L'aula del Consiglio regionale lucano
5 minuti per la letturaNel processo bis contro ex consiglieri e assessori della Regione assolti Falotico e Mattia: pene oltre i 5 anni per Ruggiero e oltre i 3 per Pagliuca e Viti
POTENZA – Due assolti e sette condannati, a pene dai 2 anni e 2 mesi ai 5 anni e 4 mesi di reclusione, tra ex consiglieri ed ex assessori regionali. Più un’altra condanna e tre assoluzioni tra presunti complici e favoreggiatori. Per 23 anni anni di carcere complessivi.
Si è concluso così ieri mattina davanti al collegio del Tribunale di Potenza presieduto da Federico Sergi (giudici a latere Flavia Del Grosso e Valentina Rossi), il processo bis sulle spese pazze rimborsate ai membri del parlamentino lucano tra il 2009 e il 2011.
I giudici hanno accolto in parte le richieste avanzate agli inizi di novembre dal pm Sarah Masecchia, che aveva indicato pene tra i 5 e i 7 anni e mezzo per gli ex del parlamentino lucano fino a un totale di 70 anni di carcere.
SENZA ATTENUANTI
Ad avere la peggio è stato di gran lunga l’ex consigliere regionale di Valsinni, Vincenzo Ruggiero (Udc), l’unico a cui il collegio non ha riconosciuto le attenuanti generiche, condannandolo a 5 anni e 4 mesi, su una richiesta di 7 anni e mezzo. Una pena pesante nonostante la caduta in prescrizione delle accuse di aver falsificato i rendiconti delle spese sostenute dal gruppo consiliare presieduto, nel 2010, e di violenza privata per aver costretto un lavoratore precario della Comunità montana Basso Sinni, che pure presiedeva, a firmargli la ricevuta di stipendi, mai ricevuti, per una collaborazione fittizia in Consiglio regionale. Così da intascarsi i relativi compensi. Il tutto, secondo l’accusa, dietro la minaccia di fargli perdere quel posto di lavoro alla Comunità montana.
Il collegio ha condannato l’ex consigliere (assistito da Fabio Salomone e Michele Russo) per aver portato a rimborso il contratto di questo e di un altro collaboratore “fantasma” del gruppo Udc, con tanto spese per la benzina che avrebbero consumato per raggiungere il posto di lavoro. Idem per il doppio rimborso chiesto e ottenuto per i viaggi nelle medesime date tra Valsinni e Roma, talvolta passando per Potenza, depositando attestazioni fotocopia sia nella contabilità del gruppo consiliare che in quella autonoma e distinta delle sue spese personali, come singolo consigliere, per l’esercizio del mandato.
GLI EX ONOREVOLI
Il Tribunale ha disposto anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici nei confronti di Ruggiero e degli altri due imputati condannati a pene superiori a 3 anni: a Nicola Pagliuca (assistito da Gerardo Di Ciommo e Leonardo Pace), coordinatore di Forza Italia per la provincia di Potenza (ma in passato anche deputato e sindaco di Melfi), e Vincenzo Viti (assistito da Nicola Buccico e Francesco Viti), tuttora consigliere d’amministrazione Svimez (tre volte deputato con la Dc e poi consigliere regionale ed assessore del Pd).
Per quest’ultimo, in particolare, oltre agli addebiti per una serie fatture taroccate portate a rimborso (esempio: «23» euro per un singolo pasto a ristorante corretti a penna in «323» per «32 pasti a prezzo fisso») ha retto un’ipotesi di peculato in concorso col cugino – commercialista materano Ascanio Turco, condannato a 1 anni e 8 mesi (con la sospensione condizionale), che nel 2010 avrebbe venduto per 15mila euro la sua auto (immatricolata nel 2006) al gruppo consiliare del Pd perché fosse messa a disposizione del cugino, all’epoca capogruppo, che un anno più tardi, però, l’avrebbe riacquistata dallo stesso gruppo per appena 5mila euro. Mentre Pagliuca, assolto per i pernottamenti romani a spese della Regione con «persone non autorizzate», è stato condannato perché nei suoi resoconti sono finite (assieme alle solite fatture di ristorante corrette a penna) spese per viaggi incompatibili tra loro (più tratte nella stessa giornata) e persino l’acquisto in autogrill di un cd di Renato Zero.
GLI ALTRI
Rischiano di dover scontare 2 anni e 10 mesi, invece, l’ex vicepresidente della giunta Agatino Mancusi (Udc) e Giacomo Nardiello (Pdci), seguiti da Mario Venezia (Pdl) con 2 anni e 6 mesi e l’ex assessore “esterno” della giunta De Filippo e amministratore unico di Acquedotto lucano Rosa Gentile, con 2 anni e 2 mesi. Tutti con l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici.
Tra loro c’è chi, come Mancusi (assistito da Donatello Cimadomo e Paolo Carbone), si sarebbe fatto rimborsare indebitamente, tra l’altro, l’acquisto di «4 quotidiani al giorno» nei giorni di chiusura per ferie dell’edicola di fiducia, e chi, come Nardiello (assistito da Giovanni Losasso), avrebbe pagato coi soldi del gruppo consiliare ricariche del credito telefonico delle utenze di parenti e amici.
Lo stesso Nardiello e Venezia, però (quest’ultimo assistito da Pace), avrebbero rendicontato anche contratti di collaborazione “fantasma”, disconosciuti in tutto o in parte dai loro presunti beneficiari, che evidentemente non avevano mai visto i compensi dichiarati.
Gentile infine (assistita da Francesca Chietera e Buccico), eletta due settimane fa come presidente del Comitato dell’imprenditoria femminile della Camera di Commercio della Basilicata, è stata condannata per essersi fatta rimborsare per intero un pranzo di auguri consumato il 17 dicembre di 9 anni fa con una cinquantina di dipendenti della Regione. Anche se questi avevano versato la loro quota nelle mani di un suo collaboratore.
ACCUSE CADUTE
Festeggeranno il Natale con un pensiero in meno, infine, Roberto Falotico (Uniti nell’ulivo), già assessore regionale e consigliere comunale in carica a Potenza, e Franco Mattia (FI-Pdl) già vicepresidente del Consiglio (assistiti rispetivamente dagli avvocati Paolo Galante e Leonardo Pace), per cui il Tribunale ha deciso l’assoluzione dall’accusa di peculato con la formula «perché il fatto non sussiste», con un richiamo all’articolo del codice sull’insufficienza probatoria.
Nel verdetto, che sancisce la prescrizione delle residue ipotesi di falso sulle rendicontazioni dei rimborsi e truffa contestate agli ex consiglieri e assessori imputati, viene dichiarata l’assoluzione, sempre per insufficienza probatoria, anche dei potentini Carmela Mancino e Angelo Santo Galgano, amministratrice e commercialista della società che all’epoca gestiva il ristorante potentino “La locanda” (assistiti da Leonardo Pace e Paolo Lorusso), e il materano Antonio Sanrocco, titolare della Trattoria lucana (assistito da Michele Scalcione), che erano accusati di aver aiutato Viti «ad eludere le indagini».
I condannati dovranno risarcire i danni, anche d’immagine, sofferti dalla Regione Basilicata.
Le motivazioni della decisione verranno depositate entro 90 giorni. Poi gli imputati potranno proporre ricorso in Appello.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA