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POTENZA – Stop alle estrazioni di petrolio e gas a Corleto Perticara fino a quando non si saprà cosa si può per evitare i malfunzionamenti del centro olio Tempa rossa.
Lo ha disposto ieri il dirigente dell’ufficio compatibilità ambientale della Regione, Giuseppe Galante, notificando alla compagnia francese Total una diffida dal «perpetrare le irregolarità contestate» nel funzionamento dell’impianto, che è al centro del suo programma di estrazioni nella valle del Sauro. Con annesso ordine, perché «anticipi la fermata generale dedicata del Centro Olio Tempa Rossa, programmata per aprile 2021, finalizzata all’attuazione degli interventi di criticità già individuati ed implementabili sulla base degli esiti dello studio di affidabilità in corso».
Quindi: «proceda alla sospensione delle attività con interruzione immediata dell’emungimento da tutti i pozzi della concessione e blocco dell’impianto Centro Olio Tempa Rossa, nel rigoroso rispetto delle norme in materia di polizia mineraria, di sicurezza degli impianti e di protezione ambientale». Infine «fornisca, entro ventiquattro ore (…) assicurazioni della sospensione dell’attività», e «trasmetta, nei tempi tecnici strettamente necessari e comunque entro dieci giorni (…) il crono programma con il dettaglio delle attività che verranno implementate, corredato delle autorizzazioni previste dalle norme di settore».
Alla base del cartellino rosso sventolato da via Verrastro al colosso francese dell’energia ci sono, ancora una volta, le criticità nel funzionamento del centro olio segnalate dall’accensione della torcia di sicurezza dell’impianto. Cosa che nelle ultime notti si è ripetuta in maniera costante creando un notevole allarme soprattutto tra la popolazione residente delle aree più vicine.
La Regione ha preso atto, in particolare, di una serie di auto-segnalazioni trasmesse dalla compagnia.
La prima, datata 3 marzo, parla di «un malfunzionamento ad un’elettrovalvola che ha interrotto il flusso d’aria all’attuatore pneumatico della valvola di ingresso alla colonna di adsorbimento, provocandola chiusura della stessa e dirottando, la corrente dei gas in uscita dal Claus, dalla sezione di Trattamento Gas di coda direttamente all’inceneritore provocando conseguentemente il superamento dei limiti emissivi».
L’8 marzo, invece, viene registrata «la chiusura improvvisa della valvola di ingresso alla colonna di assorbimento», che avrebbe provocato l’arresto della sezione di trattamento gas di coda, dirottando, la corrente dei gas in uscita dal claus, direttamente all’inceneritore provocando il superamento dei limiti».
Infine il 20, il 21, il 22 e martedì 23 marzo, sono segnalati «anomalie, malfunzionamenti e superamenti dei valori limite di emissione in atmosfera ai punti E1A, E1B (turbogeneratori a gas, Unità 64)), E2 (termodistruttore, Unità 33), E3a (Caldaia ausiliaria, Unità 68)». Malfunzionamenti attribuiti «a problemi al turbogas dovuti all’intasamento dei filtri dell’aria», che hanno provocato una riduzione della disponibilità di energia elettrica quindi «l’arresto dei compressori di esportazione gas naturale e del ciclo frigorifero».
«Per evitare il fenomeno di visibilità della fiamma in torcia, la società ha proceduto alla chiusura dei pozzi con maggiore tenore di gas limitando la produzione». E’ ancora evidenziato dalla Regione. «Ciò nonostante si è verificato l’arresto dei compressori di secondo stadio e di conseguenza di tutta la sezione di trattamento gas, compresa l’unità di recupero zolfo».
Infine, da via Verrastro, evidenziano che Total ha anche già effettuato un arresto volontario della sezione di trattamento gas dell’impianto, in quanto a seguito del ri-avviamento del 20 marzo 2021 ha osservato un malfunzionamento dell’attuatore di una valvola in uscita dall’unità 32 di addolcimento gas ed ha ridotto la produzione». Ma la sostituzione di un componente «per il ripristino delle normali condizioni operative» non avrebbe portato al risultato richiesto.
Nella determina a firma dell’ingegnere Galante si ricorda che agli inizi di marzo la Regione aveva concordato con la Total, e con le altre compagnie della concessione «Gorgoglione», Shell e Mitsui, una «fermata generale dell’impianto per un’attività manutentiva sostanziale», successiva a uno studio sugli interventi da realizzare per la messa in sicurezza dell’impianto. Ma «gli eventi legati agli attuatori possono essere risolti definitivamente solo in regime di fermata e che pertanto, permangono situazioni di instabilità dell’impianto da cui potrebbero derivare eventi nocivi per la salute e l’ambiente».
Pertanto va considerato prevalente un principio di precauzione.
La messa in esercizio definitiva del Centro olio Tempa Rossa era avvenuta nello scorso mese di dicembre dopo oltre un anno di prove di produzione
La costruzione dell’impianto, invece, era iniziata nel 2012, quando il colosso italiano dell’ingegneria Tecnimont ottenne la commessa per la progettazione e la costruzione di unità di processo e delle utilities (sistemi e impianti elettrici, idraulici e altro) del centro petrolifero di Corleto, nonchè il trattamento di acqua e di gas associato, il deposito per lo stoccaggio del Gpl, gli impianti di superficie sulle teste pozzo, gli allacciamenti tubature con la rete Snam Rete Gas e con l’oleodotto della Raffineria di Taranto. Al prezzo di per qualcosa come 500 milioni di euro.
Il grosso dei lavori in questione sarebbero finiti 6 anni dopo, nel 2018.
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