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POTENZA – L’arrivo della tempesta Ciara colpisce anche l’Italia, dove per effetto dei cambiamenti climatici sono aumentate del 44% le tempeste di vento nell’ultimo anno e nel Sud si soffre la siccità in un inverno bollente segnato dalla mancanza di precipitazioni significative. È quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti sulla base dei dati relativi all’Eswd (European severe weather database), la banca dati degli eventi meteo estremi. «Il maltempo con le raffiche violente – sottolinea la Coldiretti – ha scoperchiato edifici e abbattuto alberi al Nord, mentre al Sud si fanno i conti con l’allarme siccità che si estende dalla Puglia alla Basilicata, dal Molise alla Sardegna fino in Sicilia».
«La natura è in tilt a macchia di leopardo lungo la Penisola dove – riferisce la Coldiretti – si sono verificate fioriture anticipate delle mimose in Liguria e dei mandorli in Sicilia e Sardegna, dove inizia a sbocciare anche qualche pianta da frutto, ma in Abruzzo sono in fase di risveglio, con un anticipo di circa un mese, gli alberi di susine, pesche, mentre gli albicocchi in Emilia e in Puglia hanno già le gemme, che si stanno addirittura aprendo nei noccioleti del Piemonte. Un clima pazzo che non aiuta certamente la programmazione colturale in campagna, ma espone le piante anche al rischio di gelate nel caso di brusco abbassamento delle temperature con conseguente perdita delle produzioni e del lavoro di un intero anno».
L’agricoltura, conclude la Coldiretti, è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con sfasamenti stagionali ed eventi estremi che hanno causato una perdita in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio tra produzione agricola nazionale, strutture e infrastrutture rurali. In Sicilia nell’agrigentino i campi sono aridi e i semi non riescono neanche a germinare, mentre in Puglia – continua la Coldiretti – la disponibilità è addirittura dimezzata in 12 mesi con circa 140 milioni di metri cubi contro i 280 di un anno fa, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Anbi, mentre in Basilicata mancano all’appello circa 2/3 delle risorse idriche disponibili rispetto a febbraio 2019 e oggi sono pari a 257 milioni di metri cubi, ovvero 162 milioni di metri cubi in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Un’emergenza che è stata al centro di un incontro della Coldiretti lucana perché rappresenta «un grave pericolo per l’agricoltura di qualità dell’intero territorio provinciale e in particolare del metapontino, quale zona maggiormente vocata alla produzione di colture frutticole e orticole».
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