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Viviana Cervellino

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«Il no di Pittella a Chiorazzo è per vendetta», Viviana Cervellino la “pasionaria” del re delle coop bianche attacca gli oppositori della sua candidatura

POTENZA – Il no alla candidatura a governatore del re delle coop, Angelo Chiorazzo, sarebbe solo l’ennesima vendetta consumata dall’ex governatore Marcello Pittella contro il suo ex partito, il Pd. Mentre i suoi detrattori all’interno dei 5 stelle non sarebbero che «dissidenti» di dubbia rappresentatività, sconfessati dallo stesso capo politico del Movimento, Giuseppe Conte.

Non le manda a dire, come al suo solito, la sindaca Pd di Genzano, Viviana Cervellino, sempre più “pasionaria” dell’imprenditore di Senise, che ha affiancato sabato sera a Potenza, all’evento inaugurale della campagna elettorale del renziano Mario Polese, e accolto nel suo comune ieri sera. Per un convegno sulla figura del poeta di Tricarico Rocco Scotellaro, nel centenario della nascita.

Sindaco, da pittelliana a chiorazziana, come mai?

«Non penso siano due categorie confliggenti. Parliamo dell’ultimo presidente del centrosinistra lucano e del prossimo. A meno che non si voglia disconoscere la storia. O che pittelliana significhi destra».

Proprio l’ex governatore Marcello Pittella in queste settimane è stato tra i più freddi rispetto alla candidatura a governatore di Angelo Chiorazzo, ufficializzata a fine ottobre dai laici cattolici di Basilicata casa comune, seguiti a ruota dal Pd. Di recente sempre Pittella ha rilanciato l’iniziativa del segretario regionale Psi, Livio Valvano, di riavviare il cantiere del centrosinistra da zero. Scegliendo assieme il candidato governatore tra Chiorazzo e altri aspiranti come lo stesso Valvano.

Lei non è d’accordo?

«Non credo innanzitutto che il Pd abbia seguito a ruota il laicato cattolico. È stata fatta una discussione negli organismi dirigenti e si è deciso di guardare con favore a quella proposta, ritenuta degna sia per la storia personale del candidato Chiorazzo che per la politica, considerato che solo un candidato esterno può tenere unita una coalizione, in questo particolare momento. Marcello avrebbe dovuto accompagnare questo processo, senza pretenderne la primogenitura a tutti i costi, anche perché, conoscendo Chiorazzo, non c’è qualcuno che lo abbia scelto con lo stesso metodo con cui fu scelto l’ultimo candidato presidente. Non c’è alcun problema, credo, sulla persona – d’altronde in politica non si parla mai di persone e basta! – ma sullo schema. Mi sfugge, sinceramente, come si possa pensare che gli schemi che si immaginano possano ancora essere efficaci, visto che l’ultima volta abbiamo consegnato la Regione alle destre».

CERVELLINO: «IL NO A CHIORAZZO È UNA VENDETTA DI PITTELLA»

Lei pensa che l’opposizione di Pittella e Valvano alla candidatura di Chiorazzo sia dovuta soltanto alla volontà di una primogenitura rispetto al prossimo, eventuale, governatore?

«No. Credo sia uno dei motivi. Forse, quello che attiene più alla vanità che noi che facciamo politica abbiamo. C’è un motivo più profondo che riguarda la storia degli ultimi anni di Marcello che comprendo, più di tanti altri. Una brutta storia politica segnata da tanti colpi bassi. Ma questo è il momento della tregua. Organizzare una sconfitta non è quello che serve a Marcello o alla Basilicata. Questa vendetta non possiamo scontarla tutti».

E il no dei socialisti?

«È noto a tutti che Livio e Marcello siano da sempre legati da una intesa politica».

Anche l’atteso sostegno del Movimento 5 stelle alla candidatura del fondatore di Auxilium, per ora, non è arrivato, data la contrarietà di una parte consistente del Movimento. Nei giorni scorsi 4 dei 6 gruppi territoriali lucani hanno chiesto di individuare un candidato governatore pentastellato. Pensa che il Pd possa affrontare questa campagna elettorale con un candidato presidente sostenuto soltanto dai laici cattolici di centrosinistra e i volenterosi incontrati nelle ultime settimane?

«Non conosco la composizione di questi gruppi territoriali. Non so realmente come si compongono e cosa rappresentino perché rispetto alla organizzazione del Pd, il M5s ha un modello più fluido. Mi pare sia riassumibile però nella posizione dei portavoci Araneo, Verri e Perrino, principalmente. Comprensibile. Araneo, che conosco solo per ruolo e non per impegno politico, è molto vicina alle posizioni di Valvano e quindi di Marcello. Condisce la minestra con un conflitto di interessi che lo stesso Conte ha ritenuto inesistente. Dimenticavo il presidente della Provincia, Giordano. La prima, la comprendo: ha provato a spingere il Movimento su una candidatura fuori dal centrosinistra, pensando così di poter avere un seggio in più.
Dimentica però che le percentuali delle politiche non sono automaticamente ribaltabili alle regionali: non si mischiano mai le mele con le pere, mi ha insegnato Margiotta! Anche lui, in asse con Araneo. Non comprendo invece il presidente Giordano che rivendica una unità sulla sua persona con la presentazione della lista unitaria in Provincia, disconoscendo il ruolo del Partito democratico e del nostro segretario Lettieri nella costruzione di un campo largo, anche a sacrificio di alcuni importanti sensibilità interne. È approssimazione e anche pretestuosità. Forse, anche malafede: si boicotta Chiorazzo per favorire la terna Pittella – Valvano – Margiotta? Spero di no. Sarebbe una giravolta sorprendente per il Movimento! Per fortuna che c’è una parte che la pensa diversamente. Non a caso, la decisione è in corso».

Dopo l’elezione di Elly Schlein alla segreteria nazionale del Pd nel dibattito politico lucano si era fatta largo l’idea di una candidata presidente per il centrosinistra. Non crede che sarebbe stato opportuno coltivare questa idea prima di sposare la causa di Chiorazzo?

«Nel Partito democratico era praticamente impossibile. Le donne sono state tutte o ferite o uccise politicamente. Non si è mai voluto riconoscere alle donne una autonomia. Anche a me è stato chiesto dopo che non ho aderito ad Azione di prestare giuramento ad un capo corrente uomo. Mi sono rifiutata. Sconto forse l’isolamento? Di certo non pratico il silenzio».

Lei è davvero convinta che l’apertura al laicato cattolico che sostiene Chiorazzo, più che la candidatura di una donna, magari una giovane amministratrice come lei, possa portare al centrosinistra consensi ulteriori rispetto ai pochi sui quali ha potuto contare negli ultimi anni, e che di fatto lo hanno consegnato alla sconfitta nelle più recenti consultazioni politiche e regionali?

«Io non sono candidata a nulla. Non mi faccio tirare in ballo per vanità in questo dibattito. Come bene farebbero tanti altri che aspettano ancora un passo indietro di Chiorazzo. Non accadrà. La candidatura di un esponente della società civile, perché è riduttivo pensare che Chiorazzo sia solo espressione del laicato cattolico, rafforza un campo che è uscito devastato dall’ultima consiliatura. Se Bardi governa, è solo colpa nostra. Registro ogni giorno intorno a Chiorazzo un entusiasmo popolare. Manca l’apparato. Ma forse questo è quello che ci ha ridotti così».

Non ritiene utile nemmeno un approfondimento della discussione nella direzione regionale del Pd sul candidato governatore come richiesto sabato dall’ex senatore Salvatore Margiotta?

«Ogni approfondimento è utile. Ma credo che se si abbandona una direzione per evitare di contarsi e fare brutta figura e poi si richiede un approfondimento dopo un mese, forse andrebbero approfonditi i reali intendimenti. Mi sembra una sfiducia esplicita al segretario Lettieri. La storia insegna, d’altronde. Margiotta sta approfondendo molto con i dissidenti 5 stelle con cui ordisce trame fantasiose, provando a ribaltare l’esito della discussione del suo stesso partito. O vuole cambiare partito o vuole cambiare segretario».

Può essere ricucita questa frattura all’interno del “campo largo”, sulla candidatura di Chiorazzo, tra quelli che lei chiama i «dissidenti 5 stelle» più «la terna Pittella – Valvano – Margiotta», e il fronte dei suoi maggiori sostenitori, in cui potremmo inserire Roberto Speranza, Vito De Filippo, Vincenzo Folino e altri?

«Sbagliato chiedere ai lucani qual è il campo interno del centrosinistra con cui stare. Quella stagione si è conclusa nel 2013. Con il suo risultato e con i suoi effetti. Ai lucani abbiamo il dovere di proporre una alternativa a questo governo regionale che ricordo a tutti essere quello contro cui tutti insieme ci candidammo cinque anni fa. Questa regione martoriata merita una speranza e soprattutto una proposta seria. Quelli che hai citato facciano il loro dovere: fare i padri nobili. Che a distruggere ci ha già pensato Bardi! Solo questo comune sentire potrà riunirci intorno a Chiorazzo. A meno che, qualcuno di questi lavori per la destra. Io sono fiduciosa ma delusa da questo continuo cannibalismo».

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