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Allarme della Coldiretti lucana: le 4.489 tonnellate del 2016 rappresentano il 45% in meno del 2015

POTENZA – «In Basilicata quest’anno si prevede una produzione di olio pari a 4.489 tonnellate, il 45 per cento in meno rispetto ad un anno fa»: lo ha reso noto la Coldiretti lucana, citando «dati Ismea/Unaprol illustrati alla Giornata nazionale dell’extravergine italiano di Firenze».

All’iniziativa ha partecipato anche una delegazione della Coldiretti di Basilicata, per «difendere in una storica mobilitazione il prodotto più rappresentativo della dieta mediterranea dalla concorrenza sleale, speculazioni, mancanza di trasparenza in etichetta, truffe ed inganni: «Siamo all’inizio della campagna olivicola – ha detto il presidente di Coldiretti Basilicata, Piergiorgio Quarto – e le incertezze e le ansie non provengono dalla qualità o dalla quantità del buon olio italiano, ma dalle truffe e dalle speculazioni del settore che favoriscono la provenienza di oli extracomunitari spacciati per italiani».

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Al ristorante sono fuorilegge tre contenitori di olio su quattro (76%) che non rispettano l’obbligo del tappo antirabbocco entrato in vigore quasi 2 anni fa con la legge europea 2013 bis, approvata dal Parlamento, che prevede anche sanzioni per chi non usa oliere con tappo antirabbocco che vanno da uno a ottomila euro e la confisca del prodotto».

«Gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti – ha aggiunto il direttore di Coldiretti Basilicata, Francesco Manzari – devono essere presentati in contenitori etichettati conformemente alla normativa vigente, forniti di idoneo dispositivo di chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non ne permetta il riutilizzo dopo l’esaurimento del contenuto originale indicato nell’etichetta. Si tratta di una tutela per produttori, consumatori ed anche per i ristoratori rispetto dalla concorrenza sleale di chi spaccia come extravergine italiano un prodotto importato di bassa qualità».

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