Francesco Piro
3 minuti per la letturaPOTENZA – Quella avviata nei confronti della Lucana film commission dall’ormai ex capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Francesco Piro, non sarebbe stata una normale attività ispettiva su un ente della galassia regionale che rientra tra le prerogative di un membro del parlamentino lucano. Ma un vero e proprio «dossieraggio» mirato a colpire un consulente della film commission, Nicola Timpone, lagonegrese come Piro, ma contrapposto a quest’ultimo nella contesa per il governo del Comune.
C’è anche questa tra le vicende rimaste a margine dell’ordinanza di misure cautelari eseguita due venerdì fa nell’ambito dell’inchiesta sulla malapolitica lucana. Un’inchiesta, a ben vedere, centrata proprio su Lagonegro, dal momento che il filone principale delle indagini ha preso di mira una serie di presunte corruttele elettorali, collegate alle elezioni comunali del 2020, e un secondo filone una serie di interessi poco chiari attorno al progetto del nuovo ospedale.
Ieri pomeriggio, dopo i contraccolpi dell’inchiesta in Regione materializzatisi con le dimissioni dello stesso Piro, tuttora agli arresti domiciliari, e dell’ormai ex assessore regionale Franco Cupparo, sottoposto a divieto di dimora a Potenza, è arrivato l’intervento del prefetto del capoluogo, Michele Campanaro, sui resti dell’amministrazione comunale guidata dalla sindaca Maria Di Lascio, a sua volta ai domiciliari.
Dopo aver preso atto delle dimissioni di diversi consiglieri comunali e della sospensione per effetto della legge Severino della stessa Di Lascio, infatti, il prefetto ha preso atto dell’assenza delle condizioni «per il normale funzionamento degli organi e dei servizi dell’ente», e dell’«impossibilità di surroga» dei dimissionari, dal momento che i restanti sarebbero inferiori al numero legale necessario per procedere in questo senso. Di qui la nomina di un commissario, nella persona del viceprefetto Gerardo Quaranta, in attesa che il Presidente della Repubblica decida sull’istanza di scioglimento dell’amministrazione sottopostagli dal ministro dell’Interno.
Nei prossimi mesi insomma, a meno di un rinvio alla tornata elettorale del 2024, i cittadini di Lagonegro dovrebbero tornare alle urne per il rinnovo di sindaco e consiglio comunale. Dal prosieguo della vicenda giudiziaria, quindi, si capirà se il tandem Piro-Di Lascio resterà fuori dalla partita, o vi rientrerà contro i pronostici di questi giorni. Rilanciando la sfida ai loro rivali politici tra i quali Piro, in un’intercettazione telefonica, non manca di citare Timpone, lontanissimo dalla politica in prima persona ma assai noto a Lagonegro e dintorni, anche per il ruolo di direttore artistico del festival del cinema di Maratea.
È proprio in questa rivalità politica che parrebbe possibile rintracciare il movente del «dossieraggio» avviato dagli uffici del Consiglio regionale. A svelarlo sarebbe, in particolare, un dialogo intercettato dai carabinieri in cui Piro confida a un ex consigliere regionale del Pd, Pasquale Robortella, l’intenzione di mandare «in galera» Timpone. Stesso concetto ribadito anche al sindaco di Maratea, Daniele Stoppelli.
Tra le telefonate registrate dai militari del Nucleo investigatori dell’Arma, però, ce ne sono almeno un paio in cui si prospetta l’auspicio di Piro di mettere mano alla gestione della Lucana film commission, che, stando a quanto riferisce l’ex capogruppo a Robortella: «politicamente è stata indicata a Forza Italia».
Piro avrebbe avuto anche un nome per la guida dell’ente che dovrebbe sostenere e promuovere le produzioni cinematografiche in Basilicata, che in una telefonata con Di Lascio viene indicato in quello dell’attore materano Domenico Fortunato, noto al grande pubblico soprattutto per la serie tv Rex.
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