La fiaccola di sicurezza di Tempa Rossa
4 minuti per la letturaPOTENZA – «La chiusura è stata una decisione di Total in linea con le nostre sollecitazioni per evitare che la questione prendesse una piega ancora peggiore. Ma non c’è stato né ci poteva essere alcun tipo di transazione con la compagnia su tutti gli altri aspetti della questione, che restano impregiudicati. Sia i procedimenti sanzionatori in corso per gli ultimi superamenti delle soglie di emissione registrati, sia la responsabilità per i danni provocati, in termini di calo delle royalty attese, dallo stop alle estrazioni».
Sgombra il campo da ogni possibile dietrologia l’assessore regionale all’Ambiente, Gianni Rosa, dopo l’annuncio della prossima fermata del centro olio di Total a Corleto Perticara. Col blocco delle estrazioni di petrolio e gas andate a regime non più tardi di 3 mesi fa.
Che sta succedendo a Corleto?
«Mi pare evidente che in maniera del tutto inattesa l’impianto stia dimostrando una certa debolezza. Le fiammate sono una conseguenza di questa debolezza, perché si accendono quando entra in funzione il sistema di sicurezza che per evitare problemi peggiori convoglia tutto il gas presente nelle tubature verso la fiaccola e lo brucia. Questi sono i fatti che nonostante gli interventi piccoli o grandi della compagnia, come li si voglia considerare, continuano a manifestarsi. Di fronte a tutto ciò dalla Regione abbiamo evidenziato l’opportunità di mettere mano in maniera più importante sull’impianto prima che la situazione, dal nostro punto di vista, prendesse una piega peggiore».
Intende dire prima di un ordinanza regionale di sospensione dell’autorizzazione alla produzione?
«Certo. Ma le procedure in corso andranno avanti e nel caso porteranno comunque ad altre sanzioni. Non c’è stata alcuna transazione sulle questioni sanzionatorie. Per il resto non sarebbe cambiato nulla, nella sostanza, se avessimo agito con un’ordinanza. Per fermare l’impianto sarebbero comunque occorse diverse settimane. Ora ci aspettiamo che questo tempo che abbiamo davanti fino al blocco vero e proprio servirà per effettuare uno studio di affidabilità dell’impianto e a mettere nero su bianco tutte criticità esistenti, programmando anche gli interventi che andranno fatti dopo lo spegnimento. Con l’approvvigionamento dei materiali e del personale necessario. La speranza è che una volta fatto quello che c’è da fare nel minor tempo possibile sia tutto a posto.
Ma se a marzo c’è la necessità di effettuare questi interventi sull’impianto, come è stato possibile, lo scorso dicembre, dare il via libera all’entrata a regime delle attività e alla fine delle prove di produzione?
«Tecnicamente non saprei. Ma so che le prove di produzione dovevano durare sei mesi e invece si sono protratte per un anno. Forse è proprio andando a regime che l’impianto ha manifestato i suoi limiti».
La sorprende il sostanziale silenzio della minoranza in Consiglio regionale, che aveva sollecitato con insistenza un’azione più energica della Regione su Total?
«Qua la linea è una e ed è molto semplice. Non abbiamo voglia di intervenire soltanto dopo la scoperta di uno sversamento da 400 tonnellate di greggio nel terreno. Se c’è una fiammata ogni 10 giorni vuol dire che c’è un problema da risolvere. E credo che se Total ha accettato di fermare le macchine forse la consapevolezza che qualcosa non va non l’abbiamo soltanto noi».
E i danni chi li paga? Ci sono investimenti già programmati con le risorse attese dalla royalty del petrolio che non verrà estratto durante la fermata.
«Questo è il motivo per cui è meglio curare l’ammalato adesso, ai primi sintomi, invece di aspettare, in maniera sconsiderata, che il quadro clinico peggiori. Il punto è limitare al massimo il problema. Non è forse meglio perdere adesso due mesi di royalty, rispetto al rischio di dover far fronte a problemi molto maggiori più avanti, anche per l’ambiente. Dico due mesi ma ovviamente potrebbero essere di più, dipende dal tempo che serve per lo studio di affidabilità».
Non è che c’è un accordo per cui la compagnia chiude, adesso, e la Regione rinuncia a chiedere i danni?
«Assolutamente no. E’ impregiudicato il diritto della Regione a rivalersi per i danni provocati da una fermata della produzione per ragioni che non dipendono dalla Regione stessa né da da cause non preventivabili. Nell’accordo con Total sulle compensazioni ambientali abbiamo inserito, dopo una lunga negoziazione, una clausola che fissa proprio questo principio per cui le compensazioni dovute alla Regione non maturano soltanto quando la produzione si ferma per cause eccezionali, come terremoti ed eventi straordinari. In casi come questo, invece, le compensazioni continuano a maturare. Anche se le royalty sono regolate per legge credo che il principio possa essere esteso anche a loro».
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