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Pessimo primato per la Basilicata: l’Istat conferma che la rete idrica lucana presenta perdite notevole. Potenza la prima città
Nel 2022 le perdite idriche sono aumentate in più della metà delle regioni italiane. In nove regioni le perdite idriche totali in distribuzione sono superiori al dato nazionale. A far segnare il valore più alto in assoluto nel Paese è proprio la Basilicata, che accusa una perdita di acqua nella sua rete idrica pari al 65,5 per cento. E’ quanto rileva l’Istat in un focus in occasione della Giornata mondiale dell’acqua. In pratica, due terzi dell’acqua erogata va dispersa in mille rivoli. Il primato era già noto ma l’ultimo dato è ancor più peggiori di quelli precedenti; segno che – è il caso di dire, il sistema continua a fare acqua.
Certo, la Basilicata non è l’unica ad accusare perdite pesanti. Lasciano a desiderare parecchio anche altre regioni: tra le peggiori, quelle del Meridione. L’Abruzzo, per esempio, segue a ruota con il 62,5 per cento di perdite; quindi, il Molise (53,9%), la Sardegna (52,8%) e la Sicilia (51,6%). Di contro, tutte le regioni del Nord hanno un livello di perdite inferiore, con il Veneto al 42,2 per cento e il Friuli-Venezia Giulia (42,3%) in linea col dato nazionale. Nella provincia autonoma di Bolzano (28,8%), in Emilia-Romagna (29,7%) e Valle d’Aosta (29,8%) si registrano le perdite minori.
In tredici regioni e province autonome su 21 e in tre distretti idrografici su sette aumentano le perdite idriche totali in distribuzione – si evince dalla rilevazione dell’Istat -. Inoltre, il maggiore prelievo di acqua per uso potabile avviene nel distretto idrografico del Fiume Po: 2,80 miliardi di metri cubi (30,7 per cento del totale nazionale), segue il distretto idrografico dell’Appennino meridionale (2,32 miliardi di metri cubi d’acqua per uso potabile, 25,4% del volume nazionale). Si conferma il consueto assetto tra le regioni, che vede la Lombardia con il volume maggiore di acqua prelevata per uso potabile (1,48 miliardi di metri cubi; 16,2% del totale nazionale). Quantitativi consistenti sono captati anche nel Lazio (1,12 miliardi di metri cubi; 12,2%) e in Campania (0,90; 9,8%).
In più di un capoluogo su tre si registrano poi perdite totali in distribuzione superiori al 45 per cento. Le condizioni di massima criticità, con valori pari ad almeno il 65 per cento, sono a Potenza, dove si registra addirittura un 71,0 pr cento; seguono Chieti (70,4%), L’Aquila (68,9%), Latina (67,7%), Cosenza (66,5%), Campobasso (66,4%), Massa (65,3%), Siracusa (65,2%) e Vibo Valentia (65,0%).
Il focus effettuato dall’Istituto nazionale di statistica in occasione della Giornata mondiale dell’acqua fornisce anche altre indicazioni. Per esempio, nel 2023, le famiglie italiane che dichiarano di non fidarsi a bere l’acqua di rubinetto sono il 28,8 per cento. Il dato è stabile rispetto al 2022, anche se riflette una preoccupazione decisamente minore rispetto a 20 anni fa (erano il 40,1 per cento nel 2002).
Permangono invece notevoli differenze sul piano territoriale: si passa dal 18,9 per cento nel Nord est al 53,4% nelle Isole. A livello regionale, le percentuali più alte si riscontrano in Sicilia (56,3%), Sardegna (45,3%), Calabria (41,4%) e Abruzzo (35,1%).
Il maggiore consumo di acqua minerale si registra invece nel Nord ovest (87,2 per cento) e nelle Isole (84,8%), quello minore nel Sud (74,3 %). In particolare, a livello regionale, l’Umbria mantiene il primato nel consumo di acqua minerale, con il 90,3 per cento, mentre nella Provincia autonoma di Bolzano si registra il valore minimo (59,3%). Inoltre l’86,4 per cento delle famiglie italiane allacciate alla rete idrica comunale si ritiene molto o abbastanza soddisfatto del servizio idrico. Il livello di soddisfazione varia però in misura piuttosto marcata sul territorio: sono molto o abbastanza soddisfatte oltre il 90 per cento delle famiglie residenti al Nord, l’86,2% di quelle del Centro e l’81,8% nel Sud; nelle Isole la percentuale raggiunge il minimo di 69,8 per cento.
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