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ROMA – Su infrastrutture energetiche e inceneritori la Consulta ‘bacchetta’ la Basilicata. La Corte Costituzionale ha dichiarato, infatti, illegittime alcune norme della Regione che in materia di energia stabiliscono il termine di 90 giorni per il rilascio o il diniego dell’intesa da parte della Regione e di 60 per l’acquisizione del parere degli enti locali; e sugli inceneritori non rispettano le competenze statali. Lo stabilisce la sentenza 154, relatore Giuliano Amato, depositata oggi. Le norme nel mirino sono contenute nella legge 4/2015 della Basilicata, un collegato alla legge di stabilità regionale, e sono state impugnate dalla Presidenza del consiglio tramite l’Avvocatura generale dello Stato. La sentenza innanzitutto stabilisce che le norme oggetto del ricorso, escludendo esplicitamente dal proprio ambito di applicazione solo i procedimenti relativi alle intese in materia di sanità e protezione civile, confermano «implicitamente che le disposizioni impugnate si applicano alle intese in materia di ’produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia’». In questo modo, però, «l’art. 29 interferisce» con le norme di carattere nazionale, dove sono fissati termini diversi, ed entra con esse in conflitto, determinando una sovrapposizione con le competenze statali. Per quanto riguarda poi la parte relativa agli inceneritori, contenuta nell’art. 47, «é vero – si legge nella sentenza che ha dichiarato incostituzionale questa norma – che la disposizione non pone un divieto immediato di localizzazione di tali impianti. Essa, tuttavia, oltre ad enunciare il proposito di eliminare gli inceneritori dal territorio della Regione, specifica che il Piano regionale dovrà definirne modalità e tempi di dismissione», ma così facendo «si pone in contrasto con la legislazione statale in materia».

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