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Renato Martorano

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La Cassazione ha confermato il carcere duro per il boss Renato Martorano mentre s’indaga su una presunta lettera di minacce


RENATO Martorano deve restare al 41bis per la «sussistente capacità (…) di mantenere i collegamenti con la consorteria di riferimento, anche in relazione al suo notevole profilo criminale e alla posizione di grande rilievo rivestita nel sodalizio».
È quanto stabilito nei giorni scorsi dalla Corte di cassazione respingendo il ricorso dei legali del 68enne potentino, a lungo indicato come il boss dell’omonimo clan di base nel capoluogo lucano. I giudici di piazza Cavour hanno convalidato il decreto con cui a novembre 2022 il ministero della Giustizia aveva disposto il passaggio al carcere duro di Martorano. Un anno dopo il blitz dell’Antimafia lucana e i 35 arresti nell’ambito dell’inchiesta, soprannominata “Lucania felix”, sui nuovi affari del clan Martorano-Stefanutti.

Alla base del provvedimento, infatti, vi sarebbero stati diversi elementi: «dal curriculum delinquenziale (…) costellato di reati di particolare gravità e contrassegnato da pregressa sottoposizione al regime speciale»; a quanto emerso dalle ultime indagini dell’Antimafia, dimostrativo «di una recrudescenza della pericolosità del detenuto». In particolare la circostanza che «dopo pochi mesi dalla scarcerazione pregressa e benché sottoposto a libertà vigilata» Martorano «aveva promosso e attuato personalmente l’azione intimidatoria armata» ai danni di un imprenditore del salernitano.

Dal Ministero erano stati evidenziati anche «gli svariati sistemi che Martorano, nel corso delle precedenti carcerazioni, aveva messo in essere per veicolare indicazioni e direttive fuori dal carcere, sia attraverso i colloqui con la ex moglie, ora deceduta, sia mediante corrispondenza scritta con esponenti qualificati della mafia siciliana e della sacra corona unita leccese». Un ultimo elemento alla base del provvedimento, poi, era stata una misteriosa nota del Dipartimento amministrazione penitenziaria del 10 luglio 2023, tuttora al vaglio dell’autorità giudiziaria: «relativa al trattenimento di corrispondenza sospetta».

I legali di Martorano avevano eccepito, tra l’altro, la mancata indicazione del presunto «messaggio pericoloso veicolato» verso l’esterno del carcere, che aveva fatto scattare il trattenimento della corrispondenza.
Per la Cassazione, però, si sarebbe trattato di un argomento «non sindacabile» in un giudizio di legittimità, come quello di loro competenza, dopo che il Tribunale di sorveglianza di Roma si era già espresso al riguardo.
Martorano dovrebbe restare al 41bis per altri 2 anni, sempre che nel frattempo non venga scarcerato per decisione del Tribunale di Potenza, dove è a processo con gli altri presunti appartenenti al clan.

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