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MATERA – Forse, c’è ancora la speranza di avere un teatro a Matera e a confermarlo è stato il sindaco De Ruggieri dopo lo spettacolo “Omaggio ai Beatles” della rassegna “Arteventi”: «Rispetto al gelido teatro Duni, l’auditorium Gervasio merita un riconoscimento positivo, ma dobbiamo uscire dalle strettoie e dare a Matera un teatro degno di questo nome.
Stiamo pensando di realizzare un’operazione innovativa alla Cava del Sole con il teatro “Guerrieri”. 3000 posti per gli spettacoli estivi e 800 per quelli invernali.
L’esplosione delle energie e delle qualità territoriali hanno bisogno di un palco dove esibirsi».
E in effetti seppure l’auditorium sia accogliente e confortevole, il palco non è abbastanza grande per accogliere un’intera orchestra e anche l’attore e conduttore Michele Mirabella lo ha evidenziato, commentando: «Si sta un po’ strettini».
Un problema, quello della mancanza di un contenitore culturale confortevole, molto a cuore al sindaco di Matera che, a quanto pare, si sta muovendo al di fuori dello spazio Duni per dare alla città uno spazio in cui valorizzare le peculiarità del territorio anche perché, come ha ricordato Mirabella, «per ogni teatro che si apre, un carcere si chiude».
Ebbene sì, puntando sulla cultura, sull’educazione, sulle competenze del singolo, tutta la città ne trae beneficio. Ne è stato un esempio proprio lo spettacolo “Omaggio ai Beatles” che ha visto affiancarsi due grandi orchestre locali: “Fondazione orchestra Lucana” e “Orchestra Saverio Mercadante” dirette dal maestro Nicola Marasco.
La voce è stata quella della diciannovenne Martina Lorusso, in abito lungo ricamato con una chiave di violino. Una prova molto difficile per una ragazza così giovane che ha superato, seppur con qualche piccola imperfezione.
Ma la voglia di continuare a lavorare e perfezionare la sua dote artistica è tanta: «È partito tutto come una sfida con il disco “The breaths”, poi abbiamo eseguito il primo concerto l’anno scorso all’auditorium del santuario Madonna del Buoncammino e ora a Matera». Dal brano cantato in diretta planetaria e ascoltato da ben 350 milioni di persone,
“All you need is love”, ad altri che hanno fatto la storia dei Fab Four con la loro capacità di tradurre temi complessi con parole semplici, alla portata di tutti, sono stati interpretati la sera scorsa. «Prendendo spunto dall’insegnante di francese, Paul McCartney scrive i primi versi di “Michelle”: Michelle, ma belle; these are words that go together well, my Michelle; poi Lennon aggiunge I love you. E ne nasce una canzone stupenda che, come tutte le altre, è dei Beatles e non di un unico componente perché la loro grandezza era l’insieme», ha affermato il professor il conduttore della serata.
«I Beatles erano strabilianti e certamente si fumavano le canne, forse è proprio così nasce una stupenda canzone “A day in the life”. Un giorno nella vita, chi dice che si tratti di amore, chi di pace, questo lascia intendere quanto siano versatili le canzoni dei Beatles», ha continuato Michele Mirabella, non risparmiando battute. “In my life”, “Yesterday”, “Imagine”, con questi brani le due orchestre si sono cimentate alternando assoli di violino e pianoforte, a momenti con il bongo, regalando agli spettatori un’esibizione speciale.
E per concludere, non poteva mancare lei, “Yellow submarine”: «Un’allegra puttanata fantastica. Pacifista, simpatica, era la colonna sonora di un film eseguita dalle bande» e proprio come le bande, i musicisti hanno indossato i cappelli e divertito il pubblico con la loro performance. John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr e George Harrison, quattro ragazzi che hanno sconvolto l’intero mondo con la forza delle loro canzoni, con i loro ideali e che hanno reso popolare la musica e ancora oggi continua ad emozionare.
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