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LA BASILICATA rimane la regione più “risparmiosa” del nostro Paese, oltre che quella con l’inflazione più bassa. Con un’inflazione tendenziale pari al più 3,4 per cento, qui la maggior spesa aggiuntiva si traduce in 658 euro. Seguono il Molise (+4,7%, +861 euro) e la Puglia (+5,4%, +874 euro).
E la città più virtuosa d’Italia in termini di spesa aggiuntiva più bassa è sempre Potenza, con l’inflazione più bassa del Paese (+3,4%) e dove in media si spendono “solo” 671 euro in più all’anno.
L’Istat ha reso noti ieri i dati territoriali dell’inflazione di settembre, in base ai quali l’Unione nazionale consumatori ha stilato la classifica completa di tutte le città e delle regioni più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita.
In testa alla graduatoria, Genova dove l’inflazione tendenziale pari a +7,3%, la più alta d’Italia, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente a 1.591 euro per una famiglia media. Al secondo posto Milano, +5,8% su settembre 2022 e un incremento di spesa pari a 1.575 euro a famiglia. Terza Alessandria che con +7%, la seconda inflazione più alta d’Italia ex-aequo con Brindisi, ha una spesa supplementare pari a 1.555 euro annui per una famiglia tipo.
Poi ben 3 città della Lombardia: Lodi al quarto posto, +6,1% e una stangata pari a 1548 euro, seguita da Lecco (+6%, +1523 euro) e Varese (+5,7%, +1503 euro). Seguono Siena e Grosseto, entrambe con +6,6%, la 4° inflazione più alta del Paese, +1488 euro, al nono posto Torino (+6,2%, +1426 euro). Chiude la top ten Firenze (+6,1%, +1423 euro).
Sull’altro fronte della classifica, dopo Potenza, ci sono Caserta, (+3,8%, +739 euro), Reggio Calabria (+4,2%, +784 euro), Trapani (+4,3%, +820 euro), Bari (+4,8%, +823 euro), Catanzaro, Campobasso, Ancona, prima città del Centro e Reggio Emilia, prima città del Nord. Chiude la top ten delle migliori, Pescara, +4,4%, +895 euro.
In testa alla classifica delle regioni più “costose“, con un’inflazione annua a +7,1%, abbondantemente la più alta d’Italia, la Liguria che registra a famiglia un aggravio medio pari a 1.465 euro su base annua. Segue la Lombardia, dove la crescita dei prezzi del 5,3% implica un’impennata del costo della vita pari a 1.377 euro, terzo il Piemonte, +6,2% e 1.354 euro. Sull’altro fronte, come detto, la Basilicata resta la meno cara.
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