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POTENZA – Carenza di personale, di ambulanze operative sul territorio, necessità di garantire agli operatori le ferie estive. L’emergenza sanitaria davvero non ci ha insegnato nulla: invece che investire sulla sanità e sugli operatori del settore, ancora una volta si porta al collasso un ambito fondamentale. «Una situazione disastrosa», la definiscono Giuliana Pia Scarano e Sandra Guglielmi della Fp Cgil.
«Una, due ambulanze con medico a bordo su tutta la provincia – spiegano – postazioni chiuse per carenza di infermieri e impossibilità a fare i turni (nella notte tra domenica e lunedì ben 4 postazioni India chiuse), difficoltà a trovare ambulanze libere per gli interventi (qualche giorno fa è dovuta partire un’ambulanza da Irsina per un soccorso su Potenza). Alle numerosissime chiamate “ordinarie”, che nel periodo estivo si intensificano, si aggiungono le tante e spesso improprie chiamate per Covid. I pazienti, riscontrando sempre maggiori difficoltà a contattare le Usco, trovano nel 118 la soluzione».
«A intervenire – nella quasi totalità dei casi per la carenza, quasi assenza, potremmo dire, dei medici – sono le ambulanze infermieristiche. Senza valutazione medica, gli infermieri, nella stragrande maggioranza dei casi, si trovano costretti a ospedalizzare su Potenza o su Matera, impegnando per diverse ore i mezzi, poiché bisogna considerare, oltre al tragitto andata e ritorno, anche i tempi per la sanificazione. Ciò comporta anche un incremento di ricoveri evitabili». Il livello di stress in centrale operativa è elevatissimo, con gli operatori che faticano a gestire le esigue risorse umane e di mezzi.
«A tutto ciò – continua la Cgil – si aggiunga l’emersione di sempre nuovi e più numerosi casi di Covid tra il personale. Il Deu è al collasso e servono interventi urgenti per mettere in sicurezza pazienti e operatori sanitari».
Come risolvere questa drammatica situazione? «Partendo dalla stabilizzazione del personale convenzionato – suggerisce il sindacato – facendo ogni sforzo possibile affinché questi professionisti non solo arrivino, ma non vadano via. È imprescindibile porre attenzione al personale del comparto. Abbiamo da un lato il personale che ha maturato i requisiti per la stabilizzazione Covid e se è pur vero che la Regione ha stabilito i criteri per l’assunzione di questo personale, proprio nell’Asp si rischia, almeno per il 2022, di non poter stabilizzare se non un esiguo 10%, spingendo professionisti formati a lasciare l’azienda per soluzioni di stabilità più rapide. Avevamo posto criticità alla Regione sui numeri, ma siamo rimasti inascoltati».
Contestato anche un altro bando dell’Asp, con personale, come quello interinale, che non è stato proprio tenuto in considerazione per criteri di stabilizzazione e per alcuni dei quali (gli autisti di ambulanza) sono state chieste modifiche. «Una miriade di problemi – concludono Scarano e Guglielmi – che se non affrontati con immediatezza e decisione, rischiano di fare esplodere il sistema in un periodo in cui bisogna fare i conti con ferie estive, una intensificazione delle richieste di soccorso legata anche al turismo e agli eventi estivi e un inaspettato exploit di casi Covid. Chiediamo la convocazione di un incontro con la Regione Basilicata e l’azienda sanitaria per provare ad affrontare e dirimere le gravi criticità segnalate, per provare a ridare la giusta serenità e stabilità lavorativa al personale e una adeguata assistenza ai lucani». E anche Raffaele Pisani, della segreteria regionale Uil Fpl, chiede che il presidente della Regione, Vito Bardi, e l’assessore alla Salute, Francesco Fanelli, valutino «una rivisitazione complessiva del dipartimento di Emergenza Urgenza 118 di Basilicata».
«Questa vicenda si inquadra, purtroppo, all’interno di un sistema che è diventato sempre più precario – dice Pisani – e in costante emergenza. Il rischio è che i cittadini lucani non siano a pieno tutelati da un servizio indispensabile come quello del 118 e che gli operatori siano soggetti a disagi di ogni genere, come l’impiego del personale in sedi diverse da quella di assegnazione, il costante ricorso al lavoro straordinario come fattore ordinario di programmazione dei turni, turni di servizio non improntati attorno a un equilibrio tra le esigenze operative ed il benessere degli operatori, pronta disponibilità (reperibilità) attivata per garantire interventi assistenziali non urgenti e programmabili». Pisani parla di situazioni particolarmente gravi nel Potentino e nel Vulture, «dove le ambulanze ormai riescono a fatica a far fronte alle chiamate in arrivo nella Centrale operativa di Potenza».
«Tutto ciò – conclude la Uil – è la conseguenza di una inerzia delle istituzioni che avrebbero dovuto provvedere agli interventi di riorganizzazione anche attraverso la riattivazione di forme incentivanti, ormai soppresse dal 2008 e al potenziamento della rete di emergenza, così come scritto nella legge regionale n. 21 del 1999 che istituì Basilicata Soccorso. Occorre perciò un intervento più deciso delle istituzioni preposte affinché si esca da questa continua emergenza e si dia un’organizzazione efficace ed efficiente al DEU 118».
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