Il Centro olio Val d'Agri dell'Eni a Viggiano
3 minuti per la letturaMATERA – Chiarezza e verità sulla ripartizione delle royalties petrolifere: i cittadini dei comuni d’area non possono sentire solo il fetore del petrolio, ma hanno diritto ad adeguati ristori economici, per migliorare la sanità locale e rendere i propri territori più attrattivi verso i giovani e l’imprenditoria. E’ questa, in sintesi, la ragione che ha indotto 35 sindaci della Val d’Agri, a chiedere la convocazione urgente del Comitato di coordinamento del Programma operativo, in modo da ridiscutere la ripartizione dei fondi, oggi eccessivamente sbilanciata a favore della Regione, che poi li dirotta arbitrariamente su altri fronti, compreso quello del risanamento dei bilanci di Comuni, che nulla hanno a che fare con i petrolio e le sue compensazioni ambientali.
La richiesta assume carattere di urgenza, anche per fare chiarezza sulla portata della proposta di modifica alla legge regionale 40/95, «ben lontana dall’essere licenziata come rivendicazione campanilistica, generata da egoismo ed indifferenza al destino comune della regione – rimarcano i firmatari della richiesta –. La vigente legge ordinaria dello Stato (fonte giuridica sovraordinata) riserva alle Regioni a statuto ordinario, per ciascuna concessione di coltivazione situata in terraferma, il valore dell’aliquota (calcolato nella misura del 7% della quantità estratta) corrisposto per: il 15% ai comuni interessati; il 55% alla Regione e il restante 30% a favore delle aree di estrazione e adiacenti (Programma operativo Val d’Agri). L’area estrattiva, quella individuata dalla Lr 40/95, che dovrebbe ricevere le compensazioni ambientali, ha generato dal 2001 al 2019 una ricchezza in termini di royalties pari a 1.785.256.936 di euro. Di tale importo, il comprensorio della Val d’Agri avrebbe dovuto ricevere, per vincoli derivanti dalla legge 535.577.081 euro, ma ne ha ricevuti nel corso degli 362.000.000», sottolineano i sindaci.
A questi dati, già particolarmente significativi, vanno aggiunti quelli derivanti da un ulteriore 3% (altri 45.364.207 euro), devoluto a beneficio di tutti i Comuni della regione, che in sede di primo riconoscimento andava sotto il nome di Bonus Carburanti, e ora come Social card e i vari Protocolli, Intese, Addendum, fra Regione e Stato, fra Regione e compagnie estrattive che portano le erogazioni delle compagnie estrattive, a beneficio di tutta la Regione, di tutti i comuni lucani a cifre ben più elevate (metanizzazione, forestazione, viabilità, turismo, ecc.).
«È di tutta evidenza – proseguono i sindaci – che l’area estrattiva da tempo sostiene, finanzia politiche regionali con le risorse delle royalties (e non solo). Invece è il territorio che presenta servizi sanitari territoriali deboli, che vanno potenziati a partire dagli ospedali (Villa d’Agri e Stigliano) per arrivare ai Distretti sanitari, mentre si punta su altre strutture e, magari le si finanzia proprio con i fondi derivanti dal petrolio. È il territorio che ha il più alto indice di vecchiaia, pari al 218,24, in aumento, peraltro, dal 2001 al 2020 anche se la forbice rispetto agli altri territori lucani è leggermente diminuita; ha visto, sempre nel periodo 2001-2020, la più alta riduzione dei residenti pari al 14,53%, con punte del 30% per i comuni di Cirigliano e Stigliano. Quindi, non crediamo si possa mettere in dubbio la legittimazione della richiesta avanzata dai sindaci, che si traduce nel chiedere attenzione per la norma nazionale che prevede il 30% per l’area estrattiva. Le royalties, così definite dalle norme – concludono i sindaci dell’area – sono devolute per compensazione ambientale e, non secondario, per compensare il mancato utilizzo alternativo dei territori interessati dall’attività estrattiva. In questa situazione, nello spirito di collaborazione ma anche di sano protagonismo locale chiediamo la convocazione urgente del Comitato di Coordinamento del PO Val d’Agri».
I sindaci si dicono stanchi di ricevere, da certa parte di opinione pubblica, immotivate e pretestuose accuse di essere campanilistici, egoisti e di non saper guardare allo sviluppo complessivo della Regione. «Precisazioni che riteniamo doveroso effettuare a tutela non solo della dignità dei 35 sindaci ma soprattutto a tutela della dignità degli abitanti di questa area».
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