X
<
>

Le regole da seguire

Share
4 minuti per la lettura

POTENZA – Dai divieti minimi della zona gialla a quelli più stringenti per le zone rosse. Senza passare per nemmeno una settimana da “osservati speciali”, con le misure intermedie previste per le zone arancioni.
E’ questo il verdetto arrivato ieri sera, un po’ a sorpresa, dal ministero della Salute guidato dal lucano Roberto Speranza.

A far scattare la prima volta in zona rossa della Basilicata, con la stretta su spostamenti, attività economiche e scuola (destinata a durare per almeno due settimane), sono stati i dati raccolti nell’ultimo report del venerdì dell’Istituto superiore di sanità (Iss), sull’andamento della pandemia da covid 19 in Italia.
In sette giorni, infatti, l’indice di contagiosità (Rt) calcolato sulla scorta delle informazioni trasmesse dalla Regione è salito, da 1,03 a 1,51, secondo l’ultima stima «puntuale» disponibile (datata 10 febbraio). Il valore medio sugli ultimi 14 giorni per cui sono disponibili informazioni (27 gennaio – 09 febbraio), invece, ha raggiunto quota 1,37 contro una media italiana dello 0,99.

Ma a pesare nelle valutazioni dell’Iss ci sarebbe stata anche la scoperta, nei giorni scorsi, del primo focolaio di variante inglese in Basilicata, nel comune di Corleto. E l’incertezza sull’esito dei test in corso su altri tre campioni inviati a Roma, relativi ad altrettanti focolai sospetti.
Di qui la decisione intervenire nella maniera più incisiva possibile. Come in Basilicata non era stato fatto nemmeno durante il picco della seconda ondata epidemica, agli inizi di novembre, quando l’indice Rt era salito a 1,99. Senza alcun riguardo per una serie di dati in controtendenza. Su tutti un livello molto basso di pressione ospedaliera, con appena il 6% dei posti letto occupati in terapia intensiva contro una media nazionale del 24%. O ancora l’incidenza dei nuovi contagi scoperti che negli ultimi 14 giorni considerati si è fermata a 218 ogni 100mila abitanti contro una media italiana di 284. Un dato migliorato soltanto da Sardegna (70), Valle d’Aosta (97), Calabria (117) e Veneto (204).

Le nuove restrizioni, che entreranno in vigore lunedì e si potranno almeno per 2 settimane, sono state confermate, ieri in serata, dal governatore Vito Bardi.
Il generale ha parlato di «un sacrificio in qualche modo inaspettato, per tanti cittadini e operatori economici lucani, che abbiamo il dovere di onorare per piegare una volta per tutte la curva dei contagi e uscire dall’incubo della pandemia».

«Lo dobbiamo fare – ha aggiunto Bardi – per i nostri cari, per la nostra comunità e per i medici e gli infermieri, a cui va la nostra infinita riconoscenza, impegnati in prima linea nella lotta al Covid-19” aggiunge il presidente».
Quindi ha ricordato che «nelle zone rosse non è possibile spostarsi nemmeno all’interno del proprio comune, ma solo per motivi di lavoro, necessità e salute». Inoltre «la didattica a distanza è prevista a partire dalla seconda media e tanti esercizi commerciali, per il tempo richiesto, dovranno purtroppo riorganizzarsi».
All’annuncio della zona rossa lucana non sono mancate, come prevedibile, una serie di voci critiche sull’operato della Regione nella gestione dell’emergenza sanitaria. Come quella del sindaco di Tursi, Salvatore Cosma, che ha denunciato «inadempienze» da parte dell’unità di crisi anti virus di via Verrastro. Mentre un ex componente della stessa unità di crisi come Vincenzo Barile, dimessosi in polemica dopo una serie di scontri interni, ha ricordato che «l’epidemia non si combatte attendendo gli eventi» ma con «impegno, visione, competenza, organizzazione, e capacità di programmazione di medio e lungo periodo».

Alcuni sindaci, invece, hanno deciso di estendere il divieto di didattica in presenza anche alle scuole inferiori. A Lagonegro e San Severino Lucano, quindi, non si tornerà in classe prima del 6 marzo.
Intanto, sul fronte epidemiologico, l’ultimo bollettino di via Verrastro segnala 90 nuovi contagi, 85 dei quali riferiti a residenti, su 1.085 tamponi processati. Il totale delle vittime lucane, d’altro canto, resta fermo a 358. Mentre scendono da 90 a 87 i pazienti covid 19 ricoverati negli ospedali lucani, e salgono da 5 a 7 quelli in terapia intensiva. Con le 87 guarigioni appena registrate, pertanto, il numero dei lucani attualmente positivi è sceso a 3.645.

Tra i nuovi casi c’è da segnalare quello del vescovo di Tursi-Lagonegro, monsignor Vincenzo Orofino.
A renderlo noto è stata la stessa Diocesi specificando che il monsignore «sta molto bene, non avverte alcun sintomo (…) e, amorevolmente assistito dai fedeli di Lagonegro, segue con attenzione la vita della comunità diocesana, dedicandosi alla preghiera, alla meditazione e alla lettura».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE