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L’intervista all’attuale presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, in vista delle imminenti elezioni regionali


Presidente Bardi, dal 1° gennaio 2019 al 1° gennaio 2024 la popolazione lucana è scesa da 558mila a 533mila persone, perdendo 25mila residenti. Come evitare che nel 2029 si scenda sotto il mezzo milione? 

«Purtroppo il calo demografico è un problema che riguarda tutto il Mezzogiorno e l’intero Paese tanto che il problema demografico è tra le priorità del governo nazionale ed è una grande sfida evidentemente anche per noi. La risposta possibile è frutto di un mix di politiche economiche sociali e culturali.  Da un lato occorre creare opportunità di lavoro, e dunque spingere sulla rivitalizzazione del sistema produttivo, dall’altro offrire servizi a sostegno delle famiglie e delle giovani coppie, di qui la politica per aiuti all’acquisto della prima casa, l’abbattimento del costo della vita (riducendo le tariffe di gas e acqua), offrendo più servizi e  facilitazioni, penso ad asili nido e mense, alla fruizione di spazi ludici e sportivi, dall’altro creando un clima di fiducia sul futuro. Occorre rimuovere gli ostacoli, economici sociali e culturali che scoraggiano ad aver figli. Infine divenendo attrattivi anche per i non lucani che possono considerare la Basilicata una terra dove è  meno complicato crescere i figli beneficiano anche di un “ambiente protetto” meno esposto alle patologie sociali». 

Una recente ricerca di Unioncamere e Anpal ha evidenziato che in Basilicata le imprese faticano più che nel resto d’Italia a trovare lavoratori, con ricadute pesanti sullo sviluppo dell’economia locale. Il governo Meloni sostiene che per risolvere il problema occorra incentivare la natalità, altri che occorra integrare forza lavoro di provenienza  extracomunitaria. Lei in che direzione intende spingere al riguardo? 

«Come dicevo prima non c’è un’unica risposta al problema. Se la soluzione fosse facile sarebbe già stata trovata. Come dimostrano alcune esperienze europee occorre varare  politiche spinte a sostegno delle giovani coppie e delle famiglie  nella direzione che prima indicavo. L’altro aspetto che solleva la sua domanda è il rafforzamento dei servizi per l’impiego. Non da oggi esiste il problema di avvicinare la domanda con l’offerta, le politiche di orientamento e formazione devono essere sempre più indirizzate in tal senso. Una questione talmente avvertita che abbiamo proceduto a fare i concorsi per rafforzare i servizi per l’impiego assumendo già diverse decine di nuovi addetti e avviato un percorso di rilancio». 

Total, come rivelato soltanto nei giorni scorsi proprio dal Quotidiano, pensa di estrarre petrolio e gas da Tempa Rossa fino al 2068. Eni non ha mai indicato una data né l’ammontare delle riserve in Val d’Agri, ma continua a fare investimenti a lungo termine. Non è il caso di ripensare, assumendo questa nuova prospettiva temporale, l’impiego delle risorse che ne derivano per la regione e i comuni a livello di royalty e compensazioni ambientali?

«Ci siamo posti un obiettivo di breve – medio periodo che è raggiungere l’autosufficienza energetica con fonti di energia alternativa, obiettivo per noi irrinunciabile e già avviato  anche grazie alle risorse provenienti dalle Compagnie. E al contempo investire sull’innovazione tecnologica sempre di più. Sarà nei prossimi anni sempre più massiccio l’investimento in nuove tecnologie per affrontare problemi come la mobilità, la sanità, l’innovazione del sistema produttivo». 

Lei come immagina la Basilicata dei nostri figli e nipoti nel 2068, quando le estrazioni di petrolio saranno finite?

«Sfido chiunque, futurologi  compresi, ad avere tanta immaginazione. Il ritmo delle innovazioni tecnologiche è talmente elevato che sta cambiando la vita delle persone in periodi molto brevi. Se avesse chiesto nel 1990 come si immaginavano il 2020 non credo prevedessero l’impatto che hanno avuto internet, la nascita del cellulare e i servizi digitali, o i droni, per non dire del Covid o delle guerre in atto, Ci siamo “limitati” al 2030 ed è già tanto. Quel che desideriamo costruire nel breve periodo è una Basilicata green autosufficiente sotto il profilo energetico, con città più vivibili e dunque più ricche di servizi e con una qualità della vita maggiore, con almeno alcuni Borghi riqualificati e  rilanciati, una Basilicata in movimento capace di utilizzare il portato delle nuove tecnologie e in grado valorizzare più compiutamente  gli asset di cui disponiamo: natura, foreste, paesaggio,  cultura, e specificità produttive in agricoltura come nel manifatturiero e nei servizi».

Perché non utilizzare almeno una parte di questi miliardi di euro di royalty attesi nei prossimi decenni per sviluppare strade e collegamenti all’interno della regione consentendo a merci e persone di muoversi più facilmente anche in direzione dei principali snodi logistici extra regionali?

«Questo disegno è già in atto, basta leggere i provvedimenti varati per verificare quante infrastrutture stradali  e progetti  sono stati finanziati per collegarci con i principali nodi logistici, l’alta velocità  e migliorare la viabilità interna. Ma questo  non basta, Penso che occorre puntare sulla mobilità leggera, sulle nuove opportunità derivanti dall’evoluzione dell’industria elicotteristica e dei droni. Abbiamo non a caso finanziato 10 nuovi eliporti collocati in aree industriali, in prossimità di aree turistiche, ovviamente ospedali etc. pensando sia al rafforzamento dei servizi di urgenza emergenza sanitari, sia alla protezione civile ma anche agli imprenditori e al turismo. E’ questa una frontiera da seguire con grande attenzione, suscettibile di sviluppi interessanti e su cui occorrerà investire di più». 

Come giudica il fatto che anche questa legislatura si stia chiudendo senza l’approvazione di strumenti utili agli uffici regionali per la gestione corretta delle pratiche sulle attività estrattive e sull’autorizzazione di impianti eolici e fotovoltaici come il piano delle acque il piano paesaggistico?

«Il piano paesaggistico finalmente può dirsi maturo. Dopo anni di lavoro già esiste un disegno maturo e nei primi mesi di legislatura potrà essere varato. Questo ci consentirà anche di individuare le aree per lo sviluppo dell’industria dell’energia pulita. Sviluppo si badi, che per altro verso è già in corso se si considerano le migliaia di famiglie che stanno dotando, grazie ai finanziamenti da noi varati, di impianti fotovoltaici. Inoltre è noto che gli stessi uffici hanno registrato una accelerazione nelle pratiche autorizzative nonostante l’esiguità del personale». 

Nel 2010 la Regione  aveva assunto un ruolo proattivo nei rapporti con Fiat, incentivandone la permanenza in Basilicata anche attraverso l’impiego di risorse proprie per la costruzione di una struttura  a servizio della casa automobilistica come il Campus Manufacturing di San Nicola di Melfi. Possibile che adesso, con Stellantis e duemila lavoratori già mandati a casa, non si riesca a fare di meglio che offrire contributi a nuove iniziative imprenditoriali e appellarsi al governo per gli incentivi all’acquisto di nuove auto?  

«Nel 2024 il mondo è cambiato. La proprietà della Fiat oggi Stellantis è cambiata, il governo  di questa multinazionale è mutato. Ma a cambiare più in generale è l’industria automobilistica con l’avvento dei motori elettrici. Quindi problemi nuovi, sfide nuove, non gestibili certo a livello regionale. Avendo ben chiaro questo, solo in accordo con il governo nazionale e solo con politiche industriali di livello nazionale all’altezza delle sfide presenti è possibile fronteggiare questo processo di ristrutturazione. Piuttosto ci andrebbe riconosciuto l’impegno e la velocità con cui abbiamo ottenuto un tavolo nazionale ed evitato che le singole regioni interessate fossero in competizione tra loro per accaparrarsi qualcosa da Stellantis, il riconoscimento di area di “crisi complessa” a favore dei lavoratori  e la partecipazione attiva al tavolo di governo di questi processi». 

Il governo punta a trasferire la gestione delle dighe lucane dall’Ente irrigazione Puglia Lucania e Irpinia a una nuova società, Acque del Sud, nel cui capitale è prevista la presenza delle regioni, dello Stato e di un socio privato. La Regione Puglia ha annunciato l’intenzione di associarsi con un’impresa privata per provare ad acquisire quella quota del capitale sociale riservata al socio privato di Acque del Sud. In Basilicata non risultano avviate iniziative simili. Non pensa che i lucani debbano provare a mantenere il controllo di impianti che insistono prevalentemente sul suo territorio?

«In verità non stiamo affatto con le mani in mano. Acquedotto lucano si sta organizzando per partecipare alla gara per il socio privato, c’è una rappresentanza lucana nel CDA di Acque del Sud spa e stiamo seguendo con molta attenzione gli sviluppi di questa iniziativa perché la Basilicata abbia il peso che le compete».

La sanità lucana soffre di numerosi problemi. Come aumentare la quantità e la qualità delle prestazioni erogate per fermare la crescita dell’emigrazione  dal sistema sanitario regionale verso il privato e le strutture di altre regioni?

«I numeri sul costo dell’emigrazione sanitaria che vengono dati  sotto il profilo del costo dimenticano che l’incremento è determinato principalmente da un aumento dei costi del servizio sanitario più che dei flussi; il trend è lo stesso dal 2000. Il piano di rilancio è già stato avviato con la ridefinizione della rete oncologica, con il potenziamento delle tecnologie nei principali ospedali, con la realizzazione degli interventi per la medicina territoriale previsti dal Pnrr, con lo sviluppo della Facoltà di medicina che darà il suo contributo anche sotto il profilo qualitativo.  Nell’arco di due anni si vedranno tangibilmente le ricadute di questi investimenti. Il Piano sanitario, che vareremo nei primi mesi di legislatura puntualizzerà e preciserà al meglio il disegno della nuova sanità lucana. All’indomani del Covid che ha evidenziato tutte le criticità già presenti era inevitabile la necessità di un ripensamento globale che certo non poteva vedere frutti concreti nell’immediato. La polemica politica drammatizza le questioni e le sbandiera come se fossero nate oggi. Un po’ più di onestà intellettuale porterebbe ad un confronto più serio e più sereno su un tema di assoluta rilevanza per tutti noi lucani».

La scorsa legislatura è stata segnata da diverse turbolenze interne alla maggioranza in Consiglio che hanno condizionato in vario modo anche l’azione della giunta. Come pensa, da governatore eletto, di evitare che questo tipo di problemi ingessi l’operato della prossima amministrazione regionale?

«Lo vedremo dopo le elezioni. So di aver garantito nonostante tutto stabilità e continuità in una fase difficile, prima gestendo la pandemia poi la ripartenza. Sono fiducioso che il prossimo consiglio regionale vivrà con responsabilità la propria funzione per affrontare le diverse sfide che ci attendono». 

Cosa si impegna a fare, come governatore eletto, di qui a un anno?

«Dare ancor più impulso alle politiche avviate e migliorarle con gli apporti programmatici di coalizione. Sono convinto che la Basilicata può farcela se non perde di vista i suoi obiettivi strategici, e se sapremo valorizzare  al massimo le diverse opportunità presenti derivanti dal Pnrr, dall’Accordo di coesione, dalla Zes, dagli altri fondi comunitari. Occorre concentrare la spesa sugli obiettivi strategici: infrastrutture fisiche e digitali, politiche di attrazione di investimenti, medicina territoriale e telemedicina, cultura, borghi, ambiente. Occorre in definitiva rimuovere gli ostacoli che frenano lo sviluppo».

Uno studio realizzato nei giorni scorsi dalla Libera università delle donne ha evidenziato che esiste una diffusa insofferenza che spinge tanti giovani ad andare via dalla Basilicata per un sistema di potere che viene avvertito come clientelare e soffocante, un ostacolo allo sviluppo della Basilicata. Cosa pensa di fare al riguardo?

«Questa considerazione accompagna purtroppo una percezione che si è stratificata nei decenni nel Mezzogiorno e che non si modifica in un breve lasso di tempo. Penso che occorre moltiplicare esempi positivi di buona amministrazione. Sta a tutti noi, in ogni ambito e funzione di responsabilità pubblica dimostrare che la trasparenza e la legalità non sono parole vuote, ma la basi su cui si costruisce una società sana».   

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