X
<
>

Una protesta della Cia Basilicata

Share
3 minuti per la lettura

POTENZA – L’emergenza idrica e siccità in Basilicata ancora in primo piano. La perdurante carenza di acqua sta mettendo in ginocchio l’intero comparto agricolo che, in queste ore, ha deciso di proclamare lo stato di agitazione. Lo fa sapere Cia Agricoltori aggiungendo che l’obiettivo è quello di sollecitare chi di dovere a battere un colpo «sulla richiesta avanzata dal Consorzio di bonifica di eseguire operazioni di compensazione (anche parziale) da parte di Acquedotto pugliese riguardo i volumi di acqua disponibile nello schema idrico Ofanto».

Secondo Cia «istituzioni ed enti competenti non si rendono conto delle grandissime perdite a cui si rischia di assistere, oltre a non valutare i riflessi negativi che la mancata autorizzazione di queste operazioni determinano in termini di perdita di redditi, di lavoro e di occupazione». La riunione della segreteria tecnica dell’Accordo di programma è prevista per lunedì prossimo primo luglio: «Non si può aspettare quella data – sottolinea Cia Agricoltori Matera e Potenza –. Acquedotto pugliese sta perdendo tempo e respingendo senza motivate ragioni le proposte compensative avanzate, da gestire, peraltro, su altri schemi idrici in modo da non penalizzare altri areali e le relative produzioni, garantendo sufficiente risorsa idrica al territorio dell’ Ofanto. Questa perdita di tempo – incalza Cia – costerà cara agli agricoltori e alle famiglie; segnaliamo che in questa area ci sono circa 3000 ettari di produzioni di pregio per la stragrande maggioranza pomodoro e altre orticole».

In definitiva, per Cia Agricoltori «la politica, le istituzioni e il governo della Basilicata devono attivarsi e non possono rimanere inermi ed essere corresponsabili della perdita di prodotto di redditi degli agricoltori, i quali rischiano per la siccità non solo di non recuperare le spese ma per loro si aprono le porte del fallimento e la chiusura delle aziende». La situazione è davvero difficile: a girare nei campi si vedono frutti non formati e già secchi e sono molti i Comuni, in tutta la regione, che da giorni fronteggiano interruzioni della fornitura di acqua.

Diverse le segnalazioni da parte dei cittadini, a Potenza e non solo, che lamentano l’assenza del servizio anche oltre gli orari indicati da Acquedotto lucano. Su questo tema è intervenuto Pietro Simonetti del Centro studi e ricerche economiche e sociali (Cseres). «Secondo le fonti ufficiali che informano sulle ore di chiusura dei rubinetti nell’area dello schema Camastra, del tutto non rispettate, pare di capire – dice Simonetti – che e’ una questione di pompe di sollevamento usurate dal tempo e non sostituite. Le pompe nuove sono state acquistate nel 2022 per un progetto Aql iniziato nel 2017, chiuso nel 2020 e appaltato negli anni recenti. Domanda: perché non sono operative ad oggi?. Mancati collaudi o altro ancora». Secondo l’esponente del Cseres «è il tempo della fuga dalle responsabilità: quelle amministrative e tecniche che producono non solo disagio, come si dice adesso, ma disperazione in particolare agli anziani ed agli ultimi. Quelle politiche non sono considerate, sono scomparse sul terreno della reclame e della propaganda. Si parla di altro: chi va in giunta, chi esce, chi aspetta un incarico, qualcosa per non ricorrere ad un bonus, all’indennità di disoccupazione, nuova versione. Nel contempo si asseta, si tergiversa, si attendono le autobotti e le sacche di acqua fornite da Acquedotto Pugliese».

Per Simonetti è un mondo alla rovescia: «La Basilicata fornisce l’acqua alla Puglia, la Puglia la dovrebbe restituire, secondo Aql, in contenitori di plastica per la grave crisi idrica, in realtà per delle pompe non sostituite al momento giusto ed opportunamente». Sotto accusa «i gruppi non dirigenti di Aql e non solo: molto retribuiti e poco dirigenti. Dovrebbero dimettersi appena le pompe saranno operative ed i rubinetti tornati a funzionare. Non lo faranno – conclude Simonetti – perché gestiscono la clientela che non paga il canone, gli appaltatori che non fanno il loro dovere e il sistema di potere regionale che sgoverna». La siccità sta creando difficoltà anche agli operatori turistici della basilicata. Due amministrazioni della fascia ionica (Pisticci e Policoro) hanno già decretato lo stato di calamità per le difficili condizioni vissute in particolare dai settori produttivi

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE