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QUALE sarebbe la strategia migliore? Fare lo sciopero della fame come ha fatto (per un giorno) il sindaco di Policoro scarsamente convincendo i suoi concittadini che non erano moltissimi ieri sul lungomare? Impugnare per anticostituzionalità lo SbloccaItalia, che è legge, mentre la modifica del titolo V ne salverebbe i principi? Non vogliamo il petrolio ma vogliamo più royalty? Ci appaga sostenere, mentre si manifesta per il mare, che ci stiamo dimenticando della terra? Riempire facebook di foto in camicia o maglietta, a seconda dell’appartenenza, esaurisce l’attività politica del giorno? Ci si nota di più se si va o se non si va? Se il problema era la mancata impugnativa dello SbloccaItalia, perchè contestare insieme a Pittella, anche i governatori di Calabria e Puglia che invece il ricorso l’hanno fatto?

“Siamo troppo pochi per dividerci – mi dice Antonio Luongo tornando da Policoro”. Poca partecipazione per chi immagina sempre un’altra Scanzano. Lì, mi ricorda il segretario del Pd, c’era un pericolo percepito come imminente, era realmente imminente. Abbiamo bisogno di un processo solidale tra le istituzioni. Nella rete protettiva che ancora esiste in questa regione un compromesso tra lo Stato e il governo regionale nello spirito di un nuovo memorandum è ancora possibile”. Un referendum abrogativo che intervenga sull’articolo 35 dello SbloccaItalia – suggerisce – e, per quanto riguarda la terraferma, sull’automaticità del passaggio del permesso, da quello esplorativo a quello estrattivo. E subito il piano nazionale degli idrocarburi”. La perimetrazione delle aree, quella che invocava Folino nell’intervista al Quotidiano. E un dialogo serrato col governo.

Proprio mentre si protestava ieri mattina il ministro Guidi rispondeva all’interrogazione di Latronico minimizzando molto i rischi in corso nello Jonio. E’ come il passaggio di una nave oceanografica, dice, spiegando che tipo di attività è stata autorizzata per il momento. I cetacei non rischiano di diventare sordi. Ecco, è contro anche questo stile di supponente disprezzo che bisogna opporsi. Ma anche da approssimazioni diffuse. Il sindaco Leone, ieri, chiudendo un’intervista al Tg3 Basilicata, lamentava il silenzio dei parlamentari. Proprio mentre Latronico diffondeva il suo comunicato e quando appena tre giorni fa Folino è intervenuto anche sulla questione petrolio.

Allora il vero rischio imminente per un pericolo futuro è sbagliare strategia. Come agire? Pensate davvero che se Pittella avesse impugnato lo SbloccaItalia sarebbe stato santificato dai suoi avversari politici? Non v’è dubbio che il govenatore abbia percepito in questi mesi quanto sia insidioso il terreno ambientale che, continuo a pensare, è arena di scontro e rabbia sociale. Come è possibile creare coesione di obiettivo? A meno che Pittella non voglia fare come Renzi che insegue Verdini, non è senza significato l’incrocio istituzionale a Policoro (a casa di un sindaco che viene dal movimento sociale). Su battaglie come queste non ci si può dividere. E’ difficile creare partecipazione (soprattutto a scuole chiuse), a volte appaga il turpiloquio social.

Certo se si cerca lo scontro, lo scontro arriva. Con la strategia del corpo a corpo se uno fischia e non lascia parlare l’effetto è che l’altro canti Bellaciao, se uno grida la risposta è un “ti schiaccio”. Ieri Filippo Veltri in un editoriale pubblicato nell’edizione calabrese del Quotidiano, commentava, a proposito della nuova giunta tecnica del governatore Oliverio che sostituisce la precedente: “come era ampiamente prevedibile è ripreso alla grande lo sport preferito e cioè quello di criticare tutto e il contrario di tutto, sparare a zero, prendersela con tutti, spesso senza alcun criterio o coerenza”. La giunta politica andava cambiata, quella tecnica neppure va bene. A me ricorda qualcosa.

“I governati – scrive ancora Veltri – hanno quasi sempre ragione, diceva un antico adagio liberale, rispetto ai governanti: ovviamente è vero, ma non sempre le colpe degli uni assolvono gli altri e li purificano da ogni responsabilità”. La responsabilità di chi governa va unita alla pressione di chi controlla, i cittadini. In maniera antagonista o no è questione di punti di vista. L’obiettivo finale, però, qual è? Avere tre governatori del Sud su uno stesso palco non può essere disconosciuto come segnale positivo, il toscano non può ignorare. E’ questa coesione istituzionale che non va smarrita. Ora che tre regioni del Sud possono parlare la stessa lingua non c’è più alibi per politiche di sintesi. O cogliamo al volo questa occasione o rischiamo davvero di trovarci Salvini a casa. Con grande goduria di chi teorizza un mare pulito ma respingente. Un mare che salva le vacanze e la salute degli italiani e affoga la vita dei nostri fratelli.

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