Luca Ventre, morto a Capodanno a Montevideo
2 minuti per la letturaSENISE – Dopo il nullaosta della Procura ottenuto dalla famiglia una decina di giorni fa, la salma di Luca Ventre è ancora bloccata a Roma per questioni di carattere burocratico. L’arrivo a Vicenza, dove vivono alcuni familiari e la madre Palma Roseti, originaria di Senise, potrebbe avvenire giovedì prossimo.
Chiaramente, ancora non è stata fissata la data del funerale ma a breve la situazione dovrebbe essere più chiara. Pochi giorni prima di Pasqua, il comitato “Verità per Luca Ventre” aveva diramato una nota attraverso la quale condannava, ancora una volta, il silenzio sulla vicenda del ministro degli Esteri. La salma di Ventre era atterrata all’aeroporto di Fiumicino lo scorso primo marzo, proveniente dall’Uruguay, per una nuova autopsia – eseguita pochi giorno dopo – disposta dalla Procura della Repubblica della capitale per fare piena luce sull’accaduto, dopo la prima effettuata a Montevideo.
Titolare dell’inchiesta è il sostituto procuratore Sergio Colaiocco, lo stesso del caso Regeni, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo ed ha affidato le indagini ai carabinieri del Ros. Il 35enne di origini lucane era morto dopo essere entrato nell’Ambasciata italiana a Montevideo alle sette del mattino del giorno di capodanno, chiedendo aiuto: circostanza confermata anche da una delle guardie. Si sentiva minacciato seriamente da qualcuno.
Nessuno gli dà udienza, lui sta per andarsene, cerca di scavalcare il cancello per uscire quando un poliziotto lo raggiunge e lo tira giù, bloccandolo a terra per diversi minuti. Dalle telecamere di videosorveglianza, puntate nel cortile, si vede il corpo dell’imprenditore trascinato fuori e sembra esanime. Viene portato in ospedale e lì viene dichiarato morto a causa di un arresto cardiaco, dicono le fonti ufficiali, forse per l’iniezione sbagliata di un calmante.
Dal primo esame autoptico si evince come il corpo di Luca non abbia subito evidenti traumi e lesioni esterne ma anche l’encefalo edematoso, compatibile con lo strangolamento. «I medici si sono fatti influenzare da una falsa dichiarazione e, nel referto, dicono di non poter concludere che la morte sia avvenuta per strangolamento perché la polizia ha detto di averlo trovato per strada, in uno stato di grave eccitamento, e di averlo portato in ospedale vivo», aveva osservato la madre.
Una versione che però deve fare i conti proprio con i video delle telecamere di sorveglianza e con quanto affermato da una dottoressa di turno quella mattina, che dirà al padre Mario come il figlio fosse già morto all’inizio del tuo turno alle 8.10 di quella mattina. Ma sono diversi i punti di domanda sollevati dalla famiglia e dalla politica, attraverso varie interrogazioni in Parlamento.
Recentemente Benedetto Della Vedova, sottosegretario di Stato per gli affari esteri e cooperazione internazionale ha risposto ad una di queste presentata dal senatore, ex 5 Stelle, Pierluigi Paragone, affermando che «la Farnesina e l’Ambasciata a Montevideo continueranno a seguire da vicino lo sviluppo delle investigazioni in corso».
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