2 minuti per la lettura
SE certi personaggetti avessero frequentato di più le redazioni dei quotidiani invece che i giornalmastri, o le segreterie politiche o qualche altro strano posto, avrebbero compreso subito che fare la predica o volgari insinuazioni su una sentenza non pubblicata è solo una inutile e patetica perdita di tempo. Questo giornale, che da quasi tre anni è il più letto e acquistato nelle edicole della Basilicata, non ha interessi economici, politici, personali, da tutelare e servire: si muove in mare aperto con tutti i rischi di una navigazione libera, mettendo nel conto errori, difficoltà, problemi, invidie, inimicizie; accettando il responso dei lettori, senza fuggire o rifugiarsi nel mondo virtuale dove i numeri sono teorici e non hanno dimensione.
Se siamo ancora in edicola rispetto ad altri un motivo ci sarà. La sentenza per la vicenda Cannizzaro la pubblichiamo oggi perché abbiamo avuto la disponibilità delle carte in ritardo (la Cassazione non ha ancora pubblicato nulla). E la riportiamo integrale, senza risparmiare nomi di amichetti o accanirsi contro altri per quella cultura ignobile di usare i mezzi di informazione come manganelli e vendette trasversali. Una sentenza che dice tante altre cose rispetto a quelle pubblicate finora, con sfumature di non poco conto che danno luce diversa alla vicenda. Se l’avessimo avuta subito, l’avremmo messa sul giornale come tutte le altre notizie, a prescindere dalle posizioni politiche e personali.
E pazienza se in Basilicata si esulta per la condanna di Libera e di giornalisti bravi come Leporace mentre nel resto d’Italia altri soggetti come Articolo 21, esprimono perplessità e rammarico per un verdetto che presenta tanti lati strani e poco nitidi. Ognuno si sceglie le ragioni del proprio godimento. Perché avremmo dovuto tacere? Rispetto a quella vicenda, è cambiato tutto: la società editoriale, il nome della testata, il direttore responsabile, al punto che uno dei protagonisti condannati è oggi un esponente di primo piano, di un altro gruppo editoriale. Non siamo stati zitti in passato quando si è trattato di vicende positive e assoluzioni che riguardavano altri editori, nel silenzio generale, perché ci saremmo dovuti sottrarre oggi?
Ma ci vogliono le carte, la certezza delle fonti. E una lettura onesta e disinteressata dei fatti. Sul nostro giornale trovano spazio le opposizioni di centrodestra del sindaco Telesca, le iniziative, le scelte politiche di Basilicata casa comune messa in quarantena da qualche tempo, i comunicati dei Cinque Stelle e di tante altre persone, associazioni, partiti esclusi e ignorati da altre testate. Ognuno è libero di non seguirci, leggerci o abbonarsi, dissentire e criticarci perché sa di non rischiare il titolone della rappresaglia il giorno dopo, la campagna stampa persecutoria. Andare a stuzzicarci su questo terreno è inutile. Ricorda un po’ una celebre battuta del film “Nell’Anno del Signore”, del grande Luigi Magni: “Vonno congiurà e son fregnoni”. Rassegnatevi, siamo diversi.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA