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Il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi

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Il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, torna sul caso Nicastro e le presunte corsie privilegiate di accesso ai tamponi

POTENZA – Quando si è venuto a sapere della positività al covid 19 del prefetto di Matera, Rinaldo Argentieri, «tutti» i presenti a una riunione tenutasi qualche giorno prima nel Palazzo del governo di Potenza «sono stati sottoposti» al tampone diagnostico. Ma «non certo perché “vip”». Dal momento che «era un obbligo, cui nessuno poteva sottrarsi».

È quanto dichiarato, ieri, dal governatore Vito Bardi, tornando sulle circostanze emerse dalle indagini dei pm di Potenza sulla morte per covid, agli inizi di aprile 2020, del giornalista Antonio Nicastro, e dell’imprenditore Palmiro Parisi, entrambi potentini. Bardi, che ieri mattina mattina era stato sollecitato a chiarire l’accaduto anche dai consiglieri Pd, Roberto Cifarelli e Marcello Pittella, e dal segretario regionale del Pd, Raffaele La Regina, ha parlato di «una vicenda molto delicata e anche dolorosa, perché riguarda due persone che sono scomparse e le relative famiglie». Quindi ha spiegato della riunione in prefettura, a Potenza, della notizia del contagio di Argentieri, e dei test a cui sarebbero stati sottoposti «tutti i partecipanti» all’incontro: «per limitare l’eventuale diffusione del contagio».

«Mi preme anche evidenziare – ha aggiunto Bardi – che i tamponi, dato l’elemento emergenziale, sono stati effettuati personalmente dal direttore sanitario dell’Asp, che ringrazio, non sottraendo in tal modo personale sanitario alla normale attività in favore dei cittadini. Non sono stati nemmeno “sottratti” tamponi ai cittadini, data la notevole disponibilità e considerando anche che all’epoca il laboratorio del San Carlo processava meno tamponi rispetto alle sue capacità». Il governatore ha poi ricordato di aver ricevuto il suo vaccino «previa prenotazione in piattaforma, come tutti i lucani». «È tutto agli atti. Tutto trasparente». Ha proseguito. «È il mio modo di intendere il servizio alle istituzioni».

Bardi, infine, si è soffermato sui possibili sviluppi di un’altra inchiesta, quella sull’ex sindaco di Ruoti Angelo Salinardi, e gli accertamenti su una partita di mascherine che quest’ultimo avrebbe voluto “piazzare” alla Regione Basilicata. Accertamenti ancora in parte coperti da segreto istruttorio, che hanno condotto gli inquirenti sulle tracce di alcuni di presunti intermediari di Salinardi e dei loro possibili interlocutori negli uffici di via Verrastro. Incluso il suo ex segretario particolare, Mario Araneo, licenziato a ottobre dell’anno scorso dopo le rivelazioni del Quotidiano del Sud sulla presenza del suo nome tra quelli di quanti avrebbero “saltato” la fila per il vaccino. Durante la prima fase della campagna di immunizzazione.

«Esiste una sola gara della Stazione unica appaltante della Regione Basilicata, che è possibile ritrovare on line, aggiudicata in favore di una società dopo una normale procedura». Così il governatore, escludendo l’affare immaginato da Salinardi sia mai andato in porto. «Non ci sono stati altri acquisti da parte della Regione». Ha proseguito Bardi. «Ulteriori dpi (dispositivi di protezione individuale) sono stati forniti direttamente dal Commissario di governo alla Regione Basilicata». «Mi auguro – ha concluso il governatore – di aver contribuito a fare chiarezza su una vicenda delicata, nel nome della trasparenza, della legalità e della correttezza, valori che hanno sempre contraddistinto il mio agire all’interno delle Istituzioni».

Cifarelli e Pittella, ieri mattina, avevano commentato quanto pubblicato sul Quotidiano del Sud a proposito della morte di Nicastro e i 34 “vip” che lo avrebbero scavalcato nell’attesa di un tampone diagnostico denunciando un «odioso privilegio», e la presenza di «un’ennesima pesante ombra sulla gestione lucana della pandemia».

Di qui la richiesta di riferire in Consiglio regionale, e l’invito a non «scherzare» su quel «legame indissolubile tra etica ed estetica di tutti coloro che ricoprono incarichi di natura pubblica» evocato da Bardi in uno dei suoi ultimi interventi all’interno del parlamentino lucano.

Dura anche la presa di posizione del giovane segretario democratico, La Regina, che oltre alla vicenda dei tamponi “vip”, ha ricordato l’attesa – delusa – per la nuova giunta regionale, e la revoca dell’incarico del direttore generale dell’Arpab, Antonio Tisci, denunciato dai carabinieri per violazione dell’isolamento fiduciario dopo essere stato trovato in ufficio nonostante la positività al covid. Una vicenda, quella di Tisci, che secondo alcune fonti della giunta regionale potrebbe definirsi nel giro entro la fine della settimana, dopo il deposito delle controdeduzioni del dg, già sospeso dall’incarico, alle contestazioni mossegli dalla presidenza.

«La credibilità è una cosa importante – ha dichiarato La Regina –, noi lucani non abbiamo l’anello al naso». Nell’inchiesta sulle morti di Nicastro e Parisi i pm potentini non muovono contestazioni di alcun tipo a Bardi e agli altri che sarebbero stati sottoposti al test prima del giornalista potentino. Inclusi l’ex direttore generale del dipartimento Salute, Ernesto Esposito, altri 3 membri della giunta regionale, Francesco Fanelli, Donatella Merra (entrambi della Lega) e Gianni Rosa (FdI), e personale amministrativo di Regione, Azienda sanitaria di Potenza e Crob.

Piuttosto hanno ipotizzato un’omissione di atti d’ufficio al direttore sanitario dell’Asp, Luigi D’Angola, e al direttore del reparto di igiene e sanità pubblica della stessa Asp, Michele De Lisa, che avrebbero firmato le richieste di quei tamponi senza documentarne i motivi.

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