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MATERA – La “Madonna delle Tre Porte” con la maschera di ferro. Molti cittadini, soprattutto sui social, gridano alla “nuova vergogna materana”.
I lavori di realizzazione del Parco della Storia dell’Uomo – Civiltà rupestre, che riguarda la chiese dedicate a San Falcione, San Vito alla Murgia, Sant’Agnese e San Pietro in Princibus e alla Madonna delle Tre Porte, procedono; a dispetto, di sicuro, d’altri fermi. Vedi quelli all’ex asilo di piazzetta Garibaldi del Sasso Barisano. Nonostante il tempo di mezza emergenza, o di emergenza piena a seconda dei punti di vista.
Ma il punto vero, è che specialmente quel che si sta realizzando e quel che si prevede per la chiesa che guarda a uno dei precipizi più fascinosi della Murgia, pare stordire materani e non. Nel senso che difficilmente piace. Eppure percorsa la prima curva che conduce alla prima chiesa rupestre che s’incontra, quella dedicata a San Pietro in Princibus ci s’accorge subito che siamo entrati di nuovo nel mondo delle bellezze da respirare. Ieri, mentre gli operai incaricati lavoravano alacremente, abbiamo deciso di fare a piedi il percorso che termina col Belvedere di Murgia Timone.
Mentre sole e nuove sorridono dei mezzi a lavoro, forse un poco preoccupati, mentre qualcuno cerca forse lumache, ricordando anche della valenza di un punto come Jazzo Gattini, per trovare il santuario della polemica occorre scendere con attenzione. Magari incantati dallo scorrere dell’acqua, dall’apparizione continua delle caverne. Ed ecco, praticamente nel sottopancia del piazzale dove quasi sempre qualcuno è stanziato, un’altra delimitazione da cantiere spiega che fra le sbarre sta il santuario che ospitante la Deesis del Cristo, gli affreschi raffiguranti san Giovanni Battista e Maria Vergine, un’Annunciazione, una Madonna con bambino, una scena della Crocifissione e la mitica Madonna del Melograno. Intitolata in maniera descrittiva più che evocativa. Visioni che domani, lo s’intuisce da adesso, saranno dotate per sempre di una specie di mascherina di ferro, inferriate a dare riserbo alle tre porte.
E sembra che siano proprio le inferriate a dare prima di tutto il voltastomaco. A leggere, per dire, i commenti al post di denuncia recentemente lanciato su fb da Pio Acito. Dove troviamo, ancora, il primo intervento dell’architetto Pietro Laureano. «Vorrei ricordare – spiega al Quotidiano il consigliere comunale Pasquale Doria – che in tempo di campagna elettorale, con il futuro sindaco firmammo un accordo dove ci impegnavano a fermare i lavori in questione per capire meglio l’opera complessiva, perché questo tipo di operazioni devono essere un momento per la comunità di riappropriazione dei propri beni. Adesso non solo non abbiamo visto tutto il progetto, ma il sindaco non ha voluto ascoltarmi nel fermare la realizzazione, nonostante non ci siano rischi legali. I lavori avanzano speditamente, come se la ditta dovesse finire per prendere i soldi e basta. Mentre il sindaco tace». E il dibattito pare aprirsi.
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