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Città in zona rossa

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Nove avvocati lucani hanno annunciato un ricorso al Tar Basilicata contro le restrizioni imposte dalla zona rossa.

In particolare, i legali, chiedono l’annullamento dell’ordinanza del ministero della Salute (la numero 50 del 28 febbraio) che estende la zona rossa all’intera regione e l’ordinanza regionale numero 5 del 27 febbraio che impone la didattica a distanza nelle prime medie e nelle scuole primarie.

Le misure restrittive, secondo gli avvocati, andrebbero ponderate alle diverse situazioni di emergenza, perché “dai dati dei bollettini epidemiologici pubblicati quotidianamente dalla task force istituita dalla Regione Basilicata risulta una situazione sanitaria assai variegata, che non può essere regolata in maniera uniforme, applicando ovunque le stesse regole restrittive, così come hanno fatto il Ministro della Salute ed il Presidente della Regione Basilicata coi provvedimenti impugnati”.

Alcuni comuni lucani, continuano gli avvocati, dall’inizio dell’epidemia alla data del 26 febbraio 2021, hanno avuto pochissimi contagi, inferiori a dieci unità: Teana (3); San Paolo Albanese (2); San Chirico Raparo (3); Campomaggiore (9); Noepoli (3); Oliveto Lucano (6); Calvera (6); Castronuovo (6); Savoia di Lucania (5); Craco (5); Cersosimo (5); Brindisi Montagna (7); Armento (3); Missanello (3); Colobraro (6); Guardia Perticara (3); Castelluccio Superiore (1); Carbone (1).

Nei 10 giorni precedenti, invece, dal 17 al 26 febbraio, nei comuni di San Fele, Tramutola Trecchina e Vietri di Potenza non si sono verificati nuovi contagi.

Fino al 27 febbraio 2021, sottolineano, “i ricoverati per Covid-19 nell’intera regione sono appena 89, di cui solo 7 in terapia intensiva” tanto che anche il presidente della Regione, ricordano, il 27 febbraio aveva dichiarato che “la situazione in Basilicata è decisamente sotto controllo. Infatti resta la regione d’Italia con la più bassa percentuale di occupazione di posti letto per covid (6% in terapia intensiva ed appena 20% in malattie Infettive) ciò vuol dire che si intercettano tutti i sintomatici in tempo tanto da riuscire a curarli in tempo a domicilio”.

Sottolineano inoltre che andava considerata la vastità del territorio lucano e la densità della sua popolazione, tra le più basse d’Italia.

“E’ evidente – concludono – che non vi è alcuna ragione, logica e giuridica, per applicare all’intero territorio regionale lucano le medesime misure di contenimento e che le stesse debbano essere differenziate comune per comune”.

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