X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

Ci sono circa sette milioni e sessantamila euro di tasse e contributi non riscossi in Basilicata: un debito di 13mila e 240mila euro per ogni lucano. A dirlo è uno studio della Cgia di Mestre che ha fotografato l’ammontare complessivo di tasse, contributi, imposte, bollette e multe non riscosse dal fisco italiano o da altri enti tra il 2000 e il 31 gennaio 2025: si tratta di 1.279,8 miliardi di euro.

Tra l’altro di questi, spiega la Cgia nel rapporto (i cui dati sono stati estrapolati da un’analisi dell’Agenzia delle Entrate), «ben 822,7 miliardi (pari al 64,3 per cento del totale, ndr), sono in capo alle persone giuridiche, ovvero alle Spa, alle Srl, ai consorzi, alle cooperative», mentre altri 300,4 miliardi (il 23,5 per cento) «sono ascrivibili alle persone fisiche, vale a dire i lavoratori dipendenti, i pensionati e altri percettori di reddito». Infine, i rimanenti 156,7 miliardi (parliamo del 12,2 per cento del totale) sono riconducibili «alle persone fisiche con attività economica, categoria comunemente composta da artigiani, commercianti, esercenti, liberi professionisti. Secondo lo studio sono quindi «le grandi imprese a non pagare le tasse».

UNA REGIONE CON DEBITO BASSO

La Basilicata in questa dinamica si dimostra abbastanza virtuosa, poiché – numeri alla mano – la classifica la vede al quartultimo posto dell’evasione su scala regionale. «A livello territoriale – spiega Cgia – il debito fiscale pro capite più elevato maturato in questi ultimi 25 anni è in capo ai residenti del Lazio con 39.673 euro. Seguono i campani con 27.264 euro e i lombardi con 25.904 euro. Le situazioni più virtuose, invece, le scorgiamo nelle regioni a statuto speciale del nord. Se in Valle d’Aosta il debito pro capite da riscuotere è di 12.533 euro, in Friuli Venezia Giulia è di 11.125 euro e in Trentino Alto Adige di soli 6.964 euro». Se invece si misurano i mancati pagamenti di tasse e contributi. in valore assoluto, la situazione più critica è in Lombardia con 259,3 miliardi di euro di debiti.

Seguono il Lazio con 226,7 miliardi, la Campania con 152,5 miliardi e l’Emilia Romagna con 87,9 miliardi. «Ovviamente – spiega il Rapporto – i dati negativi del Lazio e della Lombardia sono decisamente condizionati dalla presenza in queste due regioni della stragrande maggioranza delle big tech, delle multinazionali e dei grandi gruppi industriali presenti nel Paese». Secondo la Cgia di Mestre «se ce ne fosse ancora bisogno, questi dati forniti dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione confermano quanto sostiene da decenni la Cgia: i lavoratori autonomi non sono un popolo di evasori, come spesso vengono descritti dall’opinione pubblica.

È indubbio che in questa categoria vi sia anche chi non adempie ai propri obblighi fiscali; tuttavia, le statistiche ufficiali ci dicono che in questi ultimi 25 anni solo 13 evasori su 100 hanno una partita Iva e il debito fiscale complessivo (156,7 miliardi di euro) ha un’incidenza sul dato totale molto contenuto e pari al 12,2 per cento». C’è però un modo secondo Cgia per affrontare l’evasione: un fisco più efficiente. «È fondamentale sfruttare in modo più efficiente i dati detenuti dall’Amministrazione fiscale per ottimizzare i controlli su fenomeni che, secondo l’Agenzia delle Entrate, presentano elevati livelli di rischio».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE