Vito Bardi e Mario Polese
4 minuti per la letturaAumentano le pressioni della politica sui renziani per lasciare la giunta Bardi. Anche Schlein chiede a Renzi una scelta di campo precisa per rientrare nel centrosinistra
POTENZA – «Non si può stare con i piedi in due scarpe, senz’altro…»
E’ arrivato dalla segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein, l’ultimo avvertimento all’ex premier Matteo Renzi e ai suoi. Dopo l’annuncio della volontà di rientrare nella coalizione di centrosinistra. Dopo il flop del terzo polo e i flirt col centrodestra in Basilicata e tante altre amministrazioni locali.
Le parole della segretaria dem sono arrivate sabato durante la trasmissione televisiva “In Onda” su La7. Dopo giorni in cui si era tenuta alla larga dal tormentone estivo avviato dalla foto del suo abbraccio, durante una partita di calcio della nazionale dei politici, con l’ex premier ed ex segretario Pd.
Al centro della discussione tra le varie anime del “campo progressista” resta la doppia fedeltà dei renziani. Soprattutto in vista delle prossime elezioni regionali in Liguria.
Di qui l’invito indirizzato da più parti all’ex premier a ritirare i suoi in primis dalla giunta di centrodestra di Genova, guidata dal sindaco Marco Bucci, e delle altre amministrazioni governate con Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega come la Regione Basilicata. Vale a dire le dimissioni dalla giunta guidata dal presidente Vito Bardi dell’attuale assessore all’Ambiente, Laura Mongiello. E l’uscita della maggioranza del consigliere regionale Mario Polese. Uno scenario che potrebbe portare persino a elezioni anticipate laddove i due consiglieri regionali di Azione, Marcello Pittella e Nicola Morea, dovessero decidere a loro volta di ricollocarsi a sinistra.
«A Genova governa con Bucci, in Basilicata con Bardi, in parlamento ne ha combinate di ogni, in Sardegna era fuori dalla nostra coalizione».
Così la governatrice della Sardegna, Alessandra Todde (M5s) ha descritto lo scenario. Su cui è intervenuto, di recente, anche il capo politico dei pentastellati, Giuseppe Conte, paragonando un’eventuale riapertura del campo progressista a Renzi a un «harakiri inaccettabile».
«Conte non litiga con Renzi, ma pone un tema di credibilità – ha sottolineato Todde -: non si possono prendere in giro i cittadini».
Duro anche l’ex sindaco di Bari e attuale eurodeputato del Pd, Antonio Decaro, che ha provato a sgombrare il campo da veti preventivi. Ma anche aggiunto che «se stiamo insieme dobbiamo condividere un programma».
«E a pochi chilometri di distanza – ha aggiunto l’eurodeputato pugliese riferendosi alla Liguria – non si può stare in amministrazioni di colore diverso a seconda della convenienza. Si scelgono temi da portare avanti e si vedrà con il tempo chi ci sta».
Al coro degli scettici rispetto alle reali intenzioni di Renzi si è aggiunto anche l’ex premier Romano Prodi. Rispondendo a una domanda sul tema dal palco della festa nazionale dell’Unità di Reggio Emilia.
«Alla domanda su Renzi, Kamala Harris direbbe: mi faccia un’altra domanda… ma io voglio rispondere, alla mia età si può dire tutto quello che si vuole». Questa la premessa del professore, che ha poi ricordato De Gasperi che alla conferenza di pace di Parigi disse: «sento che tutto è contro di me, tranne la vostra personale cortesia… Con Renzi tutto dovrebbe essere contro, però c’è sempre la nostra personale cortesia».
Quindi una citazione, del Vangelo: «C’è più festa in Paradiso per un peccatore che si pente che per mille giusti. Però bisogna che riconosca di essere un peccatore e poi che si penta».
Severo anche un altro ex premier, Massimo D’Alema, che dalla festa dell’Unità di Pesaro ha criticato chi concede «troppa importanza a chi, voti alla mano, non ne ha».
A difesa delle ragioni di Renzi e Italia viva, invece, è intervenuta la senatrice di Italia Viva Raffaella Paita, in un’intervista a Nazione-Carlino-Giorno.
«Conte attacca Renzi per la politica estera, ma dovrebbe chiarire lui per primo se sta con i progressisti: se sì, dovrebbe dire chiaramente che sta con Kamala, non con Trump. E poi la domanda è questa: vogliamo costruire un’alternativa di governo o regalare ancora una volta l’Italia e anche la Liguria a Giorgia Meloni? Perchè con i veti del 2022 è successo proprio questo».
Così la senatrice che a marzo è stata nominata presidente di Italia viva Basilicata.
«Dopo le europee per Iv si è aperta una stagione nuova per costruire una alternativa a Meloni nel centrosinistra. Coerentemente sul piano regionale lavoriamo sullo stesso schema di alleanze. In Umbria e in Emilia Romagna ci siamo già arrivati. In Liguria – aggiunge Paita – il percorso è più articolato ma resto fiduciosa».
«Tra pochi giorni entrerà nel vivo della legge di Bilancio dove i pochi soldi a disposizione saranno oggetto di contesa. E poi – prosegue la coordinatrice Iv rispondendo a una domanda sugli strappi nella maggioranza – c’è il referendum sull’autonomia: il giorno dopo qualunque sarà l’esito Meloni avrà una parte del Paese contro. Per questo è importante farsi trovare pronti e costruire una alternativa».
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