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La Biblioteca Nazionale di Potenza

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Si allarga il caso dei pensionamenti differiti a piacere tra i dipendenti ministeriali in Basilicata, uno scenario clamoroso

POTENZA – Potrebbe non essere stato un caso isolato quello del «coordinatore/responsabile unico territoriale delle cessazioni dal servizio e del trattamento pensionistico del Segretariato regionale per la Basilicata» del Ministero della cultura, “dimenticatosi” per un anno e mezzo di aver raggiunto lui stesso i limiti d’età e di anzianità di servizio per il pensionamento.

È questo lo scenario clamoroso che è andato prendendo forma dopo lo squarcio aperto dalla delibera con cui la sezione di controllo della Corte dei conti della Basilicata si è pronunciata sul caso. Delibera in cui i magistrati contabili hanno preso atto del provvedimento in autotutela adottato dal Segretariato regionale del Ministero della cultura, spiccando un decreto di pensionamento retroattivo nei confronti del funzionario smemorato, Dario Santangelo, che da agosto del 2021 a marzo del 2023 avrebbe continuato recarsi in ufficio e a svolgere le sue mansioni, non proprio usuranti, come se nulla fosse. Nonostante i 43 anni di servizio e poi i 65 anni di età compiuti. Percependo un regolare stipendio con tutti gli extra, tipo buoni pasto e indennità per il lavoro pomeridiano, in luogo di una pensione di importo senz’altro più ridotto.

PENSIONAMENTI MINISTERIALI IN BASILICATA, I DUBBI SULLA GESTIONE

Replicando alla Ragioneria dello Stato, che per prima si era accorta dell’anomalia, il Segretariato regionale aveva spiegato che Santangelo «è stato per lungo tempo l’unico (…) abilitato a gestire e aggiornare le posizioni contributive di tutti i dipendenti degli Istituti regionali del Ministero della Cultura». Circa 500 dipendenti sparsi tra le sovrintendenze e i musei lucani. Quindi aveva aggiunto che «nell’espletamento di tale incarico egli ha effettuato le comunicazioni necessarie per gli altri lavoratori dell’amministrazione provvedendo ai successivi adempimenti di legge, ma non risulta aver informato l’amministrazione sulla propria situazione anagrafica e contributiva, né provveduto alla predisposizione di atti utili al proprio collocamento a riposo per raggiunti limiti ordinamentale».

In realtà, stando a quanto il Quotidiano è in grado di documentare, ci sarebbe stata almeno una seconda comunicazione sul tema altrettanto omissiva, in risposta alla circolare della direzione generale Organizzazione del Ministero che a metà ottobre del 2021 aveva provato a mettere ordine nella materia.
A distanza di qualche giorno, infatti, l’allora direttore della biblioteca nazionale di Potenza, Anna Maria Pilogallo, avrebbe provveduto a comunicare in prima persona i nominativi di 3 dipendenti ormai prossimi ai limiti di età, e di anzianità di servizio, fissati per il pensionamento. Non avrebbe comunicato, invece, il suo proprio nominativo, pur essendo destinata a compiere i 65 anni di età agli inizi di novembre, e avendo, per effetto del riscatto degli anni universitari, un’anzianità contributiva superiore al limite dei 41 anni e 10 mesi.

Anche Pilogallo, insomma, sarebbe stata tutt’altro che ossessionata dall’idea di smettere di lavorare, e abbandonare quella prestigiosa occupazione, per tanti aspetti invidiabile, ai vertici della biblioteca nazionale. Pertanto avrebbe rinviato di un paio di mesi il suo pensionamento, continuando ad andare regolarmente in ufficio e a firmare disposizioni varie fino al 31 gennaio del 2022.

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