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DOPO Michele Emiliano, anche il presidente della Regione Calabria, Mario Oliveiro, annuncia ricorso al Tar contro il decreto del Ministero dell’Ambiente che, con parere favorevole alla richiesta di compatibilità ambientale, ha dato il via libera alle attività di ricerca di idrocarburi nello Jonio, da parte di Enel Longanesi. Non lo ha fatto ancora il governatore lucano, Marcello Pittella, che però nei giorni passati, in una nota di risposta alle accuse degli ambientaliste, ha espresso la netta contrarietà alle trivelle nel mare che bagna le tre regioni e vede coinvolti più di venti comuni. Sono questi ultimi a guidare la battaglia che si preannuncia senza esclusioni di colpi. «Perché – gli amministratori coinvolti lo hanno già detto chiaramente – le trivelle sono assolutamente incompatibili con la vocazione turistica e agricola dei territori. Ma soprattutto con l’inestimabile patrimonio ambientale che ne sarebbe inevitabilmente compromesso». Fino a ora le ragioni dei territori non hanno trovato ascolto a Roma. Ora i sindaci rispondono, alzando la voce. Ma a dispetto della causa comune che c’è da portare avanti, è già nata qualche questione di campanile. Il primo cittadino di Amendolara, ieri, aveva chiamato tutti i colleghi a raccolta, per definire una strategia comune di opposizione.
Ma i quattro amministratori lucani interessati non vi hanno preso parte. Non c’era il sindaco di Bernalda, Domenico Tataranno, che dice di non essere stato informato della riunione e neppure quello di Pisticci, Antonio Di Trani, ma solo – chiarisce – per impegni precedentemente assunti. Proprio come il collega di Scanzano Jonico, Salvatore Jacobellis. Si spiega in tutt’altro modo, invece, l’assenza del primo cittadino di Policoro, Rocco Leone, che dice di non aver preso parte all’importante incontro per non aver gradito «il protagonismo» del collega di Amendolara. «Avevo già convocato una riunione per domani. Il calabrese Ciminelli, solo dopo aver appreso dell’iniziativa, si è mosso, anticipando la riunione. Il protagonismo, su questioni così importanti, non può essere tollerato. Quindi, ho deciso di non partecipare». Confida, invece, nella circostanza che domani a Policoro arrivino molti degli amministratori i cui territori sono minacciati dalle trivelle di Enel Longanesi. «Ho intenzione di sentire il sindaco di Gallipoli (il punto più vicino dell’area interessata dall’istanza di ricerca dista solo poche miglia dalle coste della nota località turistica pugliese ndr) al quale ho intenzione di proporre una regata velica per fermare questo scellerato progetto. Difenderemo il nostro mare, anche a costo di presidiarlo con gli strumenti che abbiamo a disposizione». Come prima cosa, però, sarà necessario adottare le delibere di impugnativa del decreto del Ministero. Le trivelle mettono a rischio la vocazione turistica dei territori, l’agricoltura altamente specializzata della zona, compromettono il patrimonio ambientale e anche culturale, «basti pensare che lo Jonio è stata la vera culla delle civiltà occidentali». Ma soprattutto, per il sindaco Leone, la Basilicata ha già pagato un tributo troppo alto. «Tra vent’anni richiamo di ritrovarci poveri abitanti di una gruviera. Le estrazioni non hanno portato nulla ai territori, in termini di sviluppo.
Le royalty non sono servite se non a finanziare spese correnti per ospedali e Università che da soli non riescono a stare in piedi. Il mare non si tocca. Non il nostro. Se proprio Renzi vuole il petrolio lo vada a cercare in Toscana. Dei lucani, il presidente deve sapere che siamo un popolo mite, ma, quando è necessario, anche di briganti». La posizione dei comuni è netta. Anche quella delle Regioni. Tutti si dicono disposti ad alzare il livello dello scontro fino a quando non verranno ascoltati. La protesta è la sola carta che gli enti locali hanno a disposizione. Lo Sblocca Italia prevede, infatti, che per le autorizzazioni di estrazioni su terraferma sia necessaria l’intesa Stato-Regioni. In mare, però, la competenza a decidere è esclusivamente in capo al Governo. Ai territori rimane la sola possibilità di esprimere parere, non vincolanti, per di più, fino a ora, ignorati dal Ministero.
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