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POTENZA – E’ commossa la voce di Agostino Superbo sull’altare. Davanti a lui, lì in Cattedrale per celebrare l’ultima messa da vescovo, c’è una chiesa gremita di persone. In prima fila tutte le autorità, ma anche le tante persone che in questi anni hanno ricevuto anche solo una parola di sostegno. I disoccupati, per esempio. Quelli che da mesi sono in presidio sotto la Regione. Da loro il vescovo Superbo era ormai di casa.

Superbo, commosso, ringrazia tutti. E lo ripete più di una volta. «Tutti, nessuno escluso». In tanti pensano agli ultimi anni, alla dolorosa vicenda di Elisa, alle accuse della famiglia Claps a tutta la chiesa e, in particolare, a Superbo. Tra i sacerdoti della diocesi che lo accompagnano in quest’ultima funzione ci sono anche don Wagno e don Marcello Cozzi, protagonisti (su opposti fronti) di tutto il mistero che circonda Elisa.

«Nessuno escluso – ribadisce il vescovo – perché tutti mi hanno aiutato ad annunciare il Vangelo». Ma quella vicenda, quella più dolorosa in questi anni, viene ricordata anche nel saluto del sindaco di Potenza, Dario De Luca: «il vescovo ha subito molte prove durissime in città, e ha accettato di portare la Croce da solo dando a tutti un esempio di sofferenza. Ci ha sempre indicato il sentiero giusto, sempre in silenzio, senza un lamento».

Ma quello che Superbo vuole lasciare è un messaggio diverso: «Siate contenti di essere lucani», dice. Un concetto forte di comunità, perchè «la nostra povertà è la divisione».

Un concetto di comunità che non si richiama solo ai fedeli, ma a tutti i lucani, che l’arcivescovo esorta a non «scoraggiarsi», ma a «valorizzare» le tante risorse a disposizione di questa terra «che altri non hanno».

A una comunità più ampia, quella italiana, fa poi riferimento quando auspica «un Paese dove c’è posto per tutti», in riferimento alla celebrazione dei Magi, che «è anche festa degli immigrati, degli stranieri e degli esclusi».

A salutare il vescovo anche il presidente della Regione, Marcello Pittella, che ha definito Superbo uno «stimolo fondamentale per il bene della comunità e delle fasce deboli».

«Se oggi in Basilicata ci apprestiamo a varare il Reddito minimo di inserimento, e probabilmente saremo una delle prime Regioni a farlo – dice Pittella – lo si deve anche all’azione di stimolo e di sostegno della Chiesa e al richiamo quotidiano a guardare ai poveri. La crisi che ci ha travolti non è soltanto economica, non deriva solo da un modello di sviluppo dove l’uomo non è più il centro e le scelte procedono indipendentemente da criteri di giustizia ed equità, ma è soprattutto crisi di pensiero, della vera identità dell’uomo e della vita. Da questa crisi culturale ha origine la crisi morale, che conduce a deteriorare la socialità e la relazionalità, e di qui si innesta anche la involuzione della politica, la cui credibilità è sempre al limite e sempre sull’orlo del precipizio. L’essenzialità del suo ministero episcopale, le opere di carità silenziosa e il suo insegnamento più ispirato in questi anni sono stati la spinta affinché la “scelta preferenziale dei poveri” non resti solo una espressione alla moda, ma diventi pratica di vita pensata e realizzata insieme nella nostra comunità regionale».

Una scelta di operare in silenzio, al fianco dei poveri di questa città. Una scelta che, da domani, anche se non più in veste di vescovo, verrà confermata. Perchè Superbo ha deciso di restare a Potenza, per aiutare una comunità che, sabato prossimo, dovrà prepararsi ad accogliere un nuovo vescovo, Salvatore Ligorio.

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