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POTENZA – Potrebbe slittare a giugno la ripartenza di ricoveri e interventi “non salvavita”, oltre alle prenotazioni di visite specialistiche e attività ambulatoriali nelle strutture del servizio sanitario regionale. Coi primi nuovi appuntamenti che difficilmente verranno fissati prima di settembre, lasciando i più sfortunati in attesa per quasi sei mesi.

È questa la tendenza che si va consolidando a tre giorni dall’inizio della fase 2 della sanità lucana. Col rischio che da lunedì, quando si potrà tornare a viaggiare tra regioni con un’autocertificazione per motivi sanitari, si inneschi un vero e proprio esodo verso le strutture pubbliche e private pugliesi e campane in grado di offrire le prestazioni “bloccate” in Basilicata.

A ieri, infatti, era ancora il caos all’interno dell’azienda ospedaliera del San Carlo sull’organizzazione, nel rispetto delle misure di prevenzione dal covid 19, degli accessi agli ambulatori che sarebbero dovuti iniziare a ripartire lunedì. «In modo graduale – stando a quanto disposto dal governatore Vito Bardi e dal capo del Dipartimento salute Ernesto Esposito – e comunque in modo da completare l’offerta ambulatoriale entro la data dell’1 giugno».

Non è stato definito manco l’aggiornamento delle agende, fissando il criterio con cui verranno individuati i cittadini che per primi potranno tornare negli ambulatori. Criterio che ragionevolmente dovrebbe appoggiarsi sull’ordine acquisito al momento in cui sono state sospese tutte le attività sanitarie non urgenti, agli inizi di marzo.

Pare evidente, poi, una certa resistenza all’ipotesi, che è sul tavolo, di prendere in “affitto” spazi per svolgere l’attività ambulatoriale in sicurezza nelle strutture dell’Azienda sanitaria di Potenza. Anche per evitare di perdere numeri che a livello economico, l’anno scorso, sono serviti a coprire, in parte, il buco creato dal calo della produzione in termini di ricoveri e attività chirurgiche.

Ma se il San Carlo resta fermo, anche l’Asm e il Crob chiedono tempo fino a lunedì per la partenza in sicurezza della loro fase 2, con l’accesso dei primi pazienti non urgenti dopo oltre due mesi. Così ad aver ripreso le attività dei suoi distretti sanitari, a oggi, resta solo l’Asp, che conta di completare l’aggiornamento dell’agenda di smaltimento dei due mesi di arretrati la prossima settimana. Con una programmazione spalmata su almeno due mesi e mezzo, dato che le sanificazioni obbligatorie dopo ogni visita e le altre misure di prevenzione renderanno impossibile mantenere i ritmi pre-pandemia anche estendendo gli orari di apertura delle struttura.

Da considerare, poi, c’è la questione prenotazioni, perché riavviare quelle per le sole strutture dell’Asp rischierebbe di caricarle di liste d’attesa spropositate, discriminando anche paziente e paziente. Basti pensare ai bene informati che potrebbero attendere la riapertura delle prenotazioni nelle altre aziende sanitarie per rivolgersi il numero verde regionale, e vedersi fissare una data molto anteriore a chi ha chiamato un attimo prima ed è stato indirizzato all’Asp.

Per questo non è escluso che alla fine la ripartenza delle prenotazioni venga sincronizzata con l’entrata a regime della nuova organizzazione del lavoro in tutte e 4 le aziende sanitarie. Per la fine del mese a essere ottimisti. Facendo slittare ulteriormente la ripartenza di ricoveri e attività chirurgiche, ipotizzata per lunedì prossimo, almeno agli inizi di giugno.

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