L'impianto di estrazione di Val D'Agri
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È già salita a 126milioni di euro la conta delle royalty versate da Eni nelle casse di Regione Basilicata e comuni lucani per le estrazioni di petrolio nel 2021. Ma all’appello mancano ancora 10 milioni destinati da Eni all’amministrazione regionale di royalty sul gas. E una quindicina di milioni ancora, sempre per la quota gas, dovrebbero essere ripartiti dalle altre compagnie operanti sul territorio, Shell, Total e Mitsui. A beneficiarne la stessa amministrazione regionale e i comuni dove insistono gli impianti di estrazione.
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ENI AGGIORNA LE CIFRE DELLE ROYALTY PAGATE ALLA REGIONE BASILICATA
Ad aggiornare le cifre è stata direttamente Eni. E lo ha fatto, replicando a una richiesta di chiarimenti del Quotidiano del Sud sui dati pubblicati nei giorni scorsi dall’ufficio minerario del Ministero della transizione ecologica (Unmig).
Rispetto a un aumento sull’anno precedente del 13% (da 9.561.000 euro a 10.879.000 euro) delle royalty versate dalla compagnia del cane a sei zampe ai comuni della Val d’Agri, infatti, la tabella ministeriale evidenziava un calo del 6,4% (da 40.254.000 a 37.671.000 euro) di quelle pagate alla Regione.
Di qui l’esigenza di precisare che: «il dato riportato nella tabella Unmig “Gettito royalties – Anno 2022 Proventi delle royalties applicate alle produzioni idrocarburi dell’anno 2021” è (…) parziale in quanto aggiornato al 30/06/2022». Mentre al 31 agosto «i versamenti di competenza 2021 effettuati alla Regione Basilicata nel 2022» sono saliti «a 47.135.924,02 euro».
UNA CIFRA ANCORA NON DEFINITIVA, IN ARRIVO ALTRO DENARO
«Si ricorda, peraltro – prosegue la replica di Eni al Quotidiano del Sud -, che i versamenti previsti nel 2022 (competenza 2021) non sono conclusi». Ciò in quanto ai «47,1 milioni di euro vanno aggiunti gli importi relativi alle aste gas da agosto a ottobre 2022, stimati in circa 10 milioni di euro».
«Infatti – prosegue la compagnia – sulla base della delibera Regionale 431/2009, le aliquote royalties gas dovute alla Regione Basilicata (a partire dal 2008) vengono valorizzate all’indice QE (quota energetica del costo della materia prima gas), espresso in euro per MJ (mega joule, ndr). Determinato dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, pubblicato ogni anno nel mese di marzo/aprile dell’anno successivo)». Royalties «versate, in acconto, il 30 giugno dell’anno successivo a quello cui le produzioni si riferiscono, e successivamente negoziate in asta presso il mercato regolamentato».
«L’eventuale maggior valore ricavato in asta rispetto alla valorizzazione al QE – conclude Eni – viene versato alla Regione a conguaglio».
Insomma, per avere delle cifre certe sulle royalty per il gas estratto in Basilicata tocca aspettare l’esito di queste aste. Aste che «si tengono a partire dal mese di agosto fino al gennaio dell’anno successivo». E solo in seguito, sui valori ottenuti, si può calcolare quel 10% di royalty che spettano alla Regione Basilicata (5,5% più un altro 3% “girato” dallo Stato) e comuni (1,5%).
IL CALCOLO DELLE ROYALTY SUL PETROLIO
Per le royalty del petrolio, invece, la legge prevede un meccanismo di calcolo molto più semplice, che è quello basato sulla «media ponderale dei prezzi di vendita (…) fatturati nell’anno di riferimento». Per avere una cifra su cui calcolare quanto spetta a Regione e comuni, quindi, basta moltiplicare questa media ponderale per i quantitativi estratti. Dopodiché i relativi versamenti vanno effettuati «entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello cui si riferiscono le aliquote».
I dati sulle royalty riferite alla produzione di petrolio 2021, aggiornati sulla base di quanto precisato da Eni e senza considerare ancora la quota gas, evidenziano già una crescita dei versamenti a Regione Basilicata e comuni lucani da 93.445.000 euro a 126.146.000 euro (+34%). Al netto del 3% di royalty riconosciute allo Stato che poi questi dovrebbe “girare” alla Regione.
Nonostante la fermata per quasi due mesi delle estrazioni in Val d’Agri per la manutenzione decennale degl impianti.
A spingere in alto le cifre è stato il rialzo del prezzo del barile. Ma anche il graduale incremento delle estrazioni nel secondo campo minerario lucano in ordine di grandezza, quello di Tempa Rossa. Qui i pozzi hanno iniziato a pompare petrolio e gas nell’estate del 2020. Considerato, l’aumento dei prezzi registrato a partire da gennaio a causa delle tensioni internazionali, è probabile che nel 2023 possa vacillare il record del 2014. All’epoca le royalty versate a Regione e comuni lucani toccarono quota 185milioni di euro.
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