Il procuratore distrettuale di Potenza Francesco Curcio
INDICE DEI CONTENUTI
Il procuratore distrettuale Francesco Curcio fornisce i dettagli del blitz che ha portato a indagare e in alcuni casi arrestare i big della politica in Basilicata
Attraverso una nota stampa, il procuratore distrettuale di Potenza, Francesco Curcio, ha illustrato i dettagli dell’operazione scattata oggi 7 ottobre 2022 con l’arresto, tra gli altri, del consigliere regionale Francesco Piro (LEGGI)
IL BLITZ CONTRO I BIG DELLA POLITICA IN BASILICATA
Curcio ha precisato che la Squadra Mobile e i Carabinieri hanno dato esecuzione a due misure di custodia cautelare emesse dal Gip di Potenza. Si tratta di provvedimenti emessi nei confronti del Consigliere Regionale Francesco Piro, trasferito presso la casa circondariale di Potenza, e del Sindaco di Lagonegro, Maria Di Lascio, sottoposta agli arresti domiciliari (in questo caso ad eseguire l’ordinanza sono stati i carabinieri).
Ai due arresti si aggiungono «l’obbligo di dimora disposto nei confronti di Francesco Cupparo, Assessore della Giunta Regionale della Basilicata, Rocco Luigi Leone, già Assessore della medesima Giunta ed ora Consigliere Regionale». Il divieto di dimora a Potenza, «nei confronti di Giuseppe Spera (direttore amministrativo dell’ASP Basilicata dal 9.10.2019 fino al 10.8.2020, di Commissario straordinario dell’AOR San Carlo di Potenza dal 10.8.2020 fino al 17.12.2020 e di direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera S. Carlo di Potenza dal 17.12.2020 ad oggi) che è pure stato raggiunto da una misura interdittiva all’esercizio di funzioni pubbliche».
LE ACCUSE CONTRO I POLITICI LUCANI ARRESTATI
I delitti contestati, secondo l’accusa, vanno dall’induzione indebita, alla corruzione, dalla tentata concussione ad altri reati contro la pubblica amministrazione. Gli inquirenti hanno indagato per un arco di circa due anni, sotto la direzione della Procura, mentre il quadro indiziario «si desume – spiega il procuratore – da intercettazioni, dichiarazioni rese a questo Ufficio, acquisizioni di documentazione. All’esito delle investigazioni questa Procura, nell’ambito del procedimento che vede numerosi indagati fra privati ed altri pubblici ufficiali (appartenenti sia all’Amministrazione Regionale della Basilicata che
all’Amministrazione Comunale di Lagonegro) ha formulato richieste cautelari nei confronti dei 5 indagati in relazione ai quali, con valutazione condivisa dall’organo giudicante, si riteneva sussistessero, oltre che gravi indizi di colpevolezza, anche le necessarie esigenze cautelari».
GLI ALTRI INDAGATI, C’È ANCHE IL GOVERNATORE VITO PARDI
Per approfondire ulteriormente gli atti, poi, «si è proceduto, altresì ad effettuare perquisizioni e ad emettere informazione di garanzia, nei confronti di altri cinque indagati degli indagati. Si tratta di
- Vito Bardi, Presidente della Giunta Regionale della Basilicata;
- Francesco Fanelli, già Assessore alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della Regione Basilicata, attualmente Assessore alla Salute;
- Gianni Mastroianni, Assessore del Comune di Lagonegro con deleghe alle attività produttive, commercio, artigianato, dissesto idrogeologico, forestazione, lavoro e formazione;
- Donatella Merra, Assessore alle Infrastrutture e Mobilità della Regione Basilicata;
- Antonio Ferrara, Dirigente del settore Amministrativo della Regione Basilicata e Segretario Generale della Giunta Regionale.
Le perquisizioni, locali e di natura informatica, si sono svolte in alcuni domicili, all’interno degli Uffici della Regione Basilicata e presso l’Amministrazione Comunale di Lagonegro. Il testo della Procura, mantenendo ferma la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna e ribadendo che le indagini preliminari sono in pieno svolgimento, ha contestato «23 imputazioni provvisorie». Accuse che vanno dal delitto d’induzione indebita (riqualificato, in alcuni casi, dal Gip in quello di corruzione), a quelli di concussione tentata, peculato, traffico d’influenze ed abuso in atti di Ufficio (per queste tre imputazioni non si è richiesta, ne è stata disposta alcuna misura cautelare).
IL BLITZ CONTRO I BIG DELLA POLITICA IN BASILICATA: LE VICENDE ALLA BASE DELL’INDAGINE
Le vicende relative all’indagine riguardano «la gestione della sanità lucana da parte degli organi preposti». Il focus degli inquirenti fa «particolare riferimento sia alle attività amministrative prodromiche e deliberative inerenti al progetto di costruzione del nuovo Ospedale di Lagonegro (che prevede investimenti per circa 70 milioni di euro), che quelle relative alle nomine di personale medico e paramedico presso l’Ospedale San Carlo».
Ma sotto la lente degli inquirenti ci sono anche «le attività tese al procacciamento di voti in occasione delle elezioni comunali di Lagonegro». Nel corso di queste ultime, infatti, secondo il costrutto accusatorio «gli indagati, avvalendosi delle loro prerogative pubbliche, ottenevano la promessa di voti o di “pacchetti di voti”, in cambio di atti del loro Ufficio Pubblico (trasferimenti, promozioni, assunzioni, affidamenti di servizi pubblici, vari favoritismi collegati all’insediamento del nuovo ospedale di Lagonegro, ecc).
Rispetto alla sanità non mancano gli aspetti legati «alla gestione, nel primo periodo della pandemia, dei cd kit tampone. In particolare, secondo la ricostruzione accusatoria, esponenti dell’Amministrazione regionale a differenza degli altri comuni cittadini, avevano accesso a tali controlli, in assenza dei rigidi presupposti all’epoca richiesti dalla normativa».
LE PRESSIONI PER TROVARE VOTI PER FRANCESCO PIRO
Nel contesto dell’inchiesta «l’Ordinanza Cautelare ha particolarmente valorizzato le plurime dichiarazioni ed intercettazioni riferibili alla posizione di Francesco Piro». È da questa intercettazioni che emergerebbe come lo stesso, non solo avesse relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata, ma, non di rado, per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, ed a scopo intimidatorio, ostentava ai suoi interlocutori i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi».
Particolare attenzione è riservata alle «indagini svolte nel corso della campagna elettorale nazionale tenutasi fino al 25.9.2022». In questo caso, alcuni degli indagati strumentalizzavano la loro funzione pubblica per effettuare delle ritorsioni contro soggetti che erano ritenuti non disponibili a sostenere il candidato Piro». Tra le contestazioni emerge come «il Sindaco di Lagonegro richiedeva (senza riuscirvi), a funzionari di società che gestiscono le reti di telefonia mobile, di disattivare i ponti radio da loro gestiti, per impedire così il traffico telefonico in determinate zone dell’area geografica sopra indicata dove abitavano i non-sostenitori del Piro affinché a
costoro fosse (di fatto) impedito di usufruire del servizio telefonico mobile», oppure «per impedire che altro presunto non sostenitore del Piro accedesse alle condotte idriche a servizio di terreni agricoli, mentre venivano programmate altre ritorsioni contro altri presunti avversari politici o meglio non-sostenitori del predetto candidato».
Non sono mancate «investigazioni relative ai tentativi di indurre dipendenti regionali nel settore della forestazione, da parte dell’Assessore Regionale al ramo, a sostenere il candidato Piro».
Il procuratore ha anche precisato che durante le inchieste «nel pieno rispetto del diritto di difesa questo Ufficio ha raccolto le dichiarazioni di alcuni indagati. Le stesse, fermo restando il successivo vaglio processuale, allo stato, secondo la valutazione contenuta nell’ordinanza cautelare emessa dal Giudice, non sono state ritenute “credibili”»
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA