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POTENZA – Dimezzata la pressione sui reparti di terapia intensiva del San Carlo di Potenza e del Madonna delle Grazie di Matera. Mentre i guariti si avvicinano a quota 50, dopo i test effettuati su un 52enne di Melfi, un 57enne di Moliterno e soprattutto due tenaci 86enni, uno di Terranova e uno di Potenza.

E’ tornato il sereno sul fronte della lotta al covid 19 in Basilicata dopo la doccia fredda di mercoledì, con la scoperta di 12 anziani positivi al virus nella casa di riposo di San Giorgio Lucano. Proprio all’indomani dell’esultanza per il primo giorno a zero contagi da metà marzo.

A restituire il buon umore agli operatori sanitari impegnati in prima linea contro il contagio sono stati gli ultimi dati trasmessi dai laboratori di microbiologia dove vengono processati i tamponi prelevati ai pazienti lucani. Numeri confortanti che accrescono la smania di tornare alla “normalità” per tanti cittadini a casa.

Nel bollettino pubblicato ieri a mezzogiorno dalla Regione, infatti, è arrivata la conferma di un solo caso in più, a Scanzano, rispetto ai 15 della casa di riposo di San Giorgio Lucano di cui si era saputo mercoledì sera (12 ospiti e 3 dipendenti della struttura). Nel pomeriggio, poi, sarebbero già saliti da 41 a 49 i contagiati risultati negativi al virus per la seconda volta in meno di 24 ore. Mentre è rimasta ferma a 9 la conta dei pazienti in cura nei reparti di terapia intensiva del San Carlo di Potenza e di Matera, dove nei giorni scorsi si è verificata la stragrande maggioranza dei 22 decessi in Basilicata (non pare annoverabile tra questi la donna di Valsinni morta lunedì, dopo essere stata dichiarata guarita, a causa di eventi che l’Asm definisce «non specificamente ascrivibili a covid 19»). Basti pensare che l’ultimo ricovero al San Carlo, risale ormai a più di otto giorni fa. Mentre nei giorni del picco di fine marzo/inizio aprile i posti letto occupati nei due ospedali covid lucani erano arrivati a 19 (come evidenziato su https://www.coronavirusbasilicata.it/), su circa 90 già attrezzati e pronti ad essere utilizzati in caso di bisogno.

Più che legittimo, quindi, tornare a pensare alla ripartenza delle attività interrotte bruscamente ormai 5 settimane fa, quando il divieto di spostamenti è stato esteso a tutta Italia.

A frenare gli entusiasmi, però, ci ha pensato il consigliere regionale Giovanni Vizziello (FdI), per cui «è necessario subordinare l’uscita dal lockdown all’adozione di test sierologici a tappeto, che sono poco costosi, attendibili, di facile reperimento sul mercato e soprattutto consentono di ipotizzare la percentuale di popolazione contagiata dal virus».
In una nota Vizziello ha ha spiegato che «i test sierologici evidenziano la presenza o meno di anticorpi e quindi ci dicono se un soggetto ha contratto il virus oppure no, consentendoci quindi di entrare in possesso di informazioni importantissime, perché se, ad esempio, una regione fa registrare una percentuale di contagi del 50% e in un’ altra regione la percentuale dei contagi è del 10%, la prima regione è più pronta ad uscire dall’epidemia rispetto alla seconda, atteso che chi ha contratto il virus dopo un determinato lasso di tempo non infetta gli altri e difficilmente può essere reinfettato».

In pratica, per il consigliere regionale di Fdi non ci sarebbe da esultare più di tanto per il basso numero di contagi che si sono registrati finora in Basilicata.

«Da un punto epidemiologico infatti le maglie della ripresa lavorativa potranno essere piu’ larghe al Nord, dove il virus si è diffuso maggiormente, sviluppando così una più alta immunità cosiddetta “di gregge”».

Ieri sul tema dei test sierologici è tornata a offrire la sua disponibilità alla Regione anche l’associazione di strutture sanitarie private Anisap. Contestando le sperimentazioni avviate dai comuni di Bernalda e Latronico dove le amministrazioni si starebbero sostituendo proprio «alla legittima, attività che i laboratori di analisi accreditati di Basilicata devono poter svolgere. Ovvero eseguire test diagnostici di laboratorio anche in ambito Covid-19, con la dovuta competenza e qualità di esperienza professionale».
L’Anisap Basilicata ha inviato a Bardi una lettera a firma del presidente Roberto Cicchetti in cui si chiede quali ragioni impedirebbero l’impiego dell’«esercito silenzioso» composto dagli operatori delle 20 strutture, tra cui 18 laboratori di analisi cliniche, iscritte all’associazione.

«Non riesco a comprendere – ha dichiarato Cicchetti – la causa di questa persistente e intenzionale volontà di ignorare questa categoria di professionisti, proprio in un momento in cui la loro collaborazione si rivelerebbe più che preziosa per consentire la ripartenza della nostra Regione, permettendo una concreta, massiccia e analitica indagine epidemiologica su tutto il territorio regionale in tempi realmente utili e non dilazionati».

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