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Parte della refurtiva

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AVREBBERO rubato 25 chilometri di cavi elettrici in 8 mesi, circa 3 chilometri per ognuno degli 9 colpi messi a segno nell’area nord della Basilicata.
E’ questa l’accusa per cui ieri mattina sono scattate le manette per la banda, quasi interamente composta da stranieri, specializzata nei furti di cavi con anima in rame dalle linee dell’energia elettrica dell’Enel in zone rurali della provincia di Potenza.

Ieri mattina, con l’operazione “Blackout”, i carabinieri della compagnia di Melfi hanno arrestato cinque rumeni, tre bulgari e un italiano residenti in provincia di Foggia, eseguendo un’ordinanza del gip del Tribunale di Potenza, su richiesta della Procura del capoluogo lucano che ha coordinato le indagini.
Sette di loro sono finiti in carcere, gli altri due ai domiciliari.

La squadra era ben organizzata, individuava gli obiettivi con dei sopralluoghi alcuni giorni prima e poi metteva a segno i furti di notte. In tutto, tra novembre 2019 e giugno 2020, ne sono stati commessi almeno nove, nel territorio di Melfi, Rionero in Vulture, Atella e Pescopagano dove sono stati portati via circa 25 chilometri di cavi elettrici inguainati, con una media di circa 3 km di cavi per ogni colpo, per un peso complessivo di otto tonnellate e un valore commerciale di oltre 100.000 euro.

Gli episodi determinavano gravi disservizi alle utenze che per ore restavano senza la fornitura di energia elettrica.
Le zone colpite dai malviventi erano soprattutto quelle più isolate, in modo da poter agire indisturbati. Tutti rispondono di furto aggravato e continuato.

In una nota diffusa ieri dal procuratore capo di Potenza si parla di una «cellula criminale», dotata di «rilevanti capacità tecniche», che avrebbe realizzato «vere e proprie incursioni» in terra lucana, «attraverso metodici spostamenti dalla vicina Puglia».

«In particolare – aggiunge Curcio – , è stata accertata la capacità della compagine criminosa di agire attraverso una condotta organizzata e seriale, caratterizzata da un preventivo “sopralluogo” effettuato in data prossima a quella della consumazione dei reati, che venivano generalmente perpetrati, in tempo di notte, ai danni di impianti infrastrutturali dell’Enel posizionati in aree isolate e impervie, difficilmente raggiungibili con gli ordinari mezzi di locomozione».

Il procuratore ha evidenziato, infine, come le indagini abbiano consentito, prima, «di ricostruire compiutamente i percorsi degli indagati in occasione della commissione dei delitti», oltre che alla loro identificazione.
l.a.

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