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La petizione lanciata dal Comitato per Elisa

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POTENZA – Nessuna decisione può essere presa se prima non ci sarà tutta la verità su quanto accaduto davvero dopo il ritrovamento del corpo di Elisa nel sottotetto della chiesa della Trinità.
Per questo il “Comitato per Elisa” ha avviato una petizione on line per chiedere alla Curia “verità” sul ritrovamento del corpo prima di prendere qualsiasi decisione. Una petizione – si sottolinea – che verrà inviata anche a Papa Francesco.

La decisione arriva dopo la comunicazione fatta dal vescovo Salvatore Ligorio di riaprire al culto la chiesa della Trinità alla fine dei lavori di ristrutturazione, iniziati pochi giorni fa. Tempi previsti per la riapertura: la primavera del 2022.
Una petizione che, in poche ore, ha già superato il primo obiettivo delle 500 firme e ha in poco raggiunto quasi quota mille, a dimostrazione che sono in tanti in città a non essere molto convinti che sia giusto riaprire la chiesa al culto, dopo quanto accaduto a Elisa Claps.

«Il 12 settembre 1993 – si ricorda nella petizione – Elisa Claps veniva uccisa da Danilo Restivo. Per oltre 17 lunghissimi anni Elisa è stata considerata scomparsa, e la famiglia l’ha cercata senza sapere cosa le fosse successo né dove si trovasse. Era uscita di casa, in una splendida domenica di sole, per incontrare Danilo Restivo nei locali della Chiesa della Trinità di Potenza, poi il buio. Molti depistaggi hanno portato le indagini a cercare Elisa lontano da quella Chiesa, mentre, nel frattempo, Restivo viveva la sua vita, si trasferiva in Inghilterra dove ha ucciso un’altra donna Heather Barnet. Il 17 marzo 2010 Elisa veniva ritrovata da due operai nel sottotetto della chiesa della Trinità. Nessuno da allora ha dato spiegazioni del perché per tutti quegli anni il corpo di una ragazza fosse rimasto lì, di come fosse possibile che nessuno se ne fosse accorto, del perché chi sapeva non ha parlato, del perché di inspiegabili depistaggi».

Ed è questo che hanno chiesto anche i familiari di Elisa per questi 11 anni: davvero il ritrovamento risale al 17 marzo? Qualcuno ha visto prima quel corpo? Chi e, soprattutto, chi è stato coperto per questi lunghi anni? Tutte domande rimaste senza risposta.
«Elisa – continuano i rappresentanti del Comitato – è rimasta nel sottotetto di quella chiesa, a due passi da casa, come in un limbo, mentre la famiglia la cercava ovunque e chi sapeva dov’era il suo corpo continuava a tacere, e palate di fango venivano lanciate su di lei e la sua famiglia. Oggi, a distanza di 11 anni dal ritrovamento, la Curia di Potenza fa sapere pubblicamente di voler riaprire la chiesa della Trinità e restituirla al culto al completamento dei lavori appena iniziati.

Riaprire senza aver fatto luce sul silenzio durato per circa trent’anni, sulle possibili coperture, senza far luce sulla messa in scena del ritrovamento. Senza riconciliarsi con la famiglia e la comunità di Potenza, senza chiedere scusa, come farebbe un qualsiasi padre. Come ha detto Gildo, il fratello di Elisa, “non è ammissibile, con un colpo di spugna, cancellare 17 anni di omissioni e di menzogne offendendo la memoria di Elisa e la sensibilità di quanti non vorrebbero mai che in quella Chiesa si tornassero a celebrare funzioni religiose. Su quanto accaduto dopo il 12 settembre del 1993 e all’alba del ritrovamento il 17 marzo 2010 non si è mai raggiunta una verità giudiziaria né tantomeno una verità storica e su questo punto la Curia potentina, prima di parlare di riapertura al culto ha l’obbligo morale di fare chiarezza”. Per questo chiediamo che ci sia un atto concreto da parte della Curia: una restituzione della verità, una parola di scusa, senza la quale ci opporremo alla riapertura al culto della chiesa della Trinità».

Un dibattito che, dopo 11 anni dal ritrovamento del corpo, si riapre in tutta la sua durezza, dividendo la città tra quanti chiedono verità e non si cancelli il ricordo di quanto accaduto e quanti invece ricordano che quella della Trinità è una chiesa storica e centrale per la vita anche culturale della città.
Una pacificazione che anche dopo 11 anni di processi sembra essere lontana.

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