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POTENZA – La Regione Basilicata ha 60 giorni di tempo per approvare il manuale di accreditamento, e il regolamento per le Rsa, le strutture di assistenza delle persone anziane non autosufficienti. Altrimenti entrerà in campo un commissario ad acta, già individuato nel direttore generale dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, o in un suo delegato.
Lo ha deciso, nei giorni scorsi, il Tar Basilicata accogliendo il ricorso di di 21 società che gestiscono 31 Rsa sparse per 27 comuni della regione: Corleto Perticara, Tursi, Noepoli, Colobraro, Sant’Arcangelo, Senise, San Giorgio Lucano, Trivigno, Potenza, Laurenzana, Pescopagano, Venosa, Picerno, Stigliano, Valsinni, Balvano, Salandra, Brienza, Ruoti, Satriano di Lucania, Tito, Lagonegro, Baragiano, Ruvo del Monte, Calvello e Filiano. Una decisione “pesante” che rischia di segnare nel peggiore dei modi l’inizio del secondo mandato presidenziale del governatore Vito Bardi. Appena rieletto presidente alla guida di un centrodestra allargato ai renziani di Italia viva e ai calendiani di Azione.
Il collegio presieduto da Fabio Donadono ha preso atto della sostanziale inottemperanza da parte di via Verrastro a una sua precedente pronuncia sulla questione. A giugno dell’anno scorso, infatti, i gestori delle residenze sanitarie lucane avevano già rappresentato i danni alle loro attività provocati dalla mancata approvazione dei manuali di accreditamento delle loro strutture al sistema sanitario regionale. In particolare per il mancato riconoscimento della diaria di 18 euro per ognuno dei loro ospiti «non autosufficienti» e di 22 euro per gli ospiti «allettati». Diarie previste da una legge regionale approvata nel 2018, e poi modificata nel 2020, ma soltanto per le «strutture residenziali autorizzate e accreditate». Una condizione impossibile da raggiungere, non essendo mai state stabilite le procedure per l’accreditamento in questione.
In prima battuta, sempre l’anno scorso, il Tar aveva concesso alla Regione 6 mesi di tempo per approvare manuale e regolamento. A dicembre 2023, però, la giunta regionale guidata da Bardi si era limitata ad approvare una delibera in cui delineava l’avvio di un «percorso organico di lavoro, al fine del pieno raggiungimento dell’obiettivo programmatico regionale della definizione, sulla base dei requisiti minimi fissati dallo Stato, dei criteri per l’accreditamento delle strutture e dei servizi a gestione pubblica (…), favorendo la massima partecipazione dei comuni, degli ambiti socio-territoriali e di tutti i stakeholder pubblici e privati interessati nella definizione di strategie attuative e nell’individuazione delle risorse disponibili». Tante parole ma nulla di concreto, insomma.
Di qui il nuovo ricorso presentato dalle strutture per chiedere l’esecuzione della sentenza emessa a giugno 2023. Il Tar Basilicata ha disposto anche la trasmissione di una nuova segnalazione su tutta la vicenda alla procura regionale della Corte dei conti. Laddove i gestori delle strutture dovessero chiedere, e ottenere, un risarcimento per le diarie non incassate in questi anni, quindi, non è escluso nemmeno un addebito ai componenti della giunta regionale. A titolo di danno erariale. I giudici di via Rosica hanno anche intimato alla Regione il pagamento delle spese di giudizio a favore delle società ricorrenti, sempre entro 60 giorni. Oltre questo termine sarà cura di un altro commissario ad acta già individuato nel prefetto di Potenza, «o un funzionario dallo stesso delegato», provvedere al pagamento «utilizzando tutte le somme disponibili».
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