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POTENZA – «MI aspettavo la decisione assunta in sede di udienza preliminare e non attendevo un esito diverso. Proprio alla luce del lungo periodo di domiciliari prima e di divieto di dimora poi di due anni fa, e per di più alla luce di una pronuncia della Cassazione, a me favorevole ma ignorata».
Ha commentato così l’ex governatore lucano Marcello Pittella il rinvio a giudizio disposto dal gup Angelo Onorati per le accuse sui concorsi truccati nella sanità. «Con il rinvio a giudizio si apre la fase processuale». Ha aggiunto Pittella. «Continuo a ritenere questa vicenda rocambolesca e profondamente ingiusta, ma sono pronto ad essere processato, forte della mia innocenza e capacità di attendere. Sono certo che la verità verrà ristabilita, in una dialettica di parità tra difesa ed accusa. Credo ancora, da cittadino, in una giustizia giusta».
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Ieri sul verdetto pronunciato dal gup hanno parlato anche i difensori dell’altro imputato “chiave” del processo, l’ex commissario dell’Asm Pietro Quinto, considerato dagli inquirenti come «il collettore delle raccomandazioni» che arrivavano dalla politica e non solo sui concorsi avviati dall’azienda sanitaria della città dei Sassi. «I fatti di cui alle imputazioni più gravi, riportati a suo tempo da tutti i grandi giornali italiani, si sono rivelati insussistenti». Hanno dichiarato gli avvocati Vincenzo Montagna e Vito Mormando, riferendosi al proscioglimento del loro assistito e l’assoluzione del professor Agostino Meale, docente di diritto amministrativo dell’università di Bardi, per un’ipotesi di corruzione legata al percorso di studi del figlio.
Montagna e Mormando hanno quindi espresso «profonda convinzione che le restanti imputazioni, pacificamente meno gravi, potranno essere favorevolmente definite» nel dibattimento che sarà. Evidentemente soddisfatti, infine, i difensori dell’altro imputato assolto con Meale, dopo la scelta del rito abbreviato, Alessandra D’Anzieri, dirigente amministrativo in servizio all’Asp. Gli avvocati Marco Grattagliano David Brunelli hanno voluto sottolineare il pieno accoglimento della loro tesi difensiva rispetto all’«infondata ipotesi della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Matera», per cui D’Anzieri avrebbe «contribuito a determinare l’esito illegittimo della prova concorsuale pubblica per la copertura di un posto per dirigente amministrativo».
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