Il Tribunale di Potenza
2 minuti per la letturaPOTENZA – Il giudice per le indagini preliminari Antonello Amodeo ha condannato a 6 anni di reclusione Mateusz Jacob Wilk, 24enne di origini polacche ma per anni residente a Scanzano Jonico.
La sentenza è arrivata dopo lo stralcio della sua posizione da uno dei processi aperti a Matera contro il presunto clan mafioso degli scanzanesi.
Nel 2019, dopo essere finito in carcere nell’ambito di un’inchiesta dell’Antimafia di Potenza, Wilk ha iniziato a collaborare con la giustizia. La pena che gli è stata appena inflitta, quindi, risulta già ridotta di un terzo per la scelta del rito abbreviato e di un ulteriore sconto in considerazione della collaborazione intrapresa.
Nei suoi confronti gli inquirenti hanno ipotizzato la partecipazione al clan degli scanzanesi, più una serie di accuse legate a singoli episodi riconducibili alle attività del clan.
Lui e il fratello, infatti, venivano considerati i referenti per lo spaccio di droga del clan guidato dall’ex carabiniere Gerardo Schettino e da Domenico Porcelli. Ma per conto degli stessi avrebbero partecipato anche a una serie di «azioni intimidatorie» e fatto da emissari «degli ordini impartiti» dal figlio di Schettino, Giuseppe, quando il padre era detenuto in carcere e il figlio ai domiciliari.
Stando a quanto emerso dalle indagini sul loro conto condotte dall’Antimafia lucana i due fratelli si sarebbero resi responsabili, tra l’altro, dell’incendio nel piazzale della cooperativa di ortofrutta Apofruit di Scanzano, ad aprile del 2018, e nell’allestimento di un «altarino funerario» sul cantiere di una ditta finita nel mirino delle richieste estorsive di Schettino padre e figlio.
Entrambi, però, avrebbero preso di mira anche un noto pregiudicato della zona, che sarebbe scampato all’agguato per una pistola inceppata, ma non avrebbe potuto salvare le auto parcheggiate sotto casa sua danneggiate in segno di sfida. Fatti per cui erano scattati gli arresti, che per il giudice per le indagini preliminari che firmò le misure cautelari il gip Rosa Verrastro sarebbero stati funzionali «a ridurre al silenzio ed alla “sottomissione” il gruppo degli antagonisti ( o gli antagonisti stessi) , al fine di conseguire il predominio incontrastato del territorio, in un clima generale di terrore e di sopraffazione».
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