuati come feudo del clan Parisi. Per ottenere il pagamento di quanto dovuto per le forniture effettuate a favore di Nicola Mitidieri.
Le indagini avrebbero acclarato, inoltre, che il presunto clan guidato da Mitidieri non avrebbe soltanto spacciato «consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo “cocaina”, “eroina” ed “hashish”», ma si sarebbe anche avviato nella «coltivazione, trasformazione e commercio della “marjuana”».
Gli indagati raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere, stando a quanto reso noto ieri in conferenza stampa, sono: Vincenzo Mitidieri, Michael Mitidieri, Nico Mitidieri (classe 1983), Nicola Mitidieri (classe 1981), Rocco Mitidieri, Santina Mitidieri, Salvatrice Gallo, Vincenzo Celico, Chindamo, Mario Lorito, Vito Caggiano, Antonio Felicetta, Christian Lauria, Lukasz Marcin Wilk.
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