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« I dializzati non sono scarti sociali», in Basilicata i pazienti sono infuriati con la Regione. Problemi sul trasporto pazienti, carenza di personale e chiusura delle strutture. La denuncia dell’Aned.
MATERA – «Sono ancora tante le questioni irrisolte ma la Regione rifiuta di confrontarsi con con noi» A denunciarlo, in una nota, è Donato Andrisani, segretario regionale dell’Aned (l’Associazione emodializzati, dialisi e trapianto) Basilicata sottolineando che « i dializzati non sono scarti sociali».
L’Aned lucana elenca quindi «alcuni dei problemi che abbiamo segnalato più volte all’assessore alla sanità Fanelli e al direttore generale del dipartimento sanità regionale Bortolan: il trasporto dei dializzati, la carenza non più sostenibile di personale medico e infermieristico nelle nefrologie e dialisi pubbliche, la chiusura del laboratorio di tipizzazione per i trapianti dell’ospedale di Matera e le difficoltà dei pazienti lucani di essere inseriti in lista di attesa trapianti, l’applicazione del Piano diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) per l’insufficienza renale, la prevenzione e diagnosi precoce delle malattie renali, la necessità di ristrutturare alcuni centri dialisi, in particolare Villa d’Agri e Rionero in Vulture».
Problemi segnalati «ma senza ricevere nessuna risposta da parte loro, neanche a una richiesta di incontro urgente del 22 giugno scorso – evidenzia Andrisani -. Eppure avevamo incontrato Bortolan sul finire dello scorso anno, all’indomani della sua nomina a direttore generale, e ci aveva manifestato l’intenzione di voler affrontare in maniera definitiva proprio la questione del trasporto delle persone in trattamento dialitico, dopo la misera vicenda vissuta dai dializzati di Matera.
Nel febbraio scorso -ricostruisce – abbiamo inviato per Pec, sia all’assessore Fanelli che a Bortolan, le nostre proposte di linee guida sul trasporto dei dializzati, un documento importante con l’indicazione di alcuni principi fondamentali: il trasporto dei dializzati deve essere considerato una prestazione sanitaria compresa nei Lea e parte integrante della cura; i rimborsi spese viaggio devono essere riconosciuti ai pazienti che autonomamente (pochi) raggiungono il centro dialisi e a coloro che si fanno accompagnare (tanti) dai propri familiari;
nel caso di emodializzati in condizioni di non autosufficienza o che non sono nella possibilità di utilizzare il mezzo proprio o non hanno la disponibilità di familiari o caregiver, o nel caso di pazienti positivi al virus Sars Covid-19, le aziende sanitarie si fanno carico dell’organizzazione e dell’effettuazione del trasporto attraverso propri idonei mezzi sanitari o affidandone la gestione all’esterno; il fornitore del servizio di trasporto è tenuto a non chiedere integrazioni di costi ne alcunché al paziente trasportato».
L’Aned Basilicata spiega che queste proposte «sono già state adottate diversi anni fa dalle regioni Emilia Romagna e Lazio con proprie linee guida e, recentemente, anche dalla Regione Calabria con un proprio regolamento. Occorre ricordare – aggiunge Andrisani – che in Basilicata le due aziende sanitarie di Matera e Potenza hanno adottato soluzioni non molto differenti ma accomunate da una prassi sbagliata che pone in capo al malato la funzione di committente.
L’Asm con delibera n. 32 del 27/1/2023 ha individuato le associazioni che effettuano il servizio di trasporto, ha pattuito con essi le relative tariffe e gli stessi operatori dovranno rapportarsi con i pazienti non l’Asl, legame che colloca inevitabilmente i dializzati in posizione di subalternità.
L’azienda sanitaria di Potenza con una vecchia delibera n. 1054 del 28/10/2010 aveva fissato un tetto massimo di rimborso anche nei casi in cui la L.R. 42/2009 prevede il rimborso integrale della spesa, ma nel corso degli ultimi 5-6 anni si sono verificate delle anomalie. Alcune ditte di trasporto chiedono ai pazienti un’integrazione dei costi, ossia la differenza fra le tariffe praticate dalle stesse ditte e quanto rimborsato dall’Asp».
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