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Piero Amara

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POTENZA – I militari delle Fiamme gialle di Potenza e la Squadra Mobile hanno eseguito all’alba un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’avvocato Piero Amara e il poliziotto Filippo Paradiso. Ai domiciliari l’avvocato di Trani Giacomo Ragno e Nicola Nicoletti, che è stato consulente dei commissari dell’ex Ilva dal 2015 al 2018, mentre per l’ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, l’obbligo di dimora a Bari.

L’inchiesta riguarda la gestione delle indagini sull’Ilva di Taranto, che per un periodo, durante la gestione commissariale, si era avvalsa delle consulenza legale di Amara, di recente balzato alle cronache per il caso scatenato dalle sue rivelazioni sulla presunta superloggia Ungheria (LEGGI).

Per l’indagine sono stati ascoltati circa 80 testimoni ed è stata acquisita notevole documentazione cartacea e informatica, ottenuta anche attraverso lo scambio di atti e informazioni con le Procure di Milano, Roma, Messina, Lecce e Perugia. Effettuate, inoltre, indagini finanziarie e bancarie.

Sequestrata la somma di 278.000 euro nei confronti dell’avvocato Ragno, pari all’importo delle parcelle professionali pagate da Ilva in amministrazione straordinaria in suo favore. Altre cinque persone sono indagate, senza misure cautelari a loro carico.

Capristi accusato di corruzione

Corruzione in atti giudiziari: è questa l’ipotesi di reato contestata dalla procura di Potenza all’ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, che è stato anche procuratore di Trani, nell’inchiesta in cui è indagato assieme agli avvocati Pietro Amara e Giacomo Ragno e al poliziotto Filippo Paradiso.

I fatti contestati riguarderebbero anche l’ex Ilva. Capristo è già imputato per tentata concussione ai danni di due pubblici ministeri, dopo l’inchiesta coordinata sempre dalla procura di Potenza, funzionalmente competente, avviata dopo la denuncia di una magistrata.

Raccomandazioni per i magistrati

Sempre secondo le indagini, l’avvocato Pietro Amara e il poliziotto Filippo Paradiso avevano messo in atto «un’incessante attività di raccomandazione, persuasione e sollecitazione» in favore del giudice Carlo Maria Capristo «su membri del Csm (da loro conosciuti direttamente o indirettamente) e su» persone «ritenute in grado di influire su questi ultimi» in occasione della pubblicazione di posti direttivi vacanti d’interesse» dello stesso Capristo, «fra cui la Procura generale di Firenze, la Procura della Repubblica di Taranto ed altri».

Indagato il magistrato Nardi

Tra gli indagati nell’inchiesta della procura di Potenza c’è anche il magistrato Michele Nardi, nei cui confronti si procede senza applicazione della misura cautelare non essendo state ritenute sussistenti le esigenze.

Nardi è accusato di aver «messo a disposizione di Capristo l’utilità consistente nel suo impegno a sostenerlo nella nomina a procuratore della Repubblica di Trani». Nomina avvenuta nel 2008. Capristo, una volta nominato procuratore, «in violazione dei suoi doveri di imparzialità nell’esercizio dell’azione penale e dei suoi poteri d’indagine, nonché di quelli di vigilanza e sorveglianza sui magistrati del proprio ufficio», avrebbe garantito – secondo l’accusa – «una totale, stabile e permanente protezione di variegati e illeciti interessi di Nardi in vicende processuali proprie e di persone di suo interesse».

Inoltre, sempre stando alla contestazione, avrebbe garantito «protezione e copertura in favore dei sostituti procuratori della Repubblica Antonio Savasta e Luigi Scimè» con i quali Nardi avrebbe aggiustato procedimenti di suo interesse. Le contestazioni si riferiscono al periodo di tempo compreso fra il 2008 e il 2016.

Le dichiarazioni della Procura

L’auto-assegnazione dell’ex procuratore di Trani Carlo Maria Capristo di due procedimenti penali nati da esposti anonimi fatti consegnare da Piero Amara era finalizzata ad «accreditare presso l’Eni Amara quale legale intraneo agli ambienti giudiziari tranesi in grado di interloquire direttamente con i vertici della Procura ed al fine, quindi, di agevolarlo nel suo percorso professionale». Questa una delle accuse della procura di Potenza a Capristo e Amara, ritenuto intermediario.

In questi esposti anonimi, dalla «palese strumentalità», veniva prospettata «la fantasiosa esistenza di un preteso (ed in realtà inesistente) progetto criminoso, che risultava, in modo ovviamente artificioso, concepito in Barletta, proprio affinché il fatto fosse di competenza della Procura di Trani, che mirava a destabilizzare i vertici dell’Eni ed in particolare a determinare la sostituzione dell’amministratore delegato De Scalzi che in quel momento era invece indagato dall’autorità giudiziaria di Milano».

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